Voucher baby sitting 2016: escluse le lavoratrici autonome?

Il voucher baby sitting 2016 è un buono che viene destinato alle lavoratrici madri, per facilitare il ritorno delle stesse alla loro attività lavorativa dopo il parto, cercando di conciliare vita privata con vita professionale.
Eppure anche per il 2016 dal voucher baby sitting sembrerebbero essere escluse le lavoratrici autonome. Perché?
Vediamo di seguito le ragioni della protesta.

Voucher baby sitting 2016: a chi è destinato e in cosa consiste?
Il voucher baby sitting 2016 è destinato alle lavoratrici madri per aiutarle nel compito di conciliare vita privata e vita professionale. Secondo i dati Istat, infatti, la difficoltà di conciliare il ruolo di madre a quello di lavoratrice scoraggerebbe molte donne nel mettere a mondo figli; secondo i dati la percentuale di giovani coppie che hanno avuto un figlio è maggiore se la donna sta a casa (86,2% contro il 60,4%) e intermedia nel caso in cui la donna lavori part time (73,2%). Secondo un esperimento promosso da Confartigianato, inoltre, si avrebbe un incremento di nascite qualora si promuovessero servizi di assistenza per le famiglie: sarebbero circa 456.000 le donne disposte a riprendere a lavorare dopo il parto.
Il voucher baby sitting 2016 si colloca proprio in quest’ottica: esso è infatti destinato alle madri che, dopo il parto, decidono di riprendere a lavorare.
Il voucher baby sitting 2016 consiste in un buono di 600 euro mensili che aiuta a coprire, almeno in parte, le spese sostenute da due genitori lavoratori.

Voucher baby sitting 2016, proroga: possibile esclusione lavoratrici autonome?
Il voucher baby sitting era stato previsto in via sperimentale dalla legge 28 giugno 2012, n.92, per il triennio 2013 - 2015. Tuttavia il voucher baby sitting sta per essere prorogato anche nel 2016 nella Legge di Stabilità in approvazione al Parlamento.
Anche nel 2016 verranno escluse le lavoratrici autonome? A sollevare la polemica è la possibilità di estendere anche al 2016 l’esclusione dal voucher baby sitting delle lavoratrici autonome, lavoratrici che probabilmente più di altre avrebbero bisogno di questa agevolazione.
La possibile esclusione delle lavoratrici autonome rimarca la disparità di trattamento attualmente esistente tra lavoratrici dipendenti e non.
Differenza che è stata sottolineata anche da Edgarda Fiorini, presidente di Donne Impresa Confartigianato che ha commentato:

“Sembra quasi che in Italia esistano mamme di serie A e di seri B. Risultato, tra crisi economica e carenze di servizi pubblici per la famiglia, il numero delle donne che svolgono attività indipendenti tra il 2005 e il 2015 è diminuito del 5,6%".