Svizzera: salario minimo di 3300 euro al mese, i cittadini dicono ‘’No, grazie’’. Ecco i motivi

Vittoria Patanè

16/05/2014

Secondo i sondaggi, i cittadini domani rifiuteranno l’innalzamento del salario minimo a 3300 euro al mese. Ma gli svizzeri non sono pazzi. Ecco i motivi dei NO.

Svizzera: salario minimo di 3300 euro al mese, i cittadini dicono ‘’No, grazie’’. Ecco i motivi

In Svizzera sta accadendo qualcosa che molti definirebbero paradossale. Non solo in Italia, ma in tutto il mondo. I cittadini dopodomani, 18 maggio, saranno chiamati a dire la loro su una questione di rilevante importanza: l’introduzione di un salario minimo di circa 3.300 euro al mese. Ebbene, secondo i sondaggi condotti dagli esperti di settore, la maggioranza degli svizzeri è pronta a dire "NO". A loro non interessa e non lo vogliono.

Il salario minimo
Nel referendum del 18 maggio il popolo dovrà rispondere alla seguente domanda:

"Volete accettare l’iniziativa popolare «Per la protezione di salari equi (Iniziativa sui salari minimi)»?"

Traducendo la questione in parole povere: i socialisti e i Verdi, con l’appoggio dei sindacati, hanno deciso di chiedere ai cittadini se introdurre o meno dei contratti collettivi di lavoro che prevedano un salario minimo di 22 franchi (lordi) all’ora, che diventano 4000 franchi (lordi) al mese, che tradotti in euro equivalgono 3273 euro (sempre lordi).
Si, avete capito bene, più di 3000 euro al mese come retribuzione base.

Ma se in una Nazione come l’Italia i cittadini andrebbero in massa al Circo Massimo per festeggiare la notizia con canti e balli degni dei Mondiali del 2006, in Svizzera la reazione del popolo è stata molto, molto diversa.

Sondaggi: i cittadini dicono NO
Secondo i sondaggi, 6 svizzeri su 10 domani andranno a votare e risponderanno “NO” alla proposta di aumentare il salario minimo. 3 su 10 si dichiarano invece indecisi, 1 (anzi meno, lo 0,6%) dirà di “SI”.

No, niente imprecazioni per favore. Per tutto ciò c’è una spiegazione logica.

I motivi del “NO”.
Gli svizzeri non sono pazzi, se è questo che state pensando. Non è questo il motivo della risposta.

Prima di entrare nel merito della questione, occorre fare una premessa. L’attuale salario minimo nei vari cantoni è pari a 18 euro l’ora (circa 10,21 euro in base al potere di acquisto).

La misura proposta dai partiti e sindacati riguarderebbe circa 330mila persone, il 9% della popolazione. Il resto infatti (e parliamo del 91%) guadagna già parecchio di più.
Questo 9% è impiegato in settori come economia domestica, agricoltura, ristorazione, servizi alberghieri e commercio al dettaglio.

Il punto della questione sta nel fatto che l’innalzamento del salario minimo non risolverebbe i problemi di queste fasce. Perché? Perchè i loro impieghi rischierebbero di scomparire. La maggior parte dei cittadini lavora infatti in piccole e medie imprese per le quali questa iniziativa potrebbe diventare un ostacolo enorme, dato che il costo a carico dei datori di lavoro diventerebbe difficile da sopportare. A spiegare il concetto è intervenuto il ministro dell’Economia Johann Schneider-Amman:

"il nuovo salario minimo non fermerà la povertà, anzi. Questo nuovo sistema potrebbe rivelarsi controproducente".

L’innalzamento del salario minimo provocherebbe infatti un rialzo del prezzi e una riduzione dei posti di lavoro, perché le imprese non potrebbero più permettersi la manodopera.

Boris Zuercher, capo della Direzione Occupazione alla Segreteria di Stato per gli Affari economici, afferma infatti:

"Non è una questione legata al fatto che Novartis o UBS possano permettersi di pagare 4000 franchi [è un problema] per la piccola società in una valle remota".

Dello stesso avviso il Governo per il quale la proposta rischia di eliminare totalmente i posti di lavoro il cui salario è inferiore a tale cifra.

Verdi e Socialisti, d’altra parte, vanno avanti per la loro strada, sostenendo che la Svizzera, Paese ricco per eccellenza, possa permettersi di spendere questa cifra per i propri lavoratori. D’accordo con loro l’Unia, l’equivalente elvetica della CGIL, che sottolinea:

"solo la metà dei lavoratori è tutelata da contratti collettivi. Gli altri percepiscono un salario deciso dal proprio datore di lavoro. Gli imprenditori si lamentano, ma se non si fossero sempre rifiutati di negoziare contratti collettivi, non sarebbe stato necessario arrivare a proporre questa legge".

Insomma, il concetto sarebbe uno: in Svizzera siamo ricchi e meritiamo di esserlo tutti. Dal punto di vista etico la proposta sarebbe giusta, ma guardando ai numeri e soprattutto ai costi, le perplessità sembrano più che lecite.

I cittadini le hanno capite ed evitano di accettare iniziative che potrebbero danneggiare l’economia del Paese, togliendo posti di lavoro a quel 9% "più sfortunato".

E sì, ok, noi non l’avremmo mai fatto. Ma noi siamo italiani.

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