Terremoto sanità nella Regione Lazio: il piano Bondi prevede di raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2015 e lo fa attraverso una razionalizzazione della spesa finalizzata al settore sanitario. Eppure nel Lazio ci si sta già mobilitando per evitare la chiusura di istituti a rischio: in primis il San Filippo Neri, ma anche il Forlanini, il CTO, l’Oftalmico, lo Spallanzani e l’Eastman. Dall’altro fronte, tuttavia, il presidente della Commissione d’inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale, Ignazio Marino, ha affermato che nel Lazio c’è stato un ingente sperperamento di risorse e che la Regione si è rivelata un brutto esempio a livello nazionale.
Gli obiettivi del Piano Bondi
Mentre infuria la protesta ovunque, nelle strade come nelle stazioni della metropolitana e nei principali luoghi di passaggio, il Commissario per la Sanità nel Lazio Enrico Bondi ha stipulato un piano di rientro finalizzato a migliorare l’efficienza del settore, perseguendo 3 obiettivi: l’ottimizzazione dell’assistenza dei pazienti; il miglioramento e la riqualificazione della riabilitazione domiciliare e territoriale; un impiego più efficiente di risorse umane, tecnologiche e strutturali.
Attualmente la riduzione della spesa per l’acquisto di beni e servizi in seno alla spending review ammonta a circa 200 milioni di euro. Le priorità che il piano Bondi ha intenzione di perseguire per raggiungere il pareggio di bilancio nel triennio 2013-2015, sono sostanzialmente da riferirsi ad alcuni concetti chiave, come la razionalizzazione della logistica dei beni e alla loro tracciatura di utilizzo, l’organizzazione di un efficiente sistema di monitoraggio per quanto riguarda la gestione e un confronto continuo e costante tra aziende sanitarie delle diverse Regioni, allo scopo di accelerare gli aggiornamenti e migliorare in maniera più efficiente le pratiche.
Sono 5 gli obiettivi ufficializzati dal piano Bondi:
- rafforzamento della rete di emergenza;
- riduzione della frammentazione assistenziale attraverso l’aggregazione delle alte specialità;
- riformulazione e razionalizzazione della logistica della rete ospedaliera;
- potenziamento dell’offerta assistenziale nelle Province e maggiore equità su tutto il territorio della Regione;
- riduzione selettiva dei posti letto destinata alle alte specialità, con meno giorni di degenza media attraverso un monitoraggio più efficace delle dimissioni ospedaliere.
A loro volta questi obiettivi tenderanno a finalizzare due sostanziali risultati:
- assicurare il rispetto della norma che stabilisce al 3 per mille il tasso dei posti letto per abitante;
- aumentare il numero di posti letto disponibili per pazienti provenienti dal pronto soccorso e dai sistemi di emergenza.
Secondo alcuni dati confrontati anche con le medie delle altre regioni, infatti, i periodi di degenza risultano molto più lunghi (2 giorni e mezzo per la degenza pre-operatoria, contro la media nazionale di 1,9; 7,1 giorni di degenza totale contro la media nazionale del 6,7), il che impedisce una razionalizzazione sanitaria più efficace e di conseguenza una maggiore lentezza nelle procedure e nell’assistenza in generale.
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