Sta per arrivare il momento della verità per Banco BPM, con la pubblicazione della trimestrale alle porte. I numeri che forgeranno il destino dell’OPS di UniCredit.
Appuntamento a mercoledì prossimo, 7 maggio 2025, quando il CDA di Banco BPM, la banca italiana guidata da Giuseppe Castagna finita nel mirino di UniCredit, approverà la trimestrale relativa ai primi tre mesi del 2025.
Ad attendere al varco gli utili di Piazza Meda sarà in primis UniCredit, l’istituto di credito guidato dall’AD Andrea Orcel che ha messo nel mirino la banca alla fine di novembre 2024, dando il via a Piazza Affari alla nuova era di risiko bancario, spiazzando tutti, governo Meloni in primis, che aveva già iniziato a immaginare un matrimonio tra il Banco e MPS.
Countdown a utili Banco BPM, preda della prima grande partita di risiko aperta a Piazza Affari
Orcel ha invece sparigliato le carte, sfilando sotto il naso di Rocca Salimbeni l’opportunità di convolare a nozze con il gruppo di Castagna.
Risultato: stanca di aspettare un cavaliere bianco pronto a conquistarla, Monte dei Paschi di Siena, “preda ambìta” come l’aveva definita il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti già all’inizio del 2023, ha preso in mano la situazione, diventando predatrice di Mediobanca, con tanto di sostegno da parte del governo Meloni.
E così le grandi OPS, offerte pubbliche di scambio che hanno pilotato la direzione di Piazza Affari, a seconda delle notizie, delle dichiarazioni e dei rumor di turno, sono diventate due.
Nel frattempo, è salito anche il numero delle pedine di risiko bancario: si è mossa Banca Ifis, presentando un’OPS su Illimity, banca fondata e gestita da Corrado Passera, reduce da un annus horribilis. E si è mossa anche BPER, promuovendo una offerta per inglobare Banca Popolare di Sondrio.
L’ultima grande notizia, dal mondo delle banche italiane, è arrivata lunedì scorso 28 aprile, quando la preda di MPS Mediobanca, azionista numero uno del colosso assicurativo italiano Generali, ha deciso di rispondere all’offensiva lanciata da MPS mettendo nel mirino Banca Generali, annunciando così una nuova partita che ha sconvolto la borsa di Milano e che ha portato gli analisti a formulare ulteriori scenari per il futuro del comparto bancario dell’Italia.
Se è vero che non si saprà ancora come tutti questi dossier andranno a finire, è altrettanto vero che nuove dichiarazioni da parte dei vertici degli istituti di credito coinvolti nelle varie operazioni di M&A saranno inevitabilmente rilasciate in occasione delle conference call con cui i vari manager commenteranno i conti dei gruppi che gestiscono.
Piazza Affari penderà così letteralmente dalle labbra dei CEO dei vari istituti: Andrea Orcel (di UniCredit), Giuseppe Castagna (Banco BPM), Luigi Lovaglio (MPS), Alberto Nagel (Mediobanca).
Banco BPM al test dei conti, mentre UniCredit minaccia di ritirare l’OPS
La posizione di forza o di debolezza da cui partiranno le dichiarazioni sarà decisa, indubbiamente, dai numeri delle rispettive trimestrali che saranno comunicate al mercato. E tra i numeri che saranno attenzionati da Piazza Affari, non c’è dubbio sul fatto che si metteranno in evidenza soprattutto quelli di Banco BPM: non perché siano più importanti rispetto a quelli delle altre banche italiane, ma perché gli azionisti di BAMI rischiano di perdere il treno chiamato UniCredit.
L’OPS lanciata da Piazza Gae Aulenti lo scorso 25 novembre 2024 e partita ufficialmente lunedì scorso 28 aprile 2025 rischia infatti di saltare, come ha fatto capire Andrea Orcel, assediato fin dall’inizio sia da Piazza Affari che dalla preda, a causa di quel prezzo dell’offerta di scambio, considerato subito troppo risicato e bollato più volte a sconto, che ha messo sul piatto e che ha fatto andare su tutte le furie, innanzitutto, il Banco.
Già seccato a causa di tutte quelle domande sull’eventuale e per ora non pervenuta disponibilità di UniCredit ad alzare il prezzo per rilevare Banco BPM - piombate subito dopo l’annuncio dell’OPS - Orcel ha però ora un motivo in più per mollare l’osso: il primo, forse in assoluto, è la decisione del governo Meloni di applicare alla sua OPS il golden power, per mezzo di prescrizioni a cui UniCredit dovrebbe attenersi, tra cui quella di congelare gli investimenti in BTP. Prescrizioni che si aggiungono allo scetticismo che il Ronaldo dei banchieri ha manifestato più volte sulla solidità che il capitale di Banco BPM presenterebbe a seguito dell’acquisizione della controllata Anima, la cui OPA si è tra l’altro conclusa giorni fa.
Finora i fatti gli hanno dato ragione: per settimane, prima che la BCE sfornasse il suo parere sull’utilizzo da parte di Piazza Meda del Danish Compromise nell’OPA lanciata sulla SGR, Orcel si era mostrato pessimista sul verdetto che sarebbe stato sfornato da Francoforte.
Così, di fatto, è andata, visto che quell’autorizzazione della BCE, Banco BPM, non l’ha alla fine ricevuta, decidendo anche di rinunciarvi.
Detto questo, a fronte di un Castagna piuttosto infuriato nei confronti di Orcel, al punto da non escludere l’opzione di ricorrere anche alle vie legali, a causa delle “fake news” - così le aveva bollate il CEO del Banco - del numero uno di UniCredit, quest’ultimo ha continuato a minacciare in diverse occasioni di ritirare l’OPS, soprattutto dopo il verdetto della Banca centrale europea.
Tanto che nei piani alti di Piazza Meda si è persa la pazienza, come è emerso dalle dichiarazioni che sono state rilasciate l’altroieri sia dal Presidente che dal CEO di BAMI, ovvero rispettivamente da Massimo Tononi e da Giuseppe Castagna.
Banco BPM ha tra l’altro, dal canto suo, ribadito sempre la solidità del suo capitale, con e senza il Danish Compromise.
Trimestrale Banco BPM smuoverà finalmente le acque dell’OPS di Orcel?
Proprio la pubblicazione della trimestrale di Banco BPM sarà dunque, molto probabilmente il grande evento che smuoverà le acque, permettendo a Orcel di dire l’ultima parola, ovvero di annunciare se intende andare avanti con l’OPS o se gettare la spugna e magari concentrarsi più sulle altre due partite aperte, che portano il nome di Assicurazioni Generali e di Commerzbank.
I numeri di Banco BPM saranno fondamentali anche per far capire a UniCredit fino a che punto Piazza Meda stia pagando il contesto di tassi di interesse dell’area euro, che stanno scendendo per effetto dei tagli decisi dalla BCE di Christine Lagarde, che sono arrivati a sette in poco meno di un anno.
Tra i punti deboli di Banco BPM che giustificherebbero la scelta di UniCredit di non alzare il prezzo dell’offerta, ci sarebbe infatti secondo il CR7 del mondo della finanza anche la maggiore sensibilità della banca al trend dei tassi di interesse: è dunque possibile che UniCredit si concentri soprattutto sulla voce di bilancio dell’NII, quella più condizionata dalla politica monetaria stabilita dalla Banca centrale europea.
Non solo dunque CET1, ma anche NII.
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Detto questo, va ricordato che, riguardo al CET1, Orcel ha già detto, nello sbandierare il suo “Avevamo ragione” (sul Danish Compromise), che “è ragionevole ritenere che questi sviluppi possano avere implicazioni negative per il rendimento del capitale allocato da Banco BPM all’acquisto di azioni di Anima e per il capitale regolamentare - CET1 - della stessa BPM, con possibili ripercussioni negative sulla sua futura crescita e sulle sue future distribuzioni ”.
Non solo: Orcel ha detto anche che sempre quel no della BCE e i successivi sviluppi derivanti dal non utilizzo del Danish Compromise, “presumibilmente, porterebbero altresì a una riduzione della capacità di Banco BPM di fornire credito all’economia reale nei prossimi anni”.
Banco BPM ha invece risposto sempre e prontamente alle varie accuse di UniCredit, menzionando anche quale sarebbe il rischio che l’Italia correrebbe con il successo dell’OPS di Orcel.
Il momento della verità è in ogni caso alle porte e gli analisti hanno già elaborato le previsioni sui messaggi che arriveranno dalle trimestrali delle principali banche italiane.
Per quanto riguarda le novità che riguardano i dividendi, nel caso di Banco BPM va ricordato che il 30 aprile -l’altroieri - l’assemblea degli azionisti ha dato l’ok al pagamento di un dividendo cash per azione di € 0,60, al lordo delle ritenute di legge, per un ammontare complessivo di €909,1 milioni (come risultato del prodotto di 60 centesimi per il numero di azioni emesse 1.515.182.126). L’istituto ha annunciato anche che non verrà effettuato alcun pagamento alle azioni proprie di cui la Banca si trovasse eventualmente in possesso alla record date.
Banco BPM ha comunicato anche che, “considerato anche l’acconto dividendi di € 0,40 per azione già pagato il 20 novembre 2024, per un importo pari a € 600,6 milioni, la remunerazione complessiva per l’esercizio 2024 è pari a € 1,00 per azione, per un controvalore pari a € 1.509,1 milioni”.
Le previsioni sulla trimestrale di Banco BPM elaborate da Barclays
Occhio intanto alle previsioni sulla trimestrale che la divisione di ricerca di Barclays ha già presentato per le principali banche italiane coinvolte nei vari dossier di Borsa.
Le previsioni sull’utile netto di Banco BPM elaborate dagli analisti sono decisamente positive: per il primo trimestre del 2025, Barclays prevede uno scatto del 95% su base trimestrale e del 18% su base annua a 438 milioni, rispetto ai 225 milioni del quarto trimestre 2024.
I ricavi complessivi sono attesi a 1,421 miliardi, in ribasso dell’1% sia su base trimestrale che annua.
Il margine netto di interesse NII, esattamente la voce condizionata dal trend dei tassi di interesse fissato dalla BCE, è atteso invece in calo del 6% su base trimestrale e in flessione del 7% su base annua, a 805 milioni di euro.
Le commissioni del Banco sono stimate invece in rialzo del 9% Q/Q e del 3% su base annua (a/a), a 537 milioni.
I costi totali sono attesi a 662 milioni, invariati su base trimestrale e in flessione dell’1% su base annua.
L’utile operativo netto è atteso in rialzo del 9% Q/Q e in calo del 3% a/a, a 648 milioni di euro.
Gli accantonamenti LLPs sono stimati in calo del 40% su base trimestrale e in aumento del 17% su base annua, a 96 milioni.
Azioni Banco BPM, il target price di Barclays. Lo scenario migliore e quello peggiore
Va sottolineato che Barclays è ottimista sulle azioni Banco BPM, con un rating overweight, che viene motivato con una situazione che vede la banca di Castagna far fronte da un lato a pressioni sul suo margine netto di interesse (NII) e alla presenza di accantonamenti da effettuare per far fronte a perdite future sui crediti, e che dall’altro lato contempla la prospettiva di una ripresa per le commissioni e di una strategia impostata sul taglio dei costi che l’istituto ha già avviato.
Il target price sulle azioni fissato da Barclays è pari a 10,60 euro, con un upside case di 15,90 euro, che potrebbe concretizzarsi nel caso in cui venissero smorzati i timori sul deterioramento della qualità degli asset, così come se le opzioni di M&A si avverassero, permettendo all’istituto di credito di tagliare ulteriormente i costi.
Nello scenario al ribasso (downside case) illustrato da Barclays, le azioni sono attese in calo fino a quota 6,80 euro.
Tra i rischi, la possibilità di aspettative su tassi di interesse più bassi, e oneri più alti, così come il riaccendersi di timori legati al debito sovrano dell’Italia, dunque ai BTP.
Previsioni utile netto, ricavi, NII, EPS, dividendo per azioni 2025-2026-2027
Guardando a un orizzonte temporale di tre anni, per l’utile netto di tutto il 2025, le stime elaborate da Barclays sono di un valore di 1,655 miliardi di euro, previsto poi salire a 1,735 miliardi nel 2026 e a 1,949 miliardi nel 2027.
L’NII di BAMI è atteso a 3,158 miliardi nel 2025, in discesa a 2,942 miliardi nel 2026, ma in ripresa a 3,057 miliardi nel 2027, a conferma di come l’impatto dei tagli dei tassi di interesse da parte della BCE - messi tra l’altro più in forse dal dato relativo all’inflazione dell’Eurozona appena publicato - non è atteso essere troppo significativo.
I ricavi sono attesi a 5,560 miliardi nel 2025, in ulteriore crescita a 5,634 miliardi nel 2026 e ancora in rialzo a 5,885 miliardi nel 2027.
Il CET1 atteso è pari al 14,6% nel 2025, al 14,5% nel 2026 e al 14,6% nel 2027.
L’EPS (utile per azione) su base adjusted è stimato a 1,08 euro nel 2025, a 1,12 euro nel 2026 e a 1,27 euro nel 2027.
Il DPS (dividendo per azione è stimato a 0,87 euro nel 2025, a 0,92 per il 2026 e a 1,27 euro per il 2027.
Le previsioni, stilate sulla base dei dati della stessa banca e di quelli raccolti da Bloomberg e da Barclays Research, non tengono in considerazione gli eventuali ricavi che Banco BPM potrebbe ottenere dalle operazioni di M&A che la vedono coinvolta. In attesa della pubblicazione della trimestrale di BAMI, attenzione anche alle previsioni che sono state stilate per i conti di Intesa SanPaolo e di UniCredit.
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