L’UE sfida la Cina con la Global Gateway da 300 miliardi: di cosa si tratta

Violetta Silvestri

1 Dicembre 2021 - 15:30

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L’Unione Europea ha lanciato la strategia di investimenti nel mondo, quasi a voler controbilanciare la nuova Via della Seta cinese. Sfida geopolitica tra UE e Pechino? Cosa prevede il piano europeo.

L’UE sfida la Cina con la Global Gateway da 300 miliardi: di cosa si tratta

L’UE ha presentato Global Gateway, il piano di investimenti comunitario per rafforzare la sua presenza nel mondo.

Secondo alcuni analisti la strategia di Bruxelles, che vale 300 miliardi di euro, mira ad accrescere l’influenza geopolitica del vecchio continente, come attore unico, in modo da controbilanciare i massicci interventi cinesi con il progetto Belt and Road Initiative (nel quale è coinvolta anche l’Italia).

Cos’è Global Gateway e quale ruolo avrà per rafforzare la credibilità dell’UE, anche in contrapposizione alla Cina?

UE protagonista nel mondo con investimenti da 300 mld di euro

Nella nota ufficiale della Commissione Europea, l’iniziativa Global Gataway è presentata come:

“la nuova strategia europea per rafforzare i collegamenti intelligenti, puliti e sicuri nei settori digitale, energetico e dei trasporti e rafforzare i sistemi sanitari, di istruzione e di ricerca in tutto il mondo”

La grande idea alla base di questo progetto europeo è quella di mobilitare fino a 300 miliardi di euro in fondi pubblici e privati ​​entro il 2027 per finanziare progetti infrastrutturali dell’UE all’estero. Ciò significa costruire infrastrutture di ultima generazione come cavi in ​​fibra ottica, reti 5G e impianti di energia verde nei Paesi in via di sviluppo, cercando anche di competere con la Cina su opere legate al trasporto, come autostrade e aeroporti.

Nello specifico, Global Gateway si basa su nuovi strumenti finanziari rientranti nel budget pluriennale dell’UE 2021-2027, quali: lo strumento di vicinato, sviluppo e cooperazione internazionale (NDICI)-Global Europe, lo strumento di assistenza preadesione (IPA) III, nonché Interreg, InvestEU e il programma di ricerca e innovazione dell’UE Orizzonte Europa.

Attraverso questi canali l’Unione potrà spingere per investimenti pubblici e privati ​​in settori prioritari. Attraverso il Fondo Europeo per lo Sviluppo Sostenibile+ (EFSD+), ci saranno a disposizione fino a € 135 miliardi per investimenti garantiti per progetti infrastrutturali tra il 2021 e il 2027. 18 miliardi di euro in sovvenzioni saranno erogati nell’ambito di altri programmi di assistenza esterna dell’UE e 145 miliardi di euro verranno da volumi di investimento pianificati da altre istituzioni europee di finanziamento dello sviluppo.

Lo scopo della strategia è offrire “sovvenzioni, prestiti favorevoli e garanzie di bilancio per ridurre i rischi degli investimenti e migliorare la sostenibilità del debito, promuovendo anche i più elevati standard di gestione ambientale, sociale e strategica”.

Trasparenza, sostenibilità, promozione di valori democratici sono tre obiettivi fondamentali per l’UE in questa iniziativa.

L’UE sfida la Cina: quali previsioni?

Che la strategia sia anche una risposta alla Nuova Via della Seta cinese lo si apprende, tra le righe, quando nel documento ufficiale la Commissione UE evidenzia:

“L’UE è impegnata a collaborare con partner che la pensano allo stesso modo per promuovere investimenti in connettività sostenibile. Global Gateway e l’iniziativa statunitense Build Back Better World si rafforzeranno a vicenda. Questo impegno a lavorare insieme è stato riaffermato alla COP26... in cui l’UE e gli Stati Uniti hanno riunito partner con idee simili per esprimere il loro comune impegno ad affrontare la crisi climatica attraverso lo sviluppo di infrastrutture pulite, resilienti e coerenti con un futuro a zero.”

Un richiamo esplicito, quindi, all’iniziativa USA per sovvenzionare progetti infrastrutturali nel mondo, con richiamo ai valori finora in contrasto con la Cina.

Secondo alcuni analisti, comunque, il progetto europeo parte zoppo rispetto a quello faraonico di Pechino. Innanzitutto per il budget.

Le spese complessive di Pechino per la BRI potrebbero estendersi a $1,2 trilioni - $1,3 trilioni entro il 2027, secondo Morgan Stanley, anche se ci sono stati recenti suggerimenti secondo cui lo schema cinese potrebbe perdere slancio a causa dei timori di corruzione e prezzi eccessivi.

E poi, il nocciolo della questione in UE è se i politici possono persuadere le imprese private a partecipare e investire strategicamente in modo efficace come hanno fatto i funzionari cinesi, sostenuti dalla generosità e dal potere di un modello gestito dallo stato.

Il successo di Pechino con la BRI risiede in parte nel fatto che le banche commerciali statali fanno parte del gioco, consentendo alle aziende di intraprendere investimenti anche politicamente o commercialmente rischiosi.

Quel che è certo, è che l’UE avanza in modo ambizioso come soggetto commerciale. Gli investimenti in infrastrutture, o connettività, sono diventati un campo di battaglia chiave per l’influenza geopolitica e la Cina ha ampliato la sua portata strategica in parti dell’Africa, dell’Asia, dell’America Latina e dell’Europa.

Sicuramente la sua presenza è già massiccia, ma la credibilità e l’attenzione alla sostenibilità europee potrebbero fare la differenza nella scelta del partner da parte delle nazioni emergenti.

Bisogna sottolineare, infatti, che Pechino ha creato dipendenza dal debito in nazioni che vanno dal Pakistan al Montenegro, con molti progetti che non sono all’altezza anche in termini di sostenibilità.

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