Perché può esserci una pandemia di aviaria secondo l’Oms

Ilena D’Errico

10 Febbraio 2023 - 19:13

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Un’altra pandemia? Secondo l’Oms non bisogna allarmarsi, ma una percentuale di rischio c’è. Bisogna di nuovo far attenzione al virus dell’aviaria, ecco perché.

Perché può esserci una pandemia di aviaria secondo l’Oms

Le recenti dichiarazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità hanno creato un po’ di allarme: si teme una pandemia di aviaria. Il pericolo, comunque, non sembra imminente ma è necessario essere molto prudenti, perché la possibilità di mutazioni del virus è quanto mai concreta. Ecco perché e cosa sta succedendo.

Pandemia di aviaria in arrivo? Cosa ne pensa l’Oms e perché

Secondo l’Oms non c’è un pericolo imminente di diffusione dell’aviaria all’uomo, ma nonostante ciò bisogna prestare la massima attenzione e prevenire tutti i possibili sviluppi negativi. La dichiarazione di Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms, ha infatti invitato a considerare ogni evenienza, anche se per ora il rischio è piuttosto basso.

Il virus dell’aviaria (H5N1) è in realtà circolante dal 1996, ma nel corso di questi 27 anni abbiamo assistito a solamente 3 casi isolati di trasmissioni negli esseri umani, che quindi costituiscono un evento raro e poco duraturo. Nell’ultimo periodo, tuttavia, il virus è iniziato a passare dagli uccelli selvatici e il pollame fino ad alcuni mammiferi, tra cui:

  • Visoni;
  • lontre;
  • leoni marini;

In particolare, secondo i dati raccolti dalla Woah, in tutto il mondo sono già morti a causa dell’aviaria 208 volatili e solo nel Regno Unito si sono registrati ben 200 casi tra mammiferi. Di conseguenza, l’Organizzazione mondiale della sanità ha raccomandato di essere prudenti e soprattutto di non toccare o raccogliere gli animali selvatici, anche se malati o morti, ma di segnalarli alle autorità competenti locali. L’Oms ha quindi informato l’Onu, al fine di rafforzare la sorveglianza negli ambienti in cui gli esseri umani entrano in contatto con gli animali. La collaborazione con i produttori, inoltre, garantisce la fornitura di antivirali e vaccini a uso globale, se necessari.

Capacità di contagio in aumento, preoccupa il salto di specie

Walter Ricciardi, docente di Igiene all’Università Cattolica di Roma, è d’accordo con le preoccupazioni espresse dai colleghi dell’Oms. In particolare, secondo Ricciardi, è allarmante l’aumento della capacità di contagio mostrato dal virus H5N1. Quest’ultimo, oltretutto, è riuscito a infettare diversi mammiferi, esprimendo perciò un potenziale pericolo anche per l’uomo.

Il professor Ricciardi ha poi dichiarato che non è da escludersi una nuova pandemia in seguito a quella di Covid19, considerando una serie di fattori concomitanti:

  • Il sovraffollamento globale;
  • il continuo contatto con gli animali;
  • lo stravolgimento operato dall’uomo sull’ambiente;
  • la rapidità con cui è possibile viaggiare.

Per queste ragioni si evidenzia sempre un certo rischio effettivo, la paura è che anche questo virus possa fare un salto di specie, così come successo con diversi virus del passato. A riguardo, è intervenuto anche Massimo Clementi, professore di Microbiologia e Virologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Secondo il professor Clementi è ragionevole temere il contagio dell’aviaria ma non è necessario creare allarmismo. Approvate le precauzioni condivise dall’Oms, soprattutto per gli allevamenti dove le condizioni sono particolarmente a rischio. Gli allevamenti di polli, ad esempio, contengono numerosi esemplari in spazi davvero ridotti, favorendo esponenzialmente i rischi di contagio anche per l’uomo. Di conseguenza è fondamentale la prevenzione, così da monitorare l’andamento del virus ed evitare nuove pandemie.

In riferimento al salto di specie, poi, è stato fondamentale l’intervento del ministero dell’Agricoltura, della Pesca e dell’Allevamento spagnolo, il quale ha sottoposto un allevamento di visoni contagiati dall’aviaria a scrupolosi controlli veterinari. Il risultato ha evidenziato una mutazione nelle cellule di mammiferi e topi che amplifica la capacità del virus di replicarsi, tuttavia si esclude l’efficacia della trasmissione agli uomini, essendo mancanti le mutazioni necessarie.

Aviaria nell’uomo, come si trasmette, rischi e sintomi

Per il momento non esiste un rischio concreto, peraltro l’Italia ha vietato da 7 mesi l’allevamento di visoni per arginare il problema. Il monitoraggio è comunque davvero importante, perché un eventuale contagio di aviaria agli uomini avrebbe conseguenze davvero pericolose.

Il virus dell’aviaria, infatti, si mostra negli esseri umani come una semplice influenza, ma può portare anche alla morte. I sintomi, dai più comuni ai più rari, sono:

  • Febbre alta;
  • tosse;
  • mal di gola;
  • raffreddore;
  • nausea;
  • vomito;
  • diarrea;
  • polmonite;
  • distress respiratorio acuto;
  • shock.

I sintomi non sono comunque immediatamente successivi al contagio, perché l’incubazione del virus può durare da 2 fino a 17 giorni. Le persone più a rischio sono in ogni caso quelle a contatto con gli animali, anche perché la trasmissione dell’aviaria fra essere umani non sembra così semplice come la classica influenza.

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