Dopo il caso di una bambina di soli 11 anni deceduta a causa dell’influenza aviaria H5N1, l’Oms e gli esperti lanciano l’allarme: c’è il rischio di trasmissione tra persone?
La morte di una studentessa lancia l’allarme per un ceppo di influenza aviaria H5N1. Il vurs, infatti, si sarebbe evoluto per infettare meglio le cellule umane: un caso che preoccupa gli esperti, secondo i quali si tratta di un segnale molto preoccupante.
La vittima è una giovanissima studentessa, deceduta in Cambogia. Gli scienziati che hanno studiato il caso ritengono che la situazione debba essere valutate con estrema attenzione, anche perché alcune indicazioni rileverebbero che il virus avrebbe già “attraversato” un essere umano e raccolto nuove mutazioni prima di infettare la vittima.
Le autorità cambogiane hanno comunicato che i casi confermati di influenza aviaria H5N1 sono stati due, entrambi all’interno della stessa famiglia. Una dei due, una bambina di soli 11 anni, è poi deceduta: è la prima vittima accertata.
Aviaria, l’allarme dell’Oms
Sylvie Briand, direttrice della Preparazione e prevenzioni di epidemie dell’Oms, ha fatto il punto della situazione con la stampa, spiegando di essere in contatto con le autorità del Paese per valutare l’evoluzione dell’epidemia. Inoltre la situazione globale viene ritenuta preoccupante a causa della diffusione, molto elevata, del virus negli uccelli. A questo si aggiunge il fatto che aumentano anche le segnalazioni di casi nei mammiferi, tra cui l’uomo.
La mortalità e i rischi dell’influenza aviaria
Sempre Briand spiega che l’influenza H5N1 è una grave malattia respiratoria che comporta sintomi che possono essere da lievi fino a ben più gravi e persino fatali. Il tasso di mortalità tra i casi registrati è superiore al 50% e proprio per questo l’Oms non nasconde la sua preoccupazione per i rischi legati a questo virus, chiedendo a tutti i Paesi di aumentare la vigilanza.
Allarme aviaria, i rischi per l’uomo
È Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, a spiegare all’Adnkronos Salute che il rischio per l’uomo “sembra essere basso”. Questo non vuol dire che non ci sia alcun pericolo, però: “Questi virus possono mutare e acquisire la capacità di infettare l’uomo più facilmente di come non stia succedendo ora”.
Non è da escludere, peraltro, che si registrino casi di trasmissione da persona a persona, secondo Remuzzi. In ogni caso va sottolineato che il virus circola da 25 anni e che non è facile che ci siano mutazioni di questo tipo, nonostante i diversi casi registrati anche negli uomini.
Remuzzi ricorda come nel 2009 il virus A/H1N1, quando divenne pandemico, era nato da un riassorbimento genico, con un sottotipo di influenza umana che era il risultato di una combinazione di due virus dell’influenza suina contenenti geni di origine aviaria e umana. Fenomeni che possono verificarsi arbitrariamente e che possono anche registrarsi nuovamente, diventando persino causa della prossima pandemia.
La possibilità che l’aviaria passi all’uomo, quindi, è concreta e si è già registrata. L’uomo, però, deve venire in contatto diretto o molto ravvicinato con un volatile infetto, che sia vivo o morto, o con superfici contaminate da materiale biologico di animali infetti. Non a caso, sottolinea l’esperto, è più probabile che questi passaggi avvengano in Paesi in cui le persone vivono in casa con i polli.
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