Torna l’incubo deflazione in Italia: una spirale pericolosa da combattere in fretta

Federico Migliorini

30/08/2014

Ormai è ufficiale, l’Istat lo ha certificato e gli economisti ce lo confermano: l’Italia è in deflazione. Non succedeva dal 1959: abbassamento di consumi, salari e investimenti, ecco le conseguenze che ci aspettano e i possibili rimedi alla spirale deflattiva.

Torna l’incubo deflazione in Italia: una spirale pericolosa da combattere in fretta

Dopo oltre cinquant’anni l’Italia torna in deflazione. L’ultima volta era successo nel 1959. A certificare la situazione di allarme è l’ISTAT, che per quattro mesi consecutivi ha visto la discesa dell’indice dei prezzi al consumo (IPAC), che ha segnato un meno 0,1% rispetto allo stesso valore del mese di luglio di un anno fa.

Ma che cos’è la deflazione? Quali conseguenze potrebbe provare se non si interviene in tempo? Proviamo a scoprirlo insieme.

Deflazione: un pericolo meccanismo psicologico
In pratica il nostro Paese sta attraversando un periodo di calo generalizzato dei prezzi. Non proprio una buona notizia, come invece potrebbe sembrare. I consumatori vedono ridursi il costo della spesa, ma allo stesso si innesca un pericolo meccanismo psicologico: chi deve effettuare un acquisto lo rimanda, sperano che i prezzi abbassino ancora, mentre le imprese vedono ridursi drasticamente l’offerta di beni e servizi. Con l’offerta in calo i magazzini restano pieni e lungo periodo la produzione crolla, provocando un calo degli investimenti e un aumento della disoccupazione. Il rischio concreto è che si inneschi una pericolosa spirale deflattiva: quando le imprese sono costrette ad abbattere i prezzi per restare competitive, riducono i propri margini di profitto, finendo per non potersi più permettere ne di investire, ne di garantire gli stessi livelli occupazionali , con conseguenze a catena per tutto il sistema economico.

Per l’Italia questa situazione è inedita, infatti, fin dall’ingresso nell’Euro il nostro Paese ha visto un livello generale dei prezzi cronicamente in salita, ovvero un periodo di inflazione.

Le conseguenze sul debito pubblico
La deflazione non ha conseguenze soltanto sulla sfera economica, ma anche su quella del debito pubblico. Infatti, in situazioni normali, se la produzione industriale rimane invariata negli anni, il PIL in valore assoluto aumenta grazie all’effetto positivo dell’inflazione. Al contrario nei periodi di deflazione il PIL è destinato a scendere. Un PIL negativo, a sua volta, ha conseguenze sul debito pubblico, che potrebbe superare i parametri europei, in particolare il famoso rapporto deficit/PIL sotto il 3%, che l’Italia ha promesso di non sforare.

Come combattere la deflazione
La deflazione, insomma, va combattuta con misure efficaci ed immediate, ma quali? Sicuramente non possiamo farcela da soli, serve l’aiuto della Comunità Europea e soprattutto della BCE. Finora gli sforzi forniti dall’Europa si sono concentrati principalmente sul monitoraggio dell’inflazione. La via maestra è stata quella di una massiccia iniezione di liquidità con un piano di finanziamento da oltre 1.000 miliardi di euro. Adesso l’obiettivo è quello di fare si che questi soldi passino efficacemente dalle banche ad imprese e famiglie, per dare una scossa all’economia, tornando a stimolare consumi e acquisti, alimentando quella domanda che farebbe tornare le imprese ad investire, facendo tornare magicamente anche l’inflazione.

Naturalmente l’incubo deflazione per il momento è solo all’inizio, per questo motivo è bene intervenire subito con misure concrete, per evitare che la già altissima disoccupazione schizzi ancora verso l’altro, assestando un colpo fatale a molte delle piccole e medie imprese del nostro Paese. Per questo servono politiche industriali ed economiche concrete, con effetto immediato.

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