Social recruiting e web reputation sono le parole chiave per trovare lavoro ai tempi del web 2.0. Ecco cosa è emerso dall’indagine “Il lavoro ai tempi del #socialrecruiting e della #digitalreputation” condotta da Adecco Italia, in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
La web reputation è la chiave per farsi notare dai cacciatori di teste e dalle più prestigiose società di recruiting: non parliamo, infatti, solo della semplice ricerca su google dei risultati relativi al nome di un possibile candidato, ma della valutazione delle capacità complessive di coltivare significative relazioni sociali. E’ infatti sempre di più il web, il luogo dove la domanda e l’offerta di lavoro si incontrano, soprattutto per quanto riguarda le professioni più innovative e remunerative. Questo è quanto è emerso dall’indagine svolta nel 2013 da Adecco Italia, in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore, dal titolo “Il lavoro ai tempi del #socialrecruiting e della #digitalreputation”.
Che cos’è la web reputation
Se per web reputation tradizionalmente s’intende ciò che la rete dice di noi, sfruttarla al meglio per ottenere un vantaggio competitivo nella ricerca di un lavoro o comunque per ottenere vantaggi professionali non è così semplice. Non basta, infatti, posizionarsi sul web attraverso gli account sui social network per promuovere noi stessi (o la nostra azienda): a fare la differenza sarà la nostra capacità di creare una presenza online di qualità, al fine di promuovere la nostra reputazione. Grande attenzione, quindi, a cosa internet dice di noi: l’indagine Adecco dimostra che ben il 77% dei recruiter inserisce il nominativo di un candidato su un motore di ricerca, anche al fine di verificare che il suo profilo sia adeguato all’identità di brand dell’azienda che sta cercando nuovi collaboratori.
Che cos’è (e come funziona) il social recruiting
L’utilizzo delle piattaforme web per il reclutamento online di personale è sempre più diffuso: dai dati derivanti dall’indagine annuale Social Recruiting Survey 2013, infatti, risulta che ben il 94% delle aziende ne fa uso. Tuttavia, se il primo strumento per la ricerca di un impiego ai tempi del web 2.0 è sicuramente Linkedin (utilizzato dal 49% dei selezionatori), in Italia sembra registrarsi ancora qualche ritardo nell’adozione di questa utilissima piattaforma. Dall’indagine di Adecco Italia, infatti, emerge che solo il 31% degli intervistati ha scelto di utilizzarlo, continuando invece a preferire altre piattaforme professionali più tradizionali.
La ricerca del lavoro ai tempi dei dispositivi mobili
Una vera rivoluzione nel campo della ricerca di un impiego è stata rappresentata dal diffondersi sempre più massiccio di tecnologie mobile. Negli Stati Uniti, infatti, secondo un recente studio targato Career Builder, sono ben 9 milioni gli americani che cercano lavoro non solo sul web, ma proprio tramite applicazioni mobili. In questo campo, tuttavia, l’Italia non fa la figura dell’ultima della classe: sono proprio italiane, infatti, alcune delle piattaforme più innovative nel settore. Parliamo di Gild, considerata la “Google dei talenti”, startup tricolore emigrata nella Silicon Valley; Hivejobs, la prima società italiana i cui selezionatori svolgono le selezioni solo nel loro settore ed esclusivamente via Skype, fino a Jobyourlife, piattaforma basata sulla geolocalizzazione dedicata a profili professionali che puntano alla vicinanza tra casa e lavoro.
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