Wirecard ammette: miliardi scomparsi probabilmente non esistono. Tracollo del titolo

C. G.

22/06/2020

22/06/2020 - 13:25

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Altro tracollo delle azioni Wirecard. La società ha ammesso: forse gli 1,9 miliardi mancanti non esistono. È caos

Wirecard ammette: miliardi scomparsi probabilmente non esistono. Tracollo del titolo

Un’altra pessima seduta per le azioni Wirecard, che dopo le terribili performance della scorsa settimana hanno bruciato altri trenta punti percentuali nelle prime ore della mattinata odierna.

Il titolo ha risentito delle ultime notizie riguardanti il buco da 1,9 miliardi di euro venutosi a creare nelle casse dell’istituto tedesco, un buco che ha scosso l’intero comparto finanziario nei giorni scorsi.

I dettagli trapelati nelle ultime ore non hanno certamente aiutato il recupero delle azioni Wirecard, che sono letteralmente sprofondate a Francoforte. La questione, al momento, appare più complessa che mai.

Azioni Wirecard sprofondano: che succede adesso?

Prima dell’apertura della nuova settimana azionaria, gli analisti di Moody’s si sono espressi negativamente sull’attuale condizione dell’azienda e hanno scelto di declassarla al livello spazzatura (junk).

Una novità che non ha certamente aiutato la risalita delle azioni Wirecard, travolte dallo scandalo e dal citato buco di 1,9 miliardi. E proprio su quest’ultimo fronte, dopo le ulteriori verifiche effettuate l’azienda ha ammesso che questi soldi (fino ad ora vantati come liquidità in cassa) potrebbero non esistere.

La vicenda, che a molti ha ricordato il caso della nostrana Parmalat, è già costata il posto all’amministratore delegato e ha messo con le spalle al muro l’attuale management, che dovrà tentare il tutto per tutto per non generare una fuga di investitori. Secondo gli ultimi calcoli, gli istituti di credito potrebbero ritirare dalla partita circa 1,5 miliardi di euro.

Il ruolo delle autorità

Sotto la lente non sono finiti soltanto gli 1,9 miliardi prima vantati e poi spariti dalle casse di Wirecard, ma anche il ruolo svolto dalla Bafin (equivalente tedesco della nostrana Consob), che ha sempre difeso a spada tratta l’azienda minacciando azioni legali contro gli speculatori e i semplici giornalisti.

Secondo Il Sole 24 Ore, le accuse degli investitori si starebbero ora dirigendo sia contro il management sia contro l’autorità e contro l’intero sistema dei regolatori tedeschi “troppo compiacenti nel difendere gli interessi della Germania”.

La palla adesso passerà alle banche creditrici, che dovranno decidere se mantenere attiva o meno la linea di credito esistente fino a 1,5 miliardi. Il rischio più grande? La bancarotta di Wirecard, le cui azioni stanno reagendo al caos con un rosso di oltre 34 punti percentuali a Francoforte.

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