Unione Bancaria, risoluzione crisi: il fallimento ricadrà su azionisti, creditori e correntisti

Marta Panicucci

15 Aprile 2014 - 16:57

Unione Bancaria, risoluzione crisi: il fallimento ricadrà su azionisti, creditori e correntisti

A larga maggioranza è stato approvato questo pomeriggio il cosiddetto secondo pilastro dell’Unione Bancaria europea. Si tratta del meccanismo unico di risoluzione bancaria ovvero le regole fissate dal parlamento europeo valide per le banche in crisi finanziaria: tale meccanismo stabilisce che non siano i cittadini a pagare per le gli istituti bancari.

Il primo passo verso l’Unione bancaria è stato fatto quasi un mese fa, oggi era atteso il via libera per l’approvazione del secondo pilastro, dopo l’ok al primo che ha affermato il ruolo di supervisione della Bce sugli istituti di credito dell’Unione.

Garanzia per contribuenti
L’Unione bancaria rappresenta una bella garanzia per i contribuenti dei paesi dell’eurozona: evita che le crisi bancarie vadano a ricadere sullo loro tasche. A pagare invece saranno gli istituti stessi che dovranno versare dei contributi obbligatori da utilizzare proprio in questi casi. Se la banca poi arrivasse al fallimento a rimetterci saranno gli azionisti, i creditori e, in ultima istanza, i correntisti con depositi superiori ai 100mila euro.

Crisi bancaria
In caso di crisi bancaria, sarà la Banca centrale europea a dare il via libera al processo per il salvataggio dell’istituto. Ma la gestione della crisi sarà affidata a un comitato unico composto da rappresentanti della Bce, della Commissione europea e delle autorità nazionali competenti. Sul destino finale dell’istituti decideranno insieme Commissione e governi.

Meccanismo unico a regime
Tale meccanismo necessita di 8 anni per entrare a regime, tempo necessario affinché Stati e banche coinvolte cedano i 55 miliardi di euro previsti. La prima tappa vede come protagonisti gli Stati che metteranno in comune il 40% dei fondi predisposti per il fondo. Tale percentuale è destinata a salire negli anni, al 60% nel secondo anno e 70% dal terzo.

La presidenza greca ha annunciato che il fondo costituito grazie all’accordo intergovernativo sarà "operativo dal gennaio 2016". I paesi infatti, avevano chiesto una sorta di meccanismo paracadute in attesa che tale fondo entri effettivamente a regime, ma la proposta è stata bocciata da Bruxelles.

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