Trading online: nuove norme ESMA troppo rigide ma industria dei CFD saprà andare avanti

Alessio Trappolini

28/03/2018

28/03/2018 - 18:34

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All’indomani della pubblicazione delle nuove norme ESMA che hanno messo al bando opzioni binarie e limitato la leva nei CFD, Money.it ha raccolto l’opinione dei principali broker attivi in Italia per capire le possibili evoluzioni del settore

Trading online: nuove norme ESMA troppo rigide ma industria dei CFD saprà andare avanti

Ieri l’ESMA, acronimo di European Securities and Markets Authority, ha pubblicato in via ufficiale un provvedimento con il quale sono state messe al bando le opzioni binarie e sono state introdotte forti limitazioni all’uso della leva sui CFD, acronimo di Contratti per Differenza (per approfondimenti clicca qui).

Money.it ha interpellato alcuni dei principali broker attivi in Italia nel panorama del trading online per capire quali saranno le ricadute sulla loro operatività e quali mosse hanno in cantiere per fronteggiare il nuovo scenario regolamentare.

Come giudichi le nuove regole emanate dall’ESMA?

Angelo Ciavarella (Infinox): Le disposizioni dell’ESMA erano attese già dallo scorso dicembre e pertanto eravamo preparati a delle misure di tale entità. A mio avviso l’intervento del regolatore è stato troppo duro e rischia di mettere l’investitore retail in situazioni di svantaggio più che di tutela. Ben venga il bando delle opzioni binarie, tuttavia io sarei stato meno rigido nello stabilire i limiti sulla leva finanziaria. Porre una leva massima di 30 per gli investitori definiti “esperti” mi sembra eccessivamente cautelativo. Io avrei seguito il modello della FCA inglese che aveva previsto una leva massima di 50.

Stefano Gianti (Swissquote): Ritengo che l’intervento ESMA sia stato troppo severo. Per quanto riguarda i CFD ritengo che passare da una leva finanziaria di 400 (come era fino a ieri) ad un tetto massimo di 30 mi sembra davvero eccessivo. Tuttavia vorrei invitare sia gli investitori che i broker a non farsi prendere dal panico. Ricordo che l’ESMA ha concesso ancora 2 mesi di tempo per adattarsi alle nuove regole e pertanto c’è tempo per ragionare sulle possibili contromosse.

Alex Pusco (Ceo di ActivTrades): Noi di ActivTrades accogliamo con favore ogni normativa che pone al centro il cliente e la sua sicurezza. Riteniamo tuttavia che la precedente proposta dell’FCA, l’autorità di controllo dei mercati britannica, relativa ad una riduzione della leva a 1:50 (simile a quella praticata negli Stati Uniti) e non a 1:30 come ha invece voluto dall’ESMA, potesse essere più idonea per le esigenze di protezione del cliente ricercate dal regolatore tramite questa normativa. Dai nostri studi emerge come la grande maggioranza dei clienti abbia una buona consapevolezza delle proprie operazioni. Alcuni di essi stanno vivendo queste decisioni come una riduzione della propria libertà di investire sui mercati finanziari.

Vi saranno ricadute gravi sul vostro business?

Angelo Ciavarella (Infinox): Sicuramente l’industria risentirà di un calo dei volumi almeno nel primo anno, così come avvenuto in Giappone qualche anno fa. Quando l’autorità nipponica deliberò un limite alla leva finanziaria da 100 a 25 i volumi di negoziazione impiegarono qualche anno prima di stabilizzarsi e tornare sopra la media storica. Per la nostra industria mi aspetto una contrazione delle revenue nell’ordine del 30-40%, non di più.

Stefano Gianti (Swissquote): Secondo me la norma penalizzerà principalmente i broker di piccole dimensioni, favorendo la concentrazione dell’industria. Noi di Swissquote siamo relativamente tranquilli: l’80% delle nostre revenue proviene da una clientela di fascia alta e pertanto non ci aspettiamo gravi ricadute sul business. Sicuramente questa nuova norma potrebbe favorire l’emigrazione delle piattaforme verso giurisdizioni offshore. Noi di Swissquote però non siamo orientati in questa direzione.

Alex Pusco (Ceo ActivTrades): Ritengo che il maggior rischio sia quello di un esodo da parte degli investitori del Vecchio Continente verso broker di altri Paesi scarsamente regolamentati e spesso anche non in grado di offrire servizi all’altezza delle aspettative dei trader.

Quali scenari per il futuro del vostro business e dell’industria CFD?

Angelo Ciavarella (Infinox): Ritengo che la norma favorirà l’emigrazione di alcuni broker verso giurisdizioni offshore. Noi di Infinox intendiamo muoverci in questa direzione. Dal 9 aprile prossimo sarà operativa la nostra sede alle Bahamas, quindi tutti i clienti italiani potranno comunque negoziare con leva 200 e 300, come sempre avvenuto. Abbiamo scelto Bahamas perché fra tutte le giurisdizioni offshore è sicuramente la più regolamentata per quanto riguarda i depositi.

Stefano Gianti (Swissquote): Come sempre quando ci sono normative di questa portata bisogna adattarsi ai nuovi scenari. Noi di Swissquote intendiamo utilizzare la nostra liquidità nel mercato delle acquisizioni. Come ho già detto ritengo che il principale effetto della norma sarà la concentrazione del settore, noi siamo pronti a questa sfida. Vorrei inoltre sottolineare che oltre alle regole si deve investire sulla formazione. Noi lo abbiamo sempre fatto e proseguiremo su questa strada attraverso webinar e trading tour in giro per l’Italia e l’Europa.

Alex Pusco (Ceo ActivTrades): Auspico una maggior attenzione del legislatore anche per i broker europei. Sinora il legislatore ha stretto le maglie con attacchi contro il nostro settore. Una volta che la regolamentazione sarà attiva, come intende proteggere i broker europei sotto la sua giurisdizione? Come abbiamo visto la protezione dei broker europei risulta centrale per limitare il deflusso di clienti verso aziende non regolamentate, in Europa e altrove, e quindi con scarse garanzie per i clienti.

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