Con un debito al 116% del PIL e un deficit strutturale in crescita, Parigi tenta il congelamento della spesa pubblica. Ma senza una maggioranza parlamentare, la sfida è politica.
Anche per la Francia è arrivato il “momento della verità”: queste sono le parole testuali con cui il Primo Ministro François Bayrou ha intitolato il piano di bilancio che ha come obiettivo politico il congelamento della dinamica del debito pubblico, giunto quest’anno al 116% del PIL, in crescita inarrestabile dal 1992, quando era pari ad appena il 41,7% del PIL.
In quello stesso anno, l’Italia affogava sotto le andate dell’inflazione e degli alti tassi di interesse, arrivati alle stelle a causa del cosiddetto Divorzio tra Banca d’Italia e Tesoro che aveva fatto raddoppiare in pochi anni il rapporto debito/PIL, che era arrivato al 104% del PIL, in quell’anno anche politicamente catastrofico per l’attacco valutario che prendeva di mira la Sterlina, il Franco francese e la Lira.
L’obiettivo della speculazione era politico: far saltare lo SME, la convergenza monetaria europea che sfidava il dollaro. Della fuga dei capitali dall’Italia e dalla profonda recessione che ne derivò, ad approfittarne fu la Germania, che a Maastricht impose a tutti i partner dell’Unione una cura fiscale e monetaria draconiana. [...]
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