Aviaria, confermato il salto di specie: quali rischi per l’uomo?

Luna Luciano

19/07/2023

19/07/2023 - 23:45

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Il virus dell’aviaria non infetta più solamente i volatili: è stato confermato il salto di specie. Cosa sta accadendo e quali sono i rischi per l’uomo.

Aviaria, confermato il salto di specie: quali rischi per l’uomo?

Confermato il salto di specie: l’aviaria non infetta più solo i volatili. Anche altri animali sono risultati positivi al virus H5N1, tra cui anche animali domestici come cani e gatti.

Fino a oggi il virus H5N1 è stato rilevato in circa 80 milioni di volatili e pollame, il doppio rispetto ai dati del 2022. Nell’ultimo anno, però, sono stati registrati numerosi i focolai - anche mortali - tra altri mammiferi in ben dieci paesi di tre continenti, tanto da spingere numerose testate a parlare di pandemia aviaria per cani e gatti.

Proprio nelle ultime settimane in Polonia sono stati segnalati diversi focolai mortali per i felini e l’11 luglio 2023 sono stati resi noti i risultati: su 46 gatti e una lince prelevati in 13 diverse zone, 29 (circa il 62%) contenevano il virus che da mesi corre in tutta Europa e nel resto del mondo, con caratteristiche davvero preoccupanti. Gli animali mostravano tutti i segni di un’influenza aviaria grave, al punto che 14 sono stati soppressi e 11 erano morti a causa di una polmonite.

L’elevata diffusione del virus pone a rischio di epidemia aviaria - ovunque sia presente un focolare fra il pollame o i volatili - anche i nostri animali domestici e non solo. Si teme anche per la vita dell’uomo. Vediamo quali sono le cause per il salto di specie e quali sono i rischi per l’uomo.

Aviaria, confermato il salto di specie: cosa sta accadendo e quali sono le cause

Le segnalazioni che confermino un salto di specie del virus dell’aviaria sono numerose e non si limitano di certo al caso in Polonia. Nelle scorse settimane è stato pubblicato un articolo sul caso di un gatto infetto da aviaria vicino un allevamento di anatre e poi deceduto in Francia a fine 2022. Altri casi sono stati registrati in Thailandia e in Germania nel 2006, e nella nostra penisola, dove nei mesi scorsi c’è stato il contagio di cinque cani e un gatto che vivevano in un allevamento di pollame.

Il salto di specie però non è stato registrato solo in cani e gatti. Lo spillover ha riguardato anche un allevamento di visoni in Spagna, con conseguente abbattimento di oltre 52mila capi. Sicuramente tra le cause dell’elevata diffusione dell’epidemia di aviaria c’è la crisi climatica: l’innalzamento delle temperature ha causato la perdita della stagionalità di queste epidemie, causando più morti. Nel 2022 solo in Europa sono stati abbattuti in via precauzionale circa 50 milioni di volatili di allevamento.

Aviaria, confermato il salto di specie: quali rischi per l’uomo?

Stando ai dati fin qui evidenziati, per gli esperti la situazione sarebbe critica, benché al momento non si pensa che ci siano rischi immediati per l’uomo. In ogni caso, però, il caso dei felini conferma i salti di specie e l’elevata circolazione del virus. Inoltre, come ricorda anche il Sole 24 Ore, le varianti dei virus identificate sono numerose, e tra esse ve ne sono alcune che presentano mutazioni genetiche che raggiungono i gabbiani facilitando l’infezione dei mammiferi. In ogni caso è bene non sottovalutare il pericolo di nuove mutazioni che possano raggiungere l’uomo, come spiegato dal professor Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione presso il Ministero della Salute:

Il rischio di trasmissione del virus aviario all’uomo è considerato basso ma in considerazione del potenziale evolutivo del virus, si ritiene necessario monitorare la situazione al fine di identificare eventuali cambiamenti.

Per tali ragioni sono state pianificate numerose campagne di vaccinazione per il bestiame e pollame in numerosi Paesi. Tra questi Messico, Guatemala, Honduras, El Salvador, e poi Stati Uniti, Cina, Egitto. Paesi che dal 2005 fronteggiano tali epidemie. Lo stesso ha fatto l’Europa, dove da maggio sono state lanciate le sperimentazioni sulle anatre in Ungheria e Francia, il paese che ha subito le crisi peggiori, sulle galline ovaiole in Paesi Bassi e sui tacchini in Italia. Intanto l’Efsa (Agenzia per la sicurezza alimentare europea) ha invitato i Paesi ad aumentare la sorveglianza in quanto l’aviaria continua a dilagare in Europa e nel Mediterraneo.

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