Dal 1° gennaio 2026 le sigarette torneranno ad aumentare: ecco quali prodotti saranno interessati e di quanto potrebbe crescere il prezzo entro il 2028.
Chi cercava una ragione in più per smettere di fumare, oltre per la salute, dal 2026 l’avrà: dal prossimo gennaio le sigarette torneranno ad aumentare.
La conferma arriva dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che durante la conferenza stampa dopo l’approvazione della Legge di Bilancio 2026 ha annunciato rincari “poco poco, ma sì” per le cosiddette “bionde”. Gli aumenti interesseranno sia le sigarette tradizionali e i trinciati sia le sigarette elettroniche, seppur in misura diversa.
Questa decisione rientra nel rinnovo del calendario fiscale dei tabacchi previsto dalla Manovra 2026, che introduce un aggiornamento triennale delle accise a partire dal prossimo anno. Con l’aumento delle accise e il conseguente impatto sul prezzo finale, i consumatori dovranno fare i conti con pacchetti più cari.
Tuttavia, il rincaro reale dipenderà anche dalle politiche commerciali delle aziende produttrici e dalla distribuzione dei margini tra rivenditori e produttori. Ecco tutto quello che c’è da sapere sull’aumento del prezzo delle sigarette e perché.
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Aumentano le sigarette: ecco perché
Il prezzo finale di un pacchetto di sigarette in Italia è composto in gran parte da tasse. Attualmente, l’accisa si divide in due quote: una fissa, pari a 29,5 euro ogni 1.000 sigarette, e una proporzionale (ad valorem), che corrisponde al 49,5% del prezzo di vendita al pubblico. A queste si aggiunge l’IVA al 22%, oltre all’aggio del rivenditore, che ammonta al 10% del prezzo di vendita. Il risultato è che oltre due terzi del prezzo di un pacchetto finiscono nelle casse dello Stato, mentre la parte rimanente è suddivisa tra produttori e rivenditori.
L’aumento previsto dal 1° gennaio 2026 rientra nella revisione del calendario fiscale dei tabacchi. Le accise saranno aggiornate su base triennale per garantire entrate aggiuntive allo Stato. L’obiettivo è duplice: da un lato generare nuove entrate per lo Stato, dall’altro incentivare comportamenti più salutari tra i fumatori, sfruttando l’impatto dei prezzi sui consumi.
Il meccanismo scelto prevede incrementi progressivi: inizialmente pochi centesimi per pacchetto, con un effetto cumulativo significativo nei tre anni successivi. La decisione di aumentare i prezzi è motivata non solo dalla necessità di maggiori entrate fiscali, ma anche da una strategia di salute pubblica: alzare il costo dei tabacchi è un metodo consolidato per ridurre il consumo, soprattutto tra i giovani e i fumatori occasionali.
Le sigarette elettroniche saranno interessate dagli aumenti, ma in misura più contenuta rispetto ai prodotti tradizionali. La differenza è dovuta al fatto che lo Stato mira principalmente a ridurre il consumo di prodotti da combustione, più dannosi per la salute.
Sigarette, ecco di quanto aumenteranno
Gli incrementi delle sigarette saranno graduali e si estenderanno fino al 2028. Secondo le prime stime, il rincaro complessivo per pacchetto potrebbe arrivare fino a 1,5 euro entro il termine del triennio. Nel dettaglio, l’aumento iniziale nel 2026 e nel 2027 sarà modesto, di pochi centesimi per pacchetto, ma il rialzo cumulato negli anni successivi sarà significativo, influenzando in modo rilevante il prezzo finale.
Il calendario fiscale aggiornato prevede quindi una progressione lineare, che consente sia allo Stato di ottenere maggiori entrate sia ai consumatori di assorbire gradualmente l’incremento dei costi. L’aumento delle accise incide in maniera diretta sul prezzo finale, ma il costo effettivo per il consumatore dipenderà anche dalle strategie commerciali delle aziende produttrici e dai margini applicati dai rivenditori.
In termini pratici, un pacchetto di sigarette che oggi costa, ad esempio, 6 euro, potrebbe arrivare a costare circa 7,5 euro entro il 2028, tenendo conto del rialzo totale previsto. Le e-cig subiranno incrementi più contenuti, in linea con la politica dello Stato di limitare principalmente i prodotti da combustione. Questo aumento rappresenta quindi un invito implicito ai fumatori a riflettere sul proprio consumo: oltre agli effetti sulla salute, il costo crescente può diventare un incentivo concreto a ridurre o interrompere l’abitudine.
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