Autovelox, novità per le multe: ecco quando sono valide secondo la Cassazione

Stefano Rizzuti

4 Ottobre 2022 - 16:14

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La Cassazione si è espressa sulle multe comminate dagli autovelox che i comuni danno in appalto a ditte private: ecco in quali casi le sanzioni non possono essere annullate.

Le multe comminate attraverso gli autovelox sono valide anche quando i comuni danno in appalto il servizio a ditte private: le sanzioni non possono essere annullate. A sancirlo è la Cassazione, confermando la validità delle multe emesse dagli enti locali che pagano alle ditte private un nolo che corrisponde a una parte degli incassi provenienti dalle sanzioni.

La Cassazione sottolinea che la decisione dei comuni di dare in appalto il servizio di autovelox non è da considerarsi un motivo valido per chiedere l’annullamento delle multe nei casi di eccesso di velocità. Un problema sorge, invece, sul tema della “validità della costituzione del rapporto tra l’ente locale e il privato”, ma non incide ugualmente sull’accertamento dell’infrazione.

La Cassazione, con questa sentenza, conferma quindi la validità di una multa emessa da un comune sardo che paga alla ditta privata, per il nolo, un corrispettivo pari a circa il 29% dei proventi delle sanzioni. Vediamo cosa è stato deciso su questo ricorso e perché la Suprema Corte si è espressa in maniera contraria.

Il ricorso sulle multe con autovelox

La sentenza n. 28719 depositata dalla seconda sezione civile della Cassazione riguarda il ricorso presentato da una guidatrice sarda contro una multa. In particolare la sanzione era stata comminata dal servizio di polizia urbana del comune di Arborea (Oristano) nel 2008 con l’autovelox Traffiphot, omologato nel 2004.

Il ricorso si basava sulla legge n. 168 del 2002, secondo cui è consentito effettuare il rilevamento della velocità e l’esecuzione di multe per il mancato rispetto dei limiti solamente “purché i dispositivi vengano gestiti sotto il diretto controllo dell’organo di polizia stradale”. Secondo i ricorrenti, invece, in questo caso la violazione non era stata accertata dalla polizia municipale, ma dagli addetti di una società privata, che recepisce il 29,10% delle sanzioni.

Proprio il fatto che la società riceve una parte degli introiti, viene ritenuto dalla guidatrice come un problema, poiché trasformerebbe “il contratto di appalto in un contratto aleatorio, in quanto il corrispettivo sarebbe stato condizionato da un evento, l’accertamento delle sanzioni, e non da un servizio effettivamente svolto, con conseguenze indeterminatezza dell’oggetto”.

Perché viene contestato l’appalto a ditte esterne

Altro elemento contestato riguarda il fatto che la ditta si occupasse anche della taratura degli apparecchi e questo, spiegano i ricorrenti, potrebbe determinare “un grave conflitto d’interessi”, poiché i fornitori dell’autovelox potrebbero essere “interessati ad attestare il regolare funzionamento degli apparecchi”.

Autovelox, perché la Cassazione ha respinto il ricorso

Per la Cassazione è però corretta la decisione del tribunale di Oristano del 2018, contrariamente a quanto aveva stabilito in primo grado il giudice di pace di Terralba, che aveva annullato il verbale. Per la Suprema Corte, invece, non è rilevante il fatto che la ditta fornitrice ottenga una remunerazione dalle multe poiché “le violazioni devono essere accertate dalla polizia municipale”.

Inoltre, sulla base di quanto prevede l’articolo 208 del Codice della strada, non sussiste “alcun profilo di invalidità del verbale connesso al vincolo di destinazione dei proventi, per almeno la metà, a particolari finalità pubbliche”. Gli ermellini sottolineano che tutti i dati raccolti dagli autovelox a nolo finivano in un server per essere poi validati dalla polizia locale, che poteva quindi accedere ai dati con “diretta e piena disponibilità”.

Viene invece ritenuta illegittima l’eventuale delega totale delle funzioni di accertamento delle infrazioni a una società privata. Di fatto questo vuol dire che è sufficiente che la polizia locale conduca una verifica successiva al momento dell’infrazione per validare l’eventuale multa.

Infine, la Cassazione si esprime anche sulla taratura degli autovelox, spiegando che il contratto riconduce esclusivamente al comune “la piena disponibilità, la diretta gestione e vigilanza dei dispositivi”. La ricorrente dovrà pagare, oltre alla multa, anche mille euro di spese legali in favore del comune di Arborea.

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