Assegno di inclusione, cosa rischia la famiglia che vive in affitto ma senza contratto? E quali sono invece le conseguenze per il proprietario che affitta in nero? Facciamo chiarezza.
Generalmente non rischia sanzioni penali l’inquilino che vive in una casa affittata senza regolare contratto. Ci sono però una serie di rischi e svantaggi da considerare, come ad esempio la mancanza di tutele legale nel caso in cui dovessero esserci controversie con il proprietario.
Così come c’è lo svantaggio di non poter beneficiare delle varie forme di rimborso, come ad esempio quella che può essere erogata in busta paga dal datore di lavoro (che rientra nella più ampia platea dei fringe benefit) oppure quella compresa nella quota di Assegno di inclusione.
Diverso il caso del locatore, ossia del proprietario di casa che affitta senza far sottoscrivere un regolare contratto. Questo, infatti, si espone a una serie di gravi conseguenze - dalle sanzioni fiscali a quelle penali nel caso in cui dovesse essere sanzionato per evasione fiscale - che possono persino aggravarsi nel caso in cui si tratti di un beneficiario dell’Assegno di inclusione.
Per avere diritto al sostegno economico che lo Stato riconosce a coloro che sono in una condizione di povertà, infatti, bisogna dichiarare tutti i redditi percepiti, senza alcuna omissione. Ovviamente non può essere così laddove ci sia un’entrata in nero per l’affitto, il che pone la persona nella condizione di dover rispondere del reato di appropriazione indebita dell’Assegno di inclusione, con conseguenze che a seconda della gravità del caso possono andare persino sul penale.
A tal proposito, vediamo quali sono - ai fini della percezione dell’Assegno di inclusione - le conseguenze dell’affitto senza contratto.
Assegno di inclusione, cosa rischia chi vive in un’abitazione affittata in nero
Come noto, così come funzionava per il Reddito di cittadinanza anche l’Assegno di inclusione si compone di due diverse quote, il cui importo è stato di recente modificato dalla legge di Bilancio. Nel dettaglio, abbiamo la quota A che consiste in un’integrazione del reddito familiare, mentre la B in un rimborso del canone di locazione (fino a un massimo di 303,33 euro mensili).
Ovviamente, per avere diritto alla quota B dell’Assegno di inclusione è necessario avere un regolare contratto di affitto. Con l’affitto in nero, infatti, è ovviamente preclusa la possibilità di ricevere un rimborso del canone rinunciando così a godere di un sostegno d’importo più elevato.
Inoltre, si ricorda che l’inquilino è responsabile, in solido con il proprietario di casa, dell’omesso versamento dell’imposta di registro. Di conseguenza, questo è corresponsabile per l’evasione di questa imposta: non ci sono conseguenze per l’Assegno di inclusione ma ci si espone comunque al rischio per cui l’Agenzia delle Entrate richieda il pagamento dell’imposta di registro notificando una cartella esattoriale.
È sempre sconsigliato, quindi, vivere in un’abitazione affittata in nero, anche perché l’assenza di un contratto vi nega la tutela dei vostri diritti da locatario.
Assegno di inclusione, cosa rischia chi affitta in nero
Ben diverse le conseguenze qualora sia il locatore a percepire l’Assegno di inclusione. Questo, infatti, rientra chiaramente in quanto previsto dall’articolo 8 del decreto 48/2023, nel quale - al primo comma - si legge che:
Salvo che il fatto costituisca piu’ grave reato, chiunque, al fine di ottenere indebitamente il beneficio economico di cui all’articolo 3, ovvero il beneficio economico di cui all’articolo 12, rende o utilizza dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere, ovvero omette informazioni dovute, è punito con la reclusione da 2 a 6 anni.
L’entrata mensile del canone di locazione (in assenza di regolare contratto), infatti, è a tutti gli effetti considerata unaforma di guadagno in nero e quindi rientra in quella serie di informazioni dovute ma omesse al momento della richiesta del’Assegno di inclusione. Le entrate del canone di locazione, d’altronde, se regolarmente dichiarate (in presenza di un contratto) avrebbero inevitabilmente comportato un aumento dell’Isee, con conseguenze anche per l’importo del sostegno.
Il rischio di un affitto in nero, quindi, è non solo di perdere l’Assegno di inclusione, dovendo tra l’altro restituire quanto indebitamente percepito, in quanto tra le conseguenze c’è anche la reclusione da due a sei anni.
E non è un caso che in questi mesi la Guardia di Finanza abbia messo a punto una strategia anti furbetti, con controlli a 360 gradi anche per scovare coloro che prendono l’Assegno di inclusione e nel frattempo affittano le case in evasione d’imposta.
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