Arriva dall’Italia una sensazionale scoperta che potrebbe risolvere il problema dei pesticidi. Il merito di è un gruppo di ricercatori di Piacenza
I PFAS sono uno dei nemici peggiori dell’uomo e uno dei grandi problemi di questo preciso momento storico.
Queste sostanze vengono impiegate in moltissimi campi, dagli imballaggi alimentari, passando per i tessuti impermeabili, fino ad arrivare ai rivestimenti delle pentole. Spesso vengono utilizzate anche nei pesticidi, causando contaminazioni di suolo, acqua e prodotti alimentari che finiscono nelle nostre tavole.
Già questo dovrebbe farci preoccupare. Ma se aggiungiamo che queste sostanze sono praticamente indistruttibili e che possono causare notevoli danni alla salute, si intuisce come la questione non possa passare sotto traccia.
Ma per fortuna, grazie alle potenzialità della natura e a un gruppo di ricercatori italiani, i PFAS potrebbero diventare meno minacciosi. Scopriamo perché.
I batteri “mangia-PFAS” scoperti in Veneto
Pochi giorni fa un team di ricerca dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, analizzando dei terreni con alti livelli di contaminazione da PFAS in Veneto, è riuscito a isolare 20 specie diverse di batteri capaci di “nutrirsi” di queste sostanze e di scomporre addirittura i loro sottoprodotti.
Una capacità incredibile confermata da successivi approfondimenti in laboratorio e che apre nuove promettenti strade per la bonifica di terreni altamente contaminati da PFAS e pesticidi.
Un problema che attanaglia le regioni del nord Italia ormai da molti anni.
Cosa sono i PFAS e perché sono estremamente pericolosi per l’uomo
Come già sottolineato in precedenza, i PFAS sono composti sintetici particolarmente resistenti al calore, all’acqua e all’olio e che sono noti anche come “sostanze chimiche permanenti”. Questo perché possono resistere per anni nel terreno, in acqua, e, purtroppo, all’interno dell’organismo umano.
Gli effetti nocivi dei PFAS sulla salute sono stati ampiamente dimostrati. Non per niente a partire dal 12 gennaio 2026 entrerà in vigore in Italia un nuovo limite di 20 nanogrammi per litro di PFAS nelle acque potabili ancora più severo rispetto a quello stabilito dall’Unione Europea.
Questo perché queste sostanze, come conferma un’ampia letteratura scientifica, possono causare problemi al fegato, al controllo del peso alla tiroide e all’apparato riproduttivo. Oltre a essere responsabili di alcune tipologie di tumore molto aggressive.
Perché siamo davanti a una scoperta storica
La scoperta realizzata dal gruppo di ricerca italiano promette di cambiare la storia perché apre la strada a una risoluzione “green” del problema delle contaminazioni da PFAS.
Questo perché la “coltivazione” di batteri che si nutrono di queste sostanze avrà un impatto decisamente ridotto sugli ecosistemi rispetto alle tecnologie attualmente utilizzate che comprendono tecniche come l’incenerimento, l’ossidazione chimica e l’osmosi inversa.
Un vantaggio anche a livello economico. Le stime più ottimistiche degli esperti di ambiente, basate sull’uso delle attuali tecnologie, parlano di una spesa superiore ai 2.000 miliardi di euro per bonificare completamente l’UE nei prossimi due decenni.
La speranza, non solo italiana, è che le prime sperimentazioni relative all’applicazione dei batteri direttamente nei terreni e nelle acque contaminate, inizino nel minor tempo possibile.
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