Variante Delta, è troppo tardi per fermarla? Cosa dicono gli esperti

Pierandrea Ferrari

30/06/2021

30/06/2021 - 17:49

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Boom dei contagi nel Regno Unito, ma il contatore potrebbe salire anche nell’Europa continentale. Unico comune denominatore la variante Delta, sotto la lente degli esperti.

Variante Delta, è troppo tardi per fermarla? Cosa dicono gli esperti

La variante VUI-21-APR-01, al secolo Delta o indiana, dall’area in cui è emersa la prima volta la scorsa primavera, ha già portato ad un boom di contagi nel Regno Unito, dove nell’ultimo bollettino sono stati riportati 23.000 nuovi casi, un livello record da fine gennaio.

Il timore, ora, è che la variante – del 60% più contagiosa rispetto a quella inglese - possa portare a nuove ondate anche al di là della Manica, e cioè nel cuore dell’Europa continentale. Nelle ultime settimane diversi Paesi UE, dalla Francia alla Germania, hanno implementato nuove politiche restrittive per allentare i contatti con Londra, ma secondo gli esperti ci sono già dei segnali inequivocabili circa l’alta diffusione della variante.

Variante Delta, è troppo tardi per fermarla? Cosa dicono gli esperti

Guardiamo ai numeri. La scorsa settimana il ministro della Salute francese Olivier Veran ha affermato che la variante Delta rappresenta ormai il 20% dei casi di Covid nel Paese, e cioè circa il doppio rispetto alla rilevazione precedente. In Germania, secondo il Robert Koch Institute, si attestava invece intorno al 36% dei casi totali tra il 15 e il 20 giugno, +15% su base settimanale.

Entrambi i Paesi, a ben vedere, non stanno riscontrando un aumento dei contagi. La Germania è intorno ai 600 casi al giorno, come l’Italia, la Francia poco sotto i 2.000, e cioè ai minimi dalla seconda ondata. Ma potrebbe essere solo una questione di tempo. E una controprova arriva dal Portogallo, Paese in cui si stima che circa il 90 % dei contagi riguardi ormai la variante Delta, e dove i nuovi casi sono triplicati nel mese di giugno.

Certo, non dobbiamo trascurare un’evidenza scientifica cruciale, rilanciata recentemente da uno studio condotto da Public Health England: sia il siero AstraZeneca che quello Pfizer garantiscono una protezione efficace contro questa specifica mutazione del virus, ragion per cui all’aumento dei contagi – in presenza di una campagna vaccinale capillare – non deve necessariamente seguire un boom delle ospedalizzazioni o, peggio, dei decessi.

Il nodo dei vaccini

Ma il punto è proprio questo. Non essendo sufficiente una sola dose per assicurare l’immunità, e viste anche le vaccinazioni a due o tre velocità nell’UE, il rischio è che la variante Delta riesca a diffondersi a tutte le latitudini prima ancora che alle categorie più vulnerabili venga garantito il doppio shot.

Anche qui, ci aiutano i dati: in Francia i vaccinati con due dosi sono il 30%, in Germania il 36,6%, in Italia il 30,5%. Insomma, tra le principali economie europee circa il 70% della popolazione manca ancora all’appello. E lo stesso vale per la Spagna, il Belgio, i Paesi Bassi e la Svezia, dove gli esperti stimano che la variante Delta sia ormai divenuta maggioritaria.

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