Turismo: come risollevare il settore che il governo Conte ha abbandonato

Vincenzo Caccioppoli

18/06/2020

18/06/2020 - 15:07

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Quali prospettive per il settore del turismo e quali misure sono necessarie per la ripresa? Money.it intervista Luca Patanè, per il quale il settore «deve essere al centro dell’agenda del governo».

Turismo: come risollevare il settore che il governo Conte ha abbandonato

Il sistema turismo rappresenta il 13% del PIL e dà lavoro a più di 3 milioni di persone, ma il governo non sembra tenere nella giusta considerazione un settore così importante e strategico per il Paese.

Anche in un momento così difficile per un settore duramente colpito dalla emergenza sanitaria, le misure messe in campo dal governo non sembrano andare nella giusta direzione a detta degli operatori del settore.

Per creare maggiore consapevolezza è stato promosso il Manifesto del turismo. Ideatore della iniziativa è stato Luca Patanè, presidente della Federazione Turismo Organizzato e leader del Gruppo Uvet. Una realtà specializzata in viaggi d’affari, mobility, turismo, incoming ed eventi corporate che occupa oltre 2.000 dipendenti, dispone di 1.000 agenzie viaggio, controlla la compagnia aerea Blu Panorama e realizza un fatturato di 2,9 miliardi euro.

Domanda: Dott. Patanè, cosa pensa delle iniziative del governo per il comparto turismo inserite nel recente decreto rilancio?

Risposta: “Quello messo in campo dal governo è assolutamente insufficiente. Il turismo è stato letteralmente stravolto da questa pandemia e occorrono misure ben più drastiche di quelle messe in campo da governo. Nel Manifesto del turismo abbiamo elencato una serie di misure che si dovrebbe mettere subito in atto, il turismo deve essere al centro dell’agenda del governo, perché le prospettive sono drammatiche.

Basti pensare che già è certa la perdita di oltre 30 milioni di turisti italiani e stranieri tra marzo e maggio – quasi 90 milioni di presenze in meno nelle strutture ricettive turistiche ma anche di consumi nei ristoranti e pubblici esercizi, nello shopping, nei trasporti locali, nelle visite guidate alle città d’arte, ai musei, ai siti archeologici. Ma le prospettive sono ancora peggiori.

Sui quasi 200 miliardi di volume d’affari complessivo che il turismo genera – direttamente e tramite effetti su altri settori – le previsioni meno pessimistiche indicano una perdita nell’ordine del 60% da qui a fine anno, mentre sono totalmente fermi i viaggi degli Italiani all’estero, almeno fino a estate inoltrata avrebbero dovuto essere 22,5 milioni”.

D: Forse il turismo viene un poco dimenticato anche perché manca un interlocutore diretto. Secondo lei servirebbe un ministro del turismo come in altri paesi a grande vocazione turistica, come Grecia e Spagna?

R: “Certo, un ministro del turismo per un comparto così importante per l’economia sarebbe sicuramente auspicabile. Ma il problema è che del turismo la politica se ne ricorda solo in tempo di elezioni”.

D: Però adesso dovrebbe arrivare il bonus vacanze per tutti coloro che vogliono fare le vacanze in Italia...

R: “Sono semplici palliativi che servono a poco, i turisti italiani da soli non bastano. Gli arrivi dall’estero rappresentano oltre il 50% del nostro fatturato. E gli italiani da soli, sempre ammesso che la gente voglia fare le vacanze con tutto questo terrorismo che i tanti virologi ed esperti stanno spargendo a pieni a mani.

Le faccio un veloce e semplice calcolo: su 1.000 euro che un turista estero spendeva fino a oggi per fare un viaggio in Italia, nel nostro PIL ne restavano 550, incluse le spese fatte qui a destinazione. Questo rapporto crollerà ulteriormente se governo e Parlamento non intervengono subito per la continuità delle nostre attività, immettendo denaro fresco, con credito accessibile e agevolato, e un indennizzo commisurato alle perdite registrate, in proporzione ai ricavi dello scorso anno mese su mese”.

D: Cosa pensa anche di tutta questa frammentazione e decisioni autonome da parte delle Regioni, pensiamo alla Regione Sardegna e a quella siciliana, che sembravano intenzionate a mettere limitazioni o vincoli all’arrivo di turisti da zone molto colpite come quelle del nord Italia?

R: “Dico che sono tutti bravi a fare i fenomeni e i virtuosi, poi però quando dovranno contare le centinaia di migliaia di disoccupati a causa della crisi ne riparleremo. Mi fa sorridere che queste iniziative arrivino proprio da Regioni la cui economia è quasi interamente dipendente dal turismo. A mio modesto avviso è il momento di dare voce agli imprenditori, a chi fa impresa nel settore e sa quali possono essere i rimedi e le soluzioni per cercare di mettere a posto una situazione drammatica”.

D: Alla luce della sua esperienza come vede il futuro per il settore turistico?

R: “In questi giorni per lavoro ero a Roma e ho potuto fare un giro in centro. C’è una desolazione che forse nemmeno dopo una guerra la si trova. La situazione è difficilissima ed è per questo che il governo ci deve sostenere per cercare di resistere per poi ripartire quando tutto questo sarà finito. Ma occorre farlo subito, siamo ormai ai tempi supplementari, se non si interviene subito, poi sarà troppo tardi.

Serve una programmazione sul modello spagnolo, che ci dica ora, con ragionevole certezza, quando potremo tornare ad operare. E basta con i provvedimenti a macchia di leopardo. Il turismo si fa su scala nazionale ed internazionale e non è compatibile con i confini degli Stati chiusi e le limitazioni agli spostamenti tra Regioni”.

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