Dopo aver rifiutato le proposte del Governo, la Cgil ha indetto una mobilitazione per il 2 dicembre. La partita sulla fase due ora continua in Parlamento.
La Cgil rifiuta le proposte del Governo, dice no all’accordo sulle pensioni e indice una mobilitazione per il 2 dicembre spaccando così il fronte sindacale che, negli ultimi mesi, si era compattato nel portare avanti le trattative con l’esecutivo.
Potrebbe essere riassunto così l’incontro che si è tenuto ieri tra le tre principali sigle sindacali e il Governo, per decidere le sorti della fase due della riforma delle pensioni alla luce dei problemi di risorse esistenti e denunciati più di una volta da diversi esponenti della maggioranza.
Per la Cgil però le misure messe in campo dal Governo non sarebbero sufficienti, e non risponderebbero alle esigenze evidenziate dai lavoratori. Così, nel rispetto delle aspettative, mentre Cisl e Uil hanno deciso di dare fiducia all’esecutivo, la Cgil non ha firmato l’accordo e ha fissato per il prossimo 2 dicembre una giornata di mobilitazione nazionale.
Ultime notizie pensioni: la Cgil prosegue nella mobilitazione
Sono diverse le critiche piovute addosso alla Cgil per la decisione di dire no alle proposte avanzate dal Governo.
Il premier Gentiloni ha chiesto ai sindacati di venire incontro allo sforzo dell’esecutivo, impegnandosi in prima persona a discutere, più avanti, della situazione delle pensioni di donne e giovani. Promesse che non sono bastate però al sindacato guidato da Susanna Camusso che da mesi chiede risposte concrete su questi punti, alla luce anche dell’accordo siglato lo scorso anno.
La rottura, come era stata già ampiamente preannunciato e ipotizzato, è stata a questo punto inevitabile: se la Cisl ha detto sì all’accordo, e la Uil, seppur con qualche riserva, ha deciso di dare fiducia all’esecutivo, la Cgil ha mantenuto quanto promesso nei giorni precedenti il confronto e ha indetto una nuova giornata di mobilitazione per il prossimo 2 dicembre.
"Il nostro giudizio sul testo proposto dal governo sulla previdenza è di grande insufficienza",
ha spiegato Susanna Camusso
"la proposta del governo si muove ancora per deroghe, per piccoli interventi, e questo rende incerto il sistema previdenziale. È un’occasione persa, in termini di prospettiva del sistema, pensiamo in particolare ai giovani e alle donne".
Decisiva inoltre la scelta del Governo di non parlare di Opzione donna e della possibilità di istituire una nona salvaguardia a tutela degli esodati rimasti esclusi dall’ottava.
Ultime notizie pensioni: la decisione ora spetta alle Camere
D’altronde nonostante si sia abbondantemente ai tempi supplementari, la partita non è ancora finita.
Le proposte avanzate dal Governo saranno presentate in Parlamento sotto forma di emendamento, e dovranno quindi passare al vaglio delle Camere. Proprio per questo la segretaria della Cgil ha già iniziato a muoversi, mandando una lettera a tutti i presidenti dei gruppi parlamentari per richiedere un incontro urgente, in vista dei lavori sulla Legge di Bilancio.
La possibilità è che durante l’iter parlamentare possano essere aggiunti dei correttivi, come spiega il presidente della Commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano convinto, come la Camusso, che si potesse fare di più:
"Ad esempio, non si capisce perché, per accedere all’esenzione dai 67 anni, venga richiesto un minimo di 30 anni di contributi. È una soglia da abbassare"
spiega l’ex Ministro del Lavoro, che poi prosegue:
"Al tempo stesso, la garanzia del Governo di portare da 6 mesi a 1 anno i contributi figurativi per le lavoratrici per ogni figlio, nel limite massimo di 2 di anni, dovrebbe diventare una scelta non vincolata ai risparmi dell’APE, ma una misura che riconosca il valore sociale del lavoro di cura”.
Un pensiero va infine ai giovani:
"Dobbiamo abbassare le soglie richieste di 2,8 e 1,5 volte il minimo, che vincolano e limitano fortemente la possibilità di andare in pensione a partire dai 63 anni".
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