Le notizie sono negative su tutti i fronti. E se proprio questo fosse un aspetto positivo per le azioni?
Leggendo i giornali finanziari o il web, non c’è dubbio che il «sentiment» sia particolarmente negativo in questo momento.
L’inflazione è alta, il costo del denaro andrà a salire, c’è una guerra tra Russia ed Ucraina, le «catene del valore» sono interrotte o comunque piuttosto instabili, le tensioni Cina-USA sono sempre presenti. E come se tutto questo non bastasse, ora molti analisiti danno per scontata la recessione.
Scenari non certo positivi quelli appena descritti. Ma a volte, proprio quando le cose vanno male, può essere un buon momento per investire in azioni.
Ma procediamo senza fretta e spieghiamo bene.
Il mercato azionario è una «discounting machine»
Il problema di molti investitori è che non comprendono adeguatamente il funzionamento psicologico dei mercati.
Se oggi dovesse uscire la notizia che siamo in recessione, molti venderebbero pensando che il futuro sarà negativo, con la caduta della produzione e i profitti societari che inevitabilmente scenderanno.
Tuttavia, questa potrebbe non essere una buona scelta.
Infatti, quello che ci si dovrebbe chiedere è se la recessione sarà peggiore o migliore di quando il mercato si aspetta.
Quello che conta, insomma, non è come andrà l’economia, ma se l’andamento sarà peggiore o migliore di quanto già incorporato dal mercato in un dato momento.
Il precedente del 2008
Per capire meglio il funzionamento del mercato, torniamo indietro di circa 14 anni e cioè al «Bear Market del 2008».
Nel 2008 il mercato azionario americano subì un forte ribasso, con una perdita del 38% sull’indice S&P500. Eppure, il 2008 non fu un anno di grave recessione, con il PIL USA che rimase piatto.
La recessione arrivò poi nel 2009, con una contrazione superiore al 2%.
Tuttavia, nel 2009 il mercato USA fece un minimo a marzo, cioè prima che uscissero i dati che confermavano la recessione. Nel momento in cui tale recessione si manifestò, l’indice S&P500 aveva ormai rimbalzato da tempo. Il 2009 si chiuse con un +23% rispetto alla chiusura dell’anno precedente e a quasi +65% dal minimo di marzo dello stesso anno.
Come mai questa divergenza?
Proprio per il motivo detto prima. Nel 2008 il mercato iniziò a scontare il peggio. Il peggio si verificò proprio tra la fine di quell’anno con il crack Lehman e poi nell’anno seguente con la recessione.
Tuttavia, nel 2009 il mercato, avendo già incorporato il peggio, guardava già avanti e cioè alla ripresa del 2010 e seguenti. Il risultato fu il forte rimbalzo in quello stesso anno.
Tornando ai giorni nostri...
Il semestre che si è chiuso a giugno è stato il peggiore dal 1970 per il mercato azionario USA.
Una statistica di non poco conto e che vuol dire che già molti fatti negativi sono stati incorporati.
Ovviamente altre sciagure ed altre negatività possono emergere. La guerra potrebbe subire un’escalation ulteriore. La crisi potrebbe essere peggiore del previsto. L’inflazione potrebbe continuare a mordere nonostante il rallentamento economico.
Eppure, come detto, c’è anche lo scenario alternativo e, cioè, che dopo il peggior semestre dal 1970 si sia creata, in realtà, una buona opportunità di acquisto di lungo termine.
Uno scenario alternativo che non va assolutamente sottovalutato.
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