Trova già le prime resistenze la proposta del governo di mettere subito in busta paga il 50% del Tfr del lavoratore dipendente. Le opposizioni criticano l’ipotesi e anche il numero uno di Confindustria Squinzi frena sull’ipotesi del governo.
50% del Tfr subito in busta paga: questa l’ipotesi del governo che, insieme al taglio dell’Irap e al bonus di 80 euro, vorrebbe far ripartire i consumi in Italia. La notizia, anticipata ieri dal Sole24 Ore, quotidiano di Confindustria riceve oggi, proprio dal numero uno degli industriali il suo primo stop. Squinzi infatti, invita il governo a meditare bene sull’ipotesi di erogare subito il Tfr ai dipendenti perché così facendo si toglierebbe un tesoretto importante alle imprese. Contraria anche l’opposizione; Sel attacca il piano del governo: "50% Tfr in busta paga? Altra inutile mancia di Renzi".
Piano del governo
Tfr sta per Trattamento di fine rapporto, chiamato anche liquidazione. E’ la somma di denaro che il lavoratore ha accumulando annualmente e che l’azienda eroga al termine del rapporto di lavoro. Il Tfr liquidato dall’azienda in un’unica soluzione, si calcola per ogni anno di lavoro dipendente in una quota pari al 6,91% della retribuzione maturata nel periodo. La somma maturata è poi rivalutata dell’1,5% in misura fissa più il 75% dell’aumento dell’indice Istat dei prezzi al consumo rilevato a dicembre dell’anno precedente.
Allo studio del governo sarebbe un piano per il rilancio dei consumi. Si prevede la possibilità di trasferire subito nella busta paga dei lavoratori il 50% della somma maturata annualmente lasciando l’altra metà alle imprese. L’ipotesi di trasferire subito il 50% del Tfr in busta paga sarebbe valida per un periodo di tempo limitato: da un minimo di 1 anno ad un massimo di 3. Inizialmente, l’erogazione del 50% del Tfr, sarebbe valida soltanto per il lavoratori dipendenti privati e la scelta comunque spetterebbe al lavoratore.
Le critiche
Le prime critiche all’ipotesi di erogare il 50% del Tfr in busta paga arrivano da Sinistra Ecologia e Libertà. Giorgio Airaudo, deputato Sel, commenta così l’idea del governo: "Se c’è incertezza e precarietà le ‘mance’ del premier Renzi non servono a niente. La tendenza è sempre quella di non spendere, di fare la formica e risparmiare per i tempi peggiori". "Quello che è necessario - prosegue l’ex sindacalista - è un intervento ampio del mercato del lavoro. Non esiste l’asso di picche che risolve la partita".
Non soltanto l’opposizione, ma anche il numero uno di confindustria frena l’ipotesi di erogare il 50% del Tfr in busta paga: "E’ una situazione molto complessa, bisogna vedere quale drenaggio in termini di liquidità verrà fuori sulle imprese". Squinzi infatti ricorda che le aziende, con meno di 50 dipendenti, possono utilizzare il Tfr maturato dai lavoratori come fonte di finanziamento fino al momento della sua liquidazione al dipendente. Mettere in tasca del lavoratore, annualmente, il 50% del Tfr - teme Squinzi - arrecherebbe un danno alle aziende che si troverebbero con meno liquidità in cassa. Si tratta di un tesoretto da 25-26 miliardi di euro l’anno.
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