Unicredit crolla, Mps sale: prospettive e road map dopo stress test

Antonio Atte

01/08/2016

Crollo delle azioni Unicredit a Piazza Affari dopo gli stress test. In rialzo, invece, il titolo Mps. Il punto sulle due banche sistemiche.

Unicredit crolla, Mps sale: prospettive e road map dopo stress test

Focus su Unicredit e Mps dopo stress test - La prima figura tra le banche italiane “promosse” agli ultimi stress test, ma sta contribuendo a trascinare giù Piazza Affari con il suo -7,6%. L’altra è la pecora nera d’Europa, ma viaggia a +3,4%.

Entrambe, comunque, fanno parte della lista delle 10 peggiori banche del Vecchio Continente, stando alla “pagella” stilata dall’EBA il 29 luglio. Stiamo parlando rispettivamente della seconda e della terza banca italiana, Unicredit e Mps.

Dunque, cosa aspettarsi dai due istituti di credito dopo l’esame della BCE?

Mps: il punto della situazione dopo gli stress test

Proprio venerdì, a poche ore dalla pubblicazione degli esiti definitivi degli stress test, il cda del Monte dei Paschi di Siena aveva ricevuto l’ok della Banca Centrale Europea al piano di “salvataggio” preparato dall’ad Fabrizio Viola di concerto con Lazard, Jp Morgan e Mediobanca.

L’istituto senese comincia dunque a guardare con più fiducia al suo futuro, anche se i tempi per l’uscita dalle secche si preannunciano tutt’altro che brevi. A partire dalla cessione di 9,2 miliardi di crediti deteriorati netti (circa 27 miliardi di sofferenze lorde), i quali saranno ripartiti in questo modo:

  • agli attuali soci sarà assegnata una tranche junior da 1,6 miliardi;
  • la tranche mezzanina da 1,6 miliardi sarà coperta dal fondo Atlante;
  • nel caso della tranche senior (garantita) da 6 miliardi di euro è prevista l’attivazione del GACS, lo strumento di garanzia pubblica messo in campo dal governo e finora mai sperimentato, se si esclude il precedente della Popolare di Bari.

A fine settembre Mps presenterà il suo nuovo piano industriale, dopodiché - tra ottobre e novembre - l’assemblea dei soci sarà chiamata a varare un aumento di capitale da 5 miliardi, su cui è al lavoro un consorzio di collocamento composto da 8 banche internazionali con il coordinamento di Jp Morgan.

Il fondo Atlante interverrà sui crediti deteriorati all’inizio dell’anno prossimo. Per sostenere la cartolarizzazione delle sofferenze (che saranno comprate al 33% del loro valore di libro) è previsto un prestito ponte.

Unicredit: il punto della situazione dopo gli stress test

Anche in casa Unicredit la situazione non è delle più felici. La banca - riportando un CET1 ratio del 7,5% in caso di scenario avverso per l’anno 2018 - ha superato gli stress test per il rotto della cuffia. Mercoledì l’istituto di Piazza Gae Aulenti pubblicherà il bilancio relativo al secondo trimestre 2016. Dati che, stando al parere di UBS, dovrebbero rivelarsi piuttosto deludenti.

Il broker svizzero inoltre stima in 5-6 miliardi di euro il fabbisogno di capitale della banca guidata da Jean-Pierre Mustier. L’ad francese sarà chiamato a gestire un aumento di capitale che ormai tutti - a partire dal presidente Unicredit, Giuseppe Vita - considerano scontato, nonostante le recenti cessioni del 10% di Fineco e Pekao, per un valore complessivo di 1,1 miliardi di euro, e la prossima messa sul mercato di Pioneer dopo il fallimento della trattativa con il Banco di Santander.

Il nodo della ricapitalizzazione, comunque, sarà affrontato non prima della revisione del piano strategico, la quale sarà resa nota entro la fine del 2016.

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