Affrancamento criptovalute, cos’è e come fare? Scadenza il 15 novembre

Claudia Cervi

13/11/2023

14/11/2023 - 13:18

condividi

Cos’è l’affrancamento delle criptovalute e come farlo? Ecco i chiarimenti del Fisco. Il 15 novembre la scadenza per rideterminare il valore delle cripto-attività detenute prima del 31 dicembre 2021.

Affrancamento criptovalute, cos’è e come fare? Scadenza il 15 novembre

Cos’è l’affrancamento delle criptovalute? Come funziona, a cosa serve e - soprattutto - come farlo?

Con il Decreto proroghe pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 228 del 29 settembre, si è aperta un’ulteriore finestra temporale per gli investitori di criptovalute in Italia. La scadenza per il versamento dell’imposta sostitutiva sul reddito derivante dalle cripto-attività è stata prorogata dal 30 settembre 2023 al 15 novembre 2023. Questa proroga è parte integrante delle disposizioni contenute nel comma 133 della legge di Bilancio 2023, che ha introdotto una nuova imposta per la rideterminazione del valore fiscale delle cripto-attività al 1° gennaio 2023.

Analizziamo nel dettaglio cos’è l’affrancamento, come funziona, se è conveniente e le implicazioni della proroga della scadenza.

Cos’è l’affrancamento criptovalute

Le regole fiscali introdotte dalla Legge di Bilancio 2023 hanno rivoluzionato la tassazione delle criptovalute in Italia, con un focus particolare sull’affrancamento delle cripto-attività detenute prima del 31 dicembre 2021.

La tassazione sulle plusvalenze rimane al 26%, ma la nuova soglia che attiva l’imposta è di 2.000 euro di guadagno annuo, al netto delle minusvalenze. La nuova disciplina comporta per il contribuente la sfida di tenere traccia accuratamente di tutte le transazioni delle cripto-attività. In assenza di documentazione certa, la plusvalenza viene infatti calcolata assumendo un costo di acquisto pari a zero.

Nel caso in cui manchino documenti certi e precisi sul costo o valore di acquisto delle cripto-attività, il legislatore ha però introdotto la possibilità di “affrancare” il loro valore. Questo permette di avere un vantaggio fiscale pagando una tassa del 14% sul valore al 31 dicembre 2022, rateizzabile in tre pagamenti annuali, con il primo dovuto entro il 15 novembre (scadenza prorogata già due volte dal 30 giugno 2023).

Come funziona l’affrancamento criptovalute

Per capire come funziona l’affrancamento, facciamo un esempio pratico. Supponiamo di possedere un Bitcoin al 31 dicembre 2022, che in quella data aveva un valore di 15.400 euro: l’affrancamento consente di fissare questo importo come costo, sborsando un’imposta del 14%, pari a 2.156 euro.

Questa mossa strategica diventa cruciale in caso di futura vendita a un prezzo superiore. Le tasse risultano applicate solo sul 26% della differenza tra il costo affrancato e il nuovo valore, determinando così un risparmio sostanziale. Un risparmio che, per azzerarsi, richiederebbe un crollo del Bitcoin a 8.292 euro. Senza affrancamento, la base imponibile sarebbe proprio questo valore, generando una tassazione simile a quella già versata in fase di affrancamento.

La guida dell’Agenzia delle Entrate all’affrancamento delle criptovalute

Secondo la recente Circolare dell’Agenzia delle Entrate (n. 30 del 27 ottobre 2023), l’affrancamento delle cripto-attività segue precise regole.

Se si decide di rideterminare il valore di alcune cripto-attività, è obbligatorio farlo per l’intera quantità detenuta. L’Amministrazione finanziaria specifica che il valore imponibile deve essere preso dalla piattaforma di acquisto. In caso di impossibilità, è consentito utilizzare piattaforme simili o siti specializzati. Il valore così ottenuto può essere utilizzato per calcolare plusvalenze, ma non ammette minusvalenze.

L’imposta sostitutiva può essere rateizzata in tre rate annuali dal 15 novembre 2023, con interessi del 3% annuo. L’opzione di rideterminazione è perfezionata con il versamento dell’intera imposta o della prima rata.

La Circolare dell’Agenzia delle Entrate identifica tre scenari chiave in relazione all’affrancamento delle cripto-attività:

  • Se chi ha versato l’imposta o almeno una rata non considera il valore rideterminato al momento della determinazione delle plusvalenze derivanti dalla cessione delle cripto-attività, non ha diritto a un rimborso e deve effettuare i pagamenti successivi, se il pagamento è rateale.
  • Nel caso di chi ha versato l’intera imposta o la prima rata oltre il termine previsto, non può utilizzare il valore rideterminato per calcolare la plusvalenza. In questa situazione, il contribuente può richiedere il rimborso dell’imposta sostitutiva del 14%, versata.
  • Se il contribuente ha rispettato i termini di legge per il versamento della prima rata ma ha omesso di effettuare i pagamenti successivi, gli importi correlati sono iscritti a ruolo secondo le disposizioni vigenti.

Come regolarizzare le cripto-attività

L’omessa dichiarazione delle criptovalute, essendo strumenti finanziari detenuti all’estero, si traduce in sanzioni sotto il vigile occhio del Fisco. Tuttavia, la legge di Bilancio 2023 ha introdotto un meccanismo di sanatoria, offrendo un’occasione d’oro per rimettersi in regola. Attraverso l’istanza di emersione, è possibile regolarizzare tutte le attività legate alle criptovalute svolte entro il 31 dicembre 2021.

Se non si sono generati guadagni entro il 31 dicembre 2022, il processo di regolarizzazione prevede la dichiarazione delle attività detenute, accompagnata da una sanzione pari allo 0,5% del valore delle attività non dichiarate per ogni anno di trasgressione.

Più complesso, invece, se si sono ottenuti profitti tramite cripto-attività entro il 31 dicembre 2021. La procedura di regolarizzazione richiede la presentazione dello stesso modello, affiancato da un’imposta sostitutiva del 3,5% sul valore delle attività possedute alla fine di ogni anno o al momento della cessione. A questo si aggiunge un tributo supplementare, rappresentato da uno 0,5% del suddetto valore, a titolo di sanzioni e interessi, per ogni anno di omessa dichiarazione.

Iscriviti a Money.it