Tassa minima sulle multinazionali, quali effetti in Italia e in Europa?

Pierandrea Ferrari

08/04/2021

08/04/2021 - 18:07

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Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden preme sul G20 per far approvare una tassa minima sul fatturato che le multinazionali realizzano all’estero. Secondo gli analisti si apre un’opportunità per l’Italia e l’Europa.

Tassa minima sulle multinazionali, quali effetti in Italia e in Europa?

La tassa minima sul fatturato realizzato all’estero dalle multinazionali, di stampo OCSE e rilanciata da Joe Biden durante la presentazione dell’ultima manovra di spesa e anche dalla segretaria al Tesoro USA Janet Yellen lo scorso fine settimana, continua a tenere banco tra i grandi del G20. Un accordo, secondo le ultime indiscrezioni, potrebbe essere raggiunto entro il prossimo luglio, e per gli analisti l’Europa, Italia in primis, sarà tra i principali beneficiari della guerra ai paradisi fiscali.

Tassa minima, quali effetti in Italia e in Europa?

Ma andiamo con ordine. La tassa minima sulle multinazionali caldeggiata dal duo Biden-Yellen e finita al centro del dibattito internazionale punta ad abbattere gli effetti del dumping fiscale, che ogni anno sottrae alle casse USA miliardi di dollari (vedi, ad esempio, il polo della Silicon Valley in Irlanda).

Washington preme per una aliquota globale del 21%, i cui proventi andrebbero equamente divisi tra il fisco del paese in cui vengono generati i ricavi e il luogo in cui la multinazionale batte bandiera, ma il ministro delle Finanze della Francia, Bruno Le Maire, gioca al ribasso e tratta per una tassazione in area 10-15%.

Insomma, lavori in corso, ma la strada sembra già tracciata e il semaforo verde potrebbe scattare in estate. E se Biden, i Dem e più in generale la comunità USA hanno buoni motivi per esultare, non mancano i risvolti positivi anche per l’Europa e l’Italia, che deve ai paradisi fiscali un mancato afflusso da 26 miliardi l’anno.

Nel vecchio continente finirebbero infatti per sgonfiarsi le entrate di quei paesi, come Ungheria, Bulgaria e Irlanda, che hanno agito per anni come paradisi fiscali, con aliquote tra il 9 e il 12,5%, e si prospetta un conseguente ritorno delle entrate imponibili verso Francia, Germania e Italia, ovvero i paesi con onere fiscale più elevato, tra il 28% e il 32%.

Naufraga l’idea di una web tax?

Ora, visto l’all-in degli USA sulla tassa minima globale, il progetto di una web tax a trazione UE sembra essere destinato a tramontare definitivamente. Il rialzo dell’aliquota sulle multinazionali su cui Biden e Yellen vanno in pressing sembra infatti alternativo al disegno tracciato dalla Commissione europea per le big tech, ed ha anche il vantaggio di offrire un approccio più organico e multisettoriale.

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