Le valute dei paesi emergenti stanno attraversando una fase di mercato molto delicata, complice le aspettative di ritiro degli stimoli monetari da parte della FED, il rallentamento economico e il deterioramento delle finanze pubbliche. Le valute di questi paesi si sono deprezzate molto negli ultimi mesi nei confronti del dollaro americano. Ad esempio, la rupia indiana è sui minimi storici, la rupia indonesiana ai minimi dal 2009, ma continuano a crollare anche le altre valute dei paesi asiatici, il real brasiliano, il rand sudafricano, la lira turca e così via.
La volatilità sul forex, ma soprattutto quella evidenziata di recente dalle valute dei mercati emergenti, ha un impatto importante anche su Piazza Affari. Molte multinazionali italiane sono esposte su diversi mercati emergenti. Secondo uno studio degli analisti finanziari di Intermonte, "circa il 30% dei ricavi delle società quotate in Italia arriva dai mercati emergenti". Insomma, si tratta di una gran fetta del fatturato che porta le aziende italiane a seguire con interesse l’evoluzione della crisi di questi paesi.
Secondo gli specialisti della sim italiana, il 7% circa del giro d’affari totale arriva dall’America Latina, un altro 7% da Asia e Middle East, il 9% dall’Africa (soprattutto per il settore oil) e il 7% dall’Europa dell’Est. Secondo i calcoli del broker milanese, effettuati nell’ambito di uno studio risalente a metà giugno scorso, in caso di scenario peggiore si avrebbe una revisione ribassista delle stime di utile per azione del 2,5%. A livello settoriale i titoli più colpiti sarebbero gli industriali, le telecomunicazioni e i petroliferi. L’impatto minore si avrebbe su banche e utility.
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