Autostrade, ponte Morandi era senza manutenzione efficace da 25 anni

Mario D’Angelo

02/08/2019

02/08/2019 - 20:55

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La perizia del gip evidenzia criticità nella manutenzione del ponte Morandi, che versava in uno stato di degrado prima del crollo. Aspi rigetta “ogni accusa generalizzata”

Autostrade, ponte Morandi era senza manutenzione efficace da 25 anni

La perizia sul ponte Morandi parla chiaro: tra difetti strutturali e anni di mancata manutenzione efficace, lo stato del viadotto sul Polcevera non era certo immacolato. Dopo le accuse da parte del governo sull’operato di Atlantia, arriva la prima relazione non di parte, ovvero quella dei periti nominati dalla gip Angela Nutini, nell’ambito dell’incidente probatorio ora messo agli atti della Procura di Genova che indaga sul crollo del ponte del 14 agosto 2018.

Viene così evidenziata la mancanza di operazioni di manutenzione significativa nel corso degli ultimi 25 anni, e la totale corrosione dei fili d’acciaio all’interno dei tiranti della pila 9, consumati dal 50 al 100%. In pratica, non c’erano più.

Ponte Morandi, niente manutenzione per 25 anni

Solo pochi giorni fa, un report conoscitivo dell’Anac sulle condizioni di viadotti e ponti metteva in luce l’uso tutto italiano di dedicare un’esigua parte della spesa alla manutenzione, ovvero poco più del 2%. Questo, rivelava l’Autorità, vale anche per Autostrade per l’Italia, che in dieci anni ha speso all’incirca 249 milioni di euro in manutenzione su oltre 10 miliardi di spesa complessiva. Il dato si riferiva soltanto a ciò che riguarda le opere d’arte, ovvero ponti, viadotti e cavalcavia.

La perizia del gip sembra confermare il rapporto Anac, aggiungendo inoltre alcune criticità significative. Lo stato di “degrado e corrosione” è stato provocato dalla “mancanza di interventi di manutenzione significativi” (“gli unici ritenuti efficaci risalgono a 25 anni fa”). La situazione peggiore era quella che riguarda l’ancoraggio dei tiranti sul lato Sud, il ’reperto 132’ - secondo la Procura lì si sarebbe verificato il primo crollo - che è stato trovato in “uno stato corrosivo di tipo generalizzato di lungo periodo”.

La causa sarebbe stata la “presenza di umidità di acqua e contemporanea presenza di elementi aggressivi come solfuri, derivanti dello zolfo, e cloruri”. In un’intervista a Repubblica del maggio di quest’anno, Luciano Benetton aveva definito il crollo “una disgrazia imprevedibile e inevitabile”.

Ma non finisce qui, perché a deteriorare le condizioni del ponte Morandi sarebbero stati anche difetti di esecuzione rispetto al progetto originale.

Morandi, Di Maio chiede revoca concessione ad Autostrade

Luigi Di Maio ha definito “da brividi” la perizia, ha ribadito l’urgenza di avviare il procedimento di revoca delle concessioni ad Autostrade per l’Italia.

L’andamento del titolo non è stato influenzato dalla dichiarazione del ministro, che ha perso in linea con il listino cedendo il 2,4% a 22,9 euro in una giornata negativa per tutta Piazza Affari, influenzata piuttosto dalla nuova escalation della guerra commerciale. Oggi Atlantia ha presentato i dati dell’ultimo semestre.

Manutenzione Morandi, la replica di Aspi

Quasi immediata la risposta a Di Maio, in cui Aspi ha tenuto a precisare che dal 2015 al 2018 sono state “realizzate attività di manutenzione per ben 926 giorni cantiere”, con un investimento di 9 milioni di euro. E se dal 1994, anno dell’ultimo intervento, non sono stati eseguiti ulteriori interventi è perché da allora non è “emerso alcun allarme circa lo stato di corrosione del reperto 132”.

Autostrade ha comunicato che “la relazione dei periti del gip non evidenzia situazioni di degrado che possano in alcun modo essere messe in relazione con una diminuzione della capacità del ponte”. Le criticità, inoltre, sarebbero dovute ad “alcuni difetti solo localizzati, peraltro compatibili con l’epoca di costruzione”, che erano inoltre “già stati rilevati dai programmi di sorveglianza e in parte già oggetto di interventi di ripristino strutturale”.

Viene ricordato poi che sia i laboratori EMPA di Zurigo che l’Università di Pisa confermano che “non sono stati gli stralli la causa primaria del crollo”, e che “i cavi primari non mostrano particolari segni di degrado”. Aspi “rigetta, dunque, in toto ogni accusa generalizzata di mancanza di manutenzione”.

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