Vaccini mRna: quello che ancora non sappiamo

Giorgia Bonamoneta

24/06/2021

24/06/2021 - 22:40

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Sappiamo abbastanza dei vaccini a mRna per affrontare una terza dose? Questo è il dubbio che scalda il dibattito. La soluzione, anche contro le varianti, potrebbe essere un mix di vaccini.

Vaccini mRna: quello che ancora non sappiamo

Nonostante gli esperti concordino nel ritenere i vaccini mRna tra i più efficaci contro il Covid, ci sono ancora diversi dubbi da chiarire.

Alla fine di questa estate, se il piano del Commissario straordinario sarà portato a termine, l’80% della popolazione italiana sarà vaccinata contro il Sars-CoV-2. La maggior parte degli italiani sarà vaccinata con Pfizer/BioNTech, un vaccino a mRNA che non introduce nelle cellule il virus, ma solo l’informazione genetica per costruire copie della proteina Spike.

Come per gli altri vaccini, anche questo a mRNA usato dalla maggioranza degli italiani (37.359.811 dosi) dovrà essere ripetuto in futuro. Ormai sembra evidente a tutti che il Covid-19 sarà un virus endemico, che si ripresenterà stagionalmente e con il quale dovremo convivere. Non serviranno quindi solo due dosi, ma anche una terza, quarta, quinta dose da ripetersi negli anni. Ne è convinto anche il Generale Francesco Paolo Figliuolo.

Ci si domanda quanto saranno sicure queste future vaccinazioni, soprattutto perché qualche studio sta già mettendo in dubbio l’efficacia di sovrascrivere dosi dello stesso vaccino. Un mix di vaccini? Anche in questo caso non si conoscono le conseguenze, ma potrebbe in realtà essere un bene inoculare vaccini a mRNA e vaccini a vettore virale.

Cosa sappiamo sulla terza dose dei vaccini a mRNA

Ogni volta che si parla di vaccini il rischio è di incappare in qualche narrazione allarmistica.

D’altra parte i dubbi sulla sicurezza sono più che leciti, soprattutto una volta fuori dalla fase emergenziale entro i quali i vaccini stanno operando. Non è una novità, anche nelle scorse epidemie è capitato di usare vaccini sperimentali per via dell’emergenza in corso, pensiamo al virus Ebola in Guinea e nel Congo.

Il caso del Covid-19 non è troppo differente; anche l’Ebola infatti è diventata una malattia endemica, con il rischio di ripresentarsi in futuro. La nostra attuale posizione sui i futuri richiami è che saranno inevitabili e per questo gli esperti dovranno lavorare per rendere sicure le prossime dosi.

Sappiamo, per esempio, che i vaccini possono causare effetti collaterali medio-lievi, dal malessere diffuso alla febbre, ma non sappiamo quali saranno gli effetti al sommarsi dei vaccini. Secondo Margaret Liu, ricercatrice e accademica, il problema delle dosi sommate non saranno tanto gli effetti collaterali, quanto la diminuzione della capacità di immunizzare.

Antonio Cassone, esperto di Microbiologia e Vaccinologia e Roberto Cauda, docente di Infettivologia, hanno chiuso l’articolo pubblicato per Repubblica con una possibilità ancora poco considerata dagli italiani: una terza dose eterologa, ovvero un mix di vaccini a mRNA e a vettore virale per sfruttare le peculiarità di entrambi.

Eventi avversi dei vaccini a mRNA che spaventano

I vaccini a mRNA sono presi in considerazione per studi futuri sul trattamento di diverse tipologie di malattie e condizioni, una tra queste il cancro.

Non sono esperimenti a occhi chiusi sulla popolazione mondiale e questo va ribadito ogni volta che una narrazione frettolosa e allarmistica rischia di frenare la corsa all’immunità di gregge. Secondo l’AIFA (Agenzia italiana del farmaco) i vaccini stanno facendo un ottimo lavoro: una doppia dose di vaccino Pfizer è capace di proteggere il 95% degli adulti dai 16 anni in su.

Per i più giovani però potrebbe esserci un problema. Il Ministero della Salute Israeliano ha fatto sapere di aver riscontrato una corrispondenza, seppur piccola, tra i vaccini Pfizer/BioNTech e alcuni casi di miocardite. I numeri comunque sono bassi, lo riporta lo stesso istituto israeliano: sono 275 casi riportati da dicembre 2020 a maggio 2021, su oltre 5 milioni di vaccinati nel Paese. L’azienda Pfizer ha risposto di non aver riscontrato un tasso d’incidenza più alto di miocardite rispetto alla media della popolazione.

I dubbi permangono e solo il tempo e lo studio degli effetti potranno darci una risposta più chiara.

La terza dose, secondo quando riportato nell’articolo su Repubblica, potrebbe davvero avvenire con un vaccino diverso da quello già iniettato, con la possibilità che agisca meglio anche sulle varianti. Questo discorso va avanti da qualche mese nel mondo accademico, mentre le case farmaceutiche pensano già a come contrastare tutte le varianti in un’unica dose.

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