Assegno sociale, da gennaio 2026 cambia l’importo

Simone Micocci

25 Novembre 2025 - 09:44

Più soldi all’Assegno sociale dal 2026: per la pensione senza contributi l’importo può arrivare a 770 euro netti al mese.

Assegno sociale, da gennaio 2026 cambia l’importo

Pensioni senza contributi, da gennaio aumenta l’importo

Dal prossimo gennaio aumenta l’importo dell’Assegno sociale, la misura assistenziale riconosciuta a chi, raggiunta l’età pensionabile, si trova in condizioni economiche di difficoltà. Anche l’Assegno sociale, spesso ancora chiamato impropriamente “pensione sociale” sebbene si tratti di prestazioni diverse, beneficia degli interventi che da gennaio determinano un incremento degli importi.

Nel dettaglio, gli aumenti previsti sono due: da un lato la rivalutazione, il meccanismo che adegua gli importi al costo della vita per contrastare la perdita di potere d’acquisto; dall’altro, l’incremento al milione potenziato dalla legge di Bilancio.
L’effetto combinato di queste misure consente, per chi soddisfa i requisiti, di portare l’Assegno sociale fino a 770 euro netti al mese.

L’Assegno sociale oggi

Spesso l’Assegno sociale viene descritto come una “pensione senza contributi”. In effetti, per ottenerlo non è necessario aver lavorato né aver versato un determinato numero di anni di contribuzione. Al compimento dei 67 anni - l’età prevista per la pensione di vecchiaia - è possibile richiedere questo assegno che, analogamente alla pensione, viene erogato per 13 mensilità. L’importo è fisso, ma varia in base al reddito personale.

Nel dettaglio, ha diritto all’importo pieno chi è non coniugato e non possiede alcun reddito, oppure chi è sposato e vive in un nucleo familiare con un reddito complessivo inferiore all’importo annuo dell’assegno, pari a 7.002,84 euro nel 2025. Quando invece il reddito è presente, l’assegno viene riconosciuto in misura ridotta. Questo accade per le persone non coniugate con un reddito annuo inferiore alla soglia dei 7.002,84 euro, oppure per le persone coniugate con un reddito familiare compreso tra una e due volte il valore dell’assegno, quindi fino a 14.005,68 euro nel 2025.

L’importo massimo mensile quest’anno è pari a 538,68 euro, non tassati. Al compimento dei 70 anni, però, può spettare un aumento, garantito dall’incremento al milione. Questa maggiorazione sociale, introdotta dal governo Berlusconi nel 2001, porta l’importo della prestazione a raggiungere i 739,83 euro.

L’Assegno sociale nel 2026

Dal gennaio 2026 scatterà un doppio aumento sull’Assegno sociale. Da una parte verrà applicata la rivalutazione, calcolata sul tasso di inflazione che l’Istat ufficializzerà nei prossimi giorni. Le stime attuali indicano un’inflazione per il 2025 compresa tra l’1,4% e l’1,7%. La percentuale si applica interamente all’importo della prestazione, che come visto sopra nel 2025 è pari a 538,68 euro mensili (7.002,84 euro annui).

Sulla base di queste ipotesi, l’Assegno sociale potrebbe quindi salire a:

  • Con rivalutazione dell’1,4%: 546,22 euro mensili
  • Con rivalutazione dell’1,5%: 546,76 euro mensili
  • Con rivalutazione dell’1,6%: 547,30 euro mensili
  • Con rivalutazione dell’1,7%: 547,84 euro mensili

Questi importi sono indicativi e potranno essere confermati solo dopo la comunicazione ufficiale dell’Istat.

A questi si andrà ad aggiungere poi, al compimento dei 70 anni di età, la misura conosciuta come incremento al milione. Questa è calcolata aggiungendo all’importo della pensione minima - che nel 2026 dovrebbe salire a circa 613 euro l’anno - una quota fissa di 136,44 euro. Si arriverà quindi a circa 750 euro, a cui si aggiunge l’aumento previsto dalla legge di Bilancio pari a 20 euro al mese. Per coloro che ne soddisfano i requisiti, quindi, la “pensione senza contributi” può arrivare a 770 euro netti da gennaio prossimo.

Il 2026, quindi, si profila come un anno particolarmente favorevole per chi percepisce l’Assegno sociale. Tra la rivalutazione legata all’inflazione e il potenziamento dell’incremento al milione previsto dalla legge di Bilancio, la misura garantirà importi più adeguati al costo della vita, soprattutto per gli over 70. Si tratta di un intervento che, pur non risolvendo tutte le criticità legate alle prestazioni assistenziali, rappresenta comunque un passo avanti nel sostegno alle persone anziane con redditi molto bassi.

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