Banche italiane: quale futuro post-pandemia? Le parole di Visco

Violetta Silvestri

6 Luglio 2021 - 15:43

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Banche italiane in generale solide dopo la crisi pandemica, ma con rischi di sofferenze da non sottovalutare: questa l’ultima indicazione di Visco. Come sarà il prossimo futuro del comparto bancario?

Banche italiane: quale futuro post-pandemia? Le parole di Visco

Le banche italiane sotto la lente di Ignazio Visco, governatore di Bankitalia.

In occasione dell’assemblea Abi, è stato fatto un punto riassuntivo e prospettico sulla salute del comparto bancario italiano sconvolto anch’esso dalla pandemia.

Pur rilevando una certa solidità patrimoniale, ci sono segnali di sofferenza che potrebbero venire a galla nei prossimi mesi. In focus soprattutto le piccole banche e la loro capacità di sopravvivere. Le parole di Visco e le previsioni sugli istituti di credito.

Banche italiane: la situazione post-Covid

Le condizioni non sono come quelle della crisi 2011-2012 per le banche nazionali.

Dall’analisi di Visco, infatti, è emerso che il nel primo trimestre il Roe è aumentato, arrivando al 9%, con un netto rialzo rispetto all’1% dello stesso periodo del 2020.

Il governatore ha spiegato che:

“Oltre che i maggiori profitti dell’attività di negoziazione favoriti dal drastico calo dei premi al rischio sui titoli di Stato, l’aumento riflette la riduzione delle rettifiche di valore su crediti, concentrata in quelle banche che più avevano svalutato i prestiti nel primo trimestre dello scorso anno.”

Massima cautela, però: “nei prossimi mesi la probabile emersione di nuove perdite su crediti potrebbe riportare il Roe su valori più contenuti”.

Non sono quindi scomparsi i campanelli di allarme per gli istituti finanziari. Il potenziale aumento dei crediti deteriorati lancia l’allerta, anche se è inferiore a quanto accaduto in altri periodi di recessione e ben sostenuto da tassi di interesse bassi e dalla politica monetaria accomodante.

Questo l’avvertimento:

“Segnali di deterioramento della qualità del credito provengono dalla dinamica dei prestiti in bonis facenti capo a debitori per i quali è stato rilevato un incremento rilevante del rischio di credito che alla fine di marzo avevano raggiunto il 10,3% del totale, a fronte dell’8,7 della fine del 2019”

Inoltre, il governatore ha sottolineato che gli istituti segnalati come significativi dalla vigilanza avevano una quota di npl del 11,2%, quasi 4 punti percentuali in più rispetto alla media delle corrispondenti banche europee.

Per questo, per il futuro il comparto dovrà ben lavorare sulla classificazione dei prestiti e su un corretto adeguamento delle rettifiche di valore, per preservare la trasparenza dei bilanci ed evitare “possibili repentini incrementi delle svalutazioni su crediti nel momento in cui si dovesse verificare una crescita delle insolvenze”

Attenzione alle piccole banche

Uno sguardo particolare dovrà essere rivolto alle crisi degli istituti piccoli.

In questi casi, infatti, la crisi e la recessione andranno a colpire modelli di attività non considerati sostenibili. Peserà, inoltre, la carenza del governo societario che non è stata adeguatamente affrontata.

Bankitalia, quindi, si terrà pronta a prendere le misure necessarie per tutelare i depositanti.

Da sottolineare, secondo Visco, che sarebbe desiderabile impiegare i depositi bancari accumulati dalle imprese nel periodo Covid, tramite prodotti di risparmio gestito, “verso l’attività produttiva anche sotto forma di capitale di rischio”.

In un conto fatto a maggio, le imprese avevano depositato ben 460 miliardi di euro e le famiglie quota 900

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