Tra meno di due settimane i cittadini svizzeri si pronunceranno sul referendum che mira a imporre alla SNB il mantenimento di almeno un quinto delle riserve in oro
La Swiss National Bank, ovvero la banca centrale della Confederazione elvetica, sta vivendo giorni di forti tensioni come non accadeva ormai dall’estate di tre anni fa, quando le forti speculazioni ribassiste sull’euro stavano spingendo il franco svizzero su valori clamorosamente elevati e che costrinsero poi l’istituto a fissare un floor a 1,20 per il cross euro/franco. Oggi questo cambio fisso è in pericolo, a causa del referendum sulle riserve auree che la SNB dovrebbe mantenere nei propri forzieri liquidando asset denominati in valuta estera (quasi interamente euro).
Il 30 novembre il paese sarà chiamato a esprimersi sulla possibilità che la SNB possa detenere almeno il 20% delle proprie riserve in oro (attualmente questa quota si aggira intorno all’8%). Inoltre questa enorme quantità di lingotti sarebbe invendibile, in linea con lo spirito del voto referendario che mira a imporre all’istituto la salvaguardia dell’oro svizzero, da sempre considerato sinonimo della ricchezza accumulate da generazioni di famiglie elvetiche. Attualmente, secondo i sondaggi, l’esito del voto sarebbe molto incerto.
Questa incertezza sta facendo aumentare le pressioni al ribasso sul cross EURCHF, che è sceso sui minimi da settembre 2012 a 1,2010 a un passo dal cambio minimo tollerato dalla banca centrale elvetica. La SNB è scesa in campo contro questa iniziativa. Fritz Zurbrugg, uno dei tre membri della direzione generale della banca centrale, ha dichiarato che, se dovesse passare la linea del sì, la SNB non sarebbe più in grado di garantire la stabilità monetaria ed economica della Svizzera.
Zurbrugg ha sottolineato che alla base del referendum c’è un clamoroso fraintendimento, in quanto “la stabilità della valuta oggi dipende soprattutto dall’attuazione di una politica monetaria indipendente e credibile”, mentre l’iniziativa tende a intaccare duramente la flessibilità nella gestione della politica monetaria dell’istituto. Il funzionario rossocrociato ha ribadito che “la proposta di rendere questo oro invendibile riduce inoltre il valore delle riserve auree di fatto a zero, perché non si possono più toccare”.
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