Argentina: il prossimo Presidente dovrà affrontare la sfida del debito

Mattia Prando

26 Ottobre 2019 - 08:59

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Per Jared Lou, Emerging Market Debt portfolio manager di NN Investment Partners, il prossimo Presidente dovrà affrontare la sfida della ristrutturazione del debito pubblico in una situazione che sembra preannunciare un default

Argentina: il prossimo Presidente dovrà affrontare la sfida del debito

Il prossimo 27 ottobre si terranno in Argentina le elezioni, dove verranno scelti il nuovo Presidente, i membri del Congresso Nazionale e i Governatori di molte delle 23 province del Paese.

In agosto, l’ampia vittoria dell’opposizione peronista guidato da Alberto Fernández e dall’ex presidentessa Cristina de Kirchner ha gettato scompiglio i mercati finanziari argentini: il pericolo percepito dagli investitori è quello relativo al fatto che, un nuovo orientamento politico di sinistra potrebbe portare a nuova instabilità macroeconomica.

Se prima delle primarie la mancanza di fiducia verso l’Argentina era già alta, ora la Nazione sembra essere diretta verso il suo nono fallimento.

Il debito in Argentina: un problema da risolvere

Per Jared Lou, Emerging Market Debt portfolio manager di NN Investment Partners, il mercato potrebbe essere sopravvalutato. Questo perché “la potenziale amministrazione Fernández si rende conto che è nel loro interesse riacquistare l’accesso ai mercati dei capitali internazionali. Persuadere il Fondo Monetario Internazionale, il più grande creditore del paese, a procedere con una leggera riprofilatura può essere una sfida, data la loro valutazione dell’economia argentina”.

In questo quadro, l’esperto sostiene che sebbene una ristrutturazione del debito nel corso del prossimo anno sia probabile, le conseguenze sarebbero meno gravi per gli obbligazionisti rispetto al 2001.

Questo perché l’eventuale nuovo Governo guidato da Fernández potrebbe non volere passare i primi anni del mandato in contenzioso con i creditori, preferendo il raggiungimento della stabilità macroeconomica e la realizzazione degli obiettivi sociali.

Lou presenta alcune osservazioni sull’Argentina, svolte sulla base dei vari casi sulla ristrutturazione del debito.

La prima considerazione è quella relativa ad un’eventuale ripresa, che sarà probabilmente superiore a quella vista in agosto. I bond argentini si sono portati a livelli inferiori ai 40 centesimi di dollaro a fine agosto: in quel caso, molti operatori sono stati costretti a vendere dopo che il Paese è stato declassato a CCC.

“Questo spesso abbassa i prezzi al di sotto di ciò che alla fine è recuperabile, e gli investitori del debito in difficoltà che vengono coinvolti dopo un tale evento tendono ad essere estremamente riluttanti a vendere in perdita”.

Per Fernández è di fondamentale importanza riuscire ad adottare una ristrutturazione che favorisca i creditori, in modo tale da guadagnare velocemente l’accesso ai mercati. In questo quadro, nell’ultimo default, l’Argentina è stata privata del credito per più di 10 anni: per evitare che ciò accada di nuovo, sarà necessario trovare un accordo con perdite minime di valore attuale netto, in modo tale da convincere più creditori possibili ad accettare lo scambio.

È inoltre dimostrato come il debito sovrano dei mercati emergenti è un’asset class che se non valutata correttamente offre agli investitori di lungo termine dei rendimenti interessanti in eccesso.

Per l’ Emerging Market Debt portfolio manager di NN Investment Partners “gli elevati tassi di recupero e la frequenza relativamente bassa delle inadempienze del debito sovrano EM ne fanno, a nostro avviso, una delle classi di attività con il prezzo meno adeguatamente valutato al mondo”.

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