Stop ai centri commerciali in Trentino: “Valorizziamo la qualità e difendiamo il territorio”. Intanto in America i grandi mall sono destinati a sparire. Colpa dell’e-commerce
Stop ai centri commerciali. E’ quanto ha deciso la Giunta provinciale di Trento nella seduta del 22 settembre scorso, approvando in via definitiva la proposta del vicepresidente e assessore allo sviluppo economico e lavoro Alessandro Olivi. La delibera prevede di bloccare l’insediamento di nuovi centri commerciali di grandi dimensioni in Trentino, in particolare di grandi piattaforme monofunzionali con superficie superiore ai 10.000 mq.
Il motivo? Valorizzare le piccole realtà commerciali e favorire un consistente risparmio del suolo – solo il 13% del quale è potenzialmente disponibile per gli insediamenti e l’agricoltura - permettendo una più razionale distribuzione delle superfici sul territorio. L’obiettivo è puntare attenzione e risorse verso i cosiddetti centri commerciali naturali, composti da piccoli e medi negozi che insistono nei centri storici e nelle periferie.
“Il Trentino, insomma, respinge l’omologazione tout court ai grandi formati, salvaguardando e promuovendo un sistema commerciale integrato, diffuso in maniera capillare sul territorio, attento alla qualità”,
ha spiegato Olivi. Non un atto meramente politico, a quanto pare, ma una scelta che è stata discussa con associazioni di categoria, sindacati ed enti locali e che ha ricevuto alcune osservazioni critiche solo da Federdistribuzione.
La crisi dei centri commerciali
Se la decisione della Provincia autonoma di Trento possa contagiare a breve altre Regioni italiane è difficile a dirsi. Certo è che la crisi dei centri commerciali è ormai innegabile anche in seguito all’ampia diffusione dell’e-commerce che ha completamente rivoluzionato il modo di fare acquisti. In pochi decenni siamo passati da un’economia basata sul vicinato a un’economia globalizzata, attraversando le piazze coperte dei grandi magazzini. Che in Italia ancora resistono: se contano quasi 1200 – il maggior numero è in Lombardia – e danno lavoro a oltre 360 mila persone.
“Dead Malls”
Il mondo dello shopping cambierà, invece, negli Stati Uniti d’America. Stando a un rapporto della Credit Suisse, nel 2022 un quarto dei centri commerciali americani non esisterà più. Il commercio elettronico – che già minaccia la vendita a dettaglio - decreterà quindi la morte dei grandi mall a stelle e strisce. I numeri non sono incoraggianti: dall’inizio dell’anno sono già più di 3.600 le chiusure di negozi nei centri commerciali e secondo il rapporto dell’Istituto di Credito altre 8.500 chiuderanno i battenti entro la fine del 2017.
Inoltre, tra il 2010 e il 2013, secondo l’agenzia immobiliare Cushman & Wakefield, nei mall c’è stato un calo del 50% delle visite.
Ma che ne sarà, poi, di quelle grandi strutture senza più vita? La priorità sarebbe quella di riconvertire gli spazi trasformandone la destinazione d’uso, ma non sempre intenzioni e investimenti vanno a buon fine. In America, si contano, infatti, decine di centri commerciali fantasma, luoghi abbandonati in attesa di demolizione, la storia dei quali è addirittura raccontata nel sito internet deadmalls.com
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