Visite fiscali ripetute: sono legittime oppure c’è il rischio di mobbing?

Simone Micocci

24 Marzo 2022 - 12:57

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Le visite fiscali possono essere ripetute: ma esiste un limite? Il datore di lavoro può essere accusato di mobbing? Facciamo chiarezza.

Visite fiscali ripetute: sono legittime oppure c’è il rischio di mobbing?

Le visite fiscali possono anche essere ripetute nello stesso periodo di congedo per malattia, in quanto la normativa non fissa alcun limite. Nel dettaglio, le regole per le visite fiscali sono cambiate con la riforma Madia, la quale ha esteso per tutti i lavoratori dipendenti la norma - prima applicata solo in determinate circostanze nel settore privato - per cui la visita fiscale può essere ripetuta più volte, anche nello stesso giorno.

Sia l’Inps che il datore di lavoro hanno dunque la facoltà d’inviare il controllo medico più volte nell’arco dello stesso periodo di malattia, come pure nella stessa giornata.

Ma quante volte può essere ripetuta una visita fiscale? È vero che la normativa non pone più alcun limite, tuttavia non è comunque opportuno accanirsi contro il lavoratore dipendente in quanto altrimenti si rischia di dover rispondere dell’accusa di mobbing.

Quante volte può essere ripetuta la visita fiscale: le regole della riforma Madia

Il D.lgs. 75/2017 ha cambiato le regole applicate sulle visite fiscali, equiparando il trattamento per dipendenti pubblici e privati a eccezione delle fasce di reperibilità, per le quali gli orari restano differenti.

Una delle novità più importanti riguarda la disapplicazione della regola per cui la visita di controllo può avvenire una sola volta nell’intero periodo di assenza.

Prima della cosiddetta riforma Madia, infatti, questa regola non veniva applicata nel settore privato, dove tuttavia il dipendente non era tenuto a rispettare le fasce di reperibilità dopo aver ricevuto il primo controllo del medico, eccetto il caso di prolungamento della malattia. Il medico dunque poteva anche passare più volte, ma comunque dopo la prima visita il lavoratore che risultava assente al controllo non era comunque soggetto a sanzione.

Dall’entrata in vigore della suddetta riforma, quindi gennaio 2018, non è più così in quanto non vi è alcun divieto - per Inps e datore di lavoro - di richiedere l’intervento del medico più volte. Le visite possono dunque essere ripetute, sia nel pubblico che nel privato, e in ogni occasione il dipendente è tenuto a rispettare le fasce di reperibilità. In caso di assenza, anche a una visita successiva alla prima, scatta comunque la sanzione prevista dalla normativa.

Non c’è alcun limite: il controllo può essere ripetuto anche più volte nella stessa giornata, e inoltre può avvenire già nel primo giorno quando la malattia è a ridosso di festività, ponti, weekend e giorni liberi.

Le visite fiscali ripetute possono essere indizio di mobbing?

Con il termine mobbing si intendono tutte quelle molestie e angherie, a scopo persecutorio, subite dal dipendente sul luogo di lavoro. Si parla di mobbing orizzontale quando ne sono protagonisti i colleghi, di mobbing verticale quando invece è il datore di lavoro, o comunque un superiore, ad esserne colpevole.

Affinché si possa parlare di mobbing sul lavoro devono sussistere determinate condizioni, quali:

  • molteplicità della condotta persecutoria, deve essere continuativa e sistematica
  • danno alla salute psicofisica del lavoratore;
  • nesso di causa-effetto tra condotta di mobbing e danno;
  • elemento psicologico dell’intento persecutorio da parte dell’autore del fatto.

Spetta al dipendente che accusa di essere vittima di mobbing provare la sussistenza delle suddette condizioni.

La domanda è: l’accanimento di un datore di lavoro che ripetutamente chiede l’intervento della visita fiscale nei confronti del dipendente in malattia, può rientrare nelle casistiche di mobbing? Già il solo fatto che la normativa non preveda alcun limite ci dà una risposta: risulta infatti molto difficile che nei confronti del datore di lavoro che nell’arco della stessa malattia dispone l’invio di più visite fiscali possa ravvisarsi un intento persecutorio. E allo stesso tempo sarebbe molto difficile per il lavoratore provarlo.

In queste situazioni comunque dovrebbe prevalere il buon senso: il datore di lavoro, al quale la normativa attribuisce piena libertà d’indagine rispetto alla veridicità della malattia, può dunque chiedere l’intervento del medico anche più volte, ma senza esagerare.

Da parte sua il dipendente, che ricordiamo durante il periodo di malattia deve comunque astenersi da qualsiasi comportamento che possa in qualche modo ritardare la guarigione, deve sempre osservare gli obblighi previsti dalla normativa restando dunque in casa negli orari di reperibilità, ricordando che anche se il medico è già passato non vuol dire che non potrà tornare dopo qualche ora o giorno.

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