Spotify: il trucco per guadagnare più di €200mila con una playlist casuale

Giulia Adonopoulos

26 Febbraio 2018 - 13:29

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Su Spotify si può guadagnare con una playlist casuale senza essere un artista famoso? Qualcuno ci è riuscito, e in maniera apparentemente legale.

Spotify: il trucco per guadagnare più di €200mila con una playlist casuale

Chiunque usi Spotify avrà creato almeno una playlist o ascoltato quelle proposte dalla piattaforma, dove vengono raggruppati i brani secondo popolarità, mood o genere musicale. Ma forse non tutti sanno che c’è un modo per guadagnare, e anche tanto, grazie alle playlist di Spotify. Tutto quello che serve sono molti account Spotify Premium e delle canzoni di cui nessuno possiede i diritti registrati, della durata di almeno 30 secondi.

È quello che ha fatto un individuo (o un gruppo) in Bulgaria, che per 4 mesi ha aggirato il sistema di monetizzazione di Spotify e potrebbe essere diventato milionario grazie alla piattaforma. A rivelare i dettagli della vicenda che ha visto protagonista il colosso della musica in streaming è la testata specializzata Music Business Worldwide, che alla fine della sua inchiesta ha scoperto che potrebbe trattarsi di un sistema del tutto legale.

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Come una playlist bulgara ha ingannato Spotify

Una playlist casuale è riuscita a dirottare milioni di dollari senza apparentemente violare nessuna regola del sito. L’ideatore del piano ha creato due playlist dal titolo Soulful Music e Music from the Heart che in poco tempo hanno scavalcato le etichette più importanti, destando sospetti. Mentre Music from the Heart si è posizionata 84^ nella classifica globale di Spotify e 22^ in quella degli Stati Uniti, Soulful Music ha scalato le classifiche aggiudicandosi ben preso il 35° posto come playlist più popolare al mondo, e 11° negli Stati Uniti, avendo soltanto 1.797 seguaci e circa 1.200 ascoltatori mensili. Come è possibile?

Soulful Music conteneva 467 brani di artisti apparentemente sconosciuti, con pochissime informazioni o biografia online assente, i cui profili potrebbero essere stati creati appositamente per mettere in atto questo piano. Quasi tutte le canzoni duravano circa 30 secondi, che è la lunghezza minima che una canzone deve avere per poter monetizzare su Spotify.

La spiegazione più plausibile potrebbe essere che qualcuno in Bulgaria abbia attivato 1.200 account Spotify Premium, pagando all’incirca 12.000 dollari al mese (l’abbonamento a Premium costa 9,99€, ma potrebbe aver goduto di sconti e piani famiglia).

La durata media delle tracce delle 467 canzoni di Soulful Music era di 43 secondi. Un totale di 86.400 secondi in un giorno. Suonando continuamente, 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, poco più di 60.000 minuti di brani monetizzati ascoltati da 1.200 account premium in un mese. I proprietari dei diritti musicali registrati su Spotify guadagnano in media 0,004$ ogni play, che moltiplicati per 72 milioni di play fanno 288.000 dollari. Non dimentichiamo che il nostro amico bulgaro aveva almeno un’altra playlist conosciuta e che faceva numeri simili.

Alla fine una major importante si è particolarmente insospettita e ha segnalato la cosa a Spotify, che dice di aver cancellato la maggior parte dei brani nelle due playlist incriminate. Questo succedeva a ottobre 2017, ma il giochino è andato avanti per 4 mesi prima di essere portato alla luce del sole. Come precisato, si parla di truffa, ma questa definizione può essere impropria in quanto tecnicamente questa persona non avrebbe infranto le regole. Gli account venivano pagati e quindi in termini di attività Spotify ci ha guadagnato e anche abbondantemente.

Cosa ha detto Spotify

Un portavoce della compagnia contattato da MBW non ha confermato la truffa, ma ci ha dichiarato:

“Prendiamo molto seriamente la manipolazione artificiale delle attività di streaming sul nostro servizio. Spotify ha in atto misure di rilevamento multiple riguardo il monitoraggio del consumo sul servizio per rilevare e gestire tale attività. Stiamo continuando a investire pesantemente nel perfezionamento di tali processi e nel miglioramento dei metodi di rilevamento e rimozione e nella riduzione dell’impatto di questa attività inaccettabile sui creatori legittimi, i titolari dei diritti e i nostri utenti”.

L’unico motivo per cui il bulgaro è stato scoperto è perché le sue playlist stavano avendo troppo successo, ma chissà quanti casi del genere si sono verificati in giro per il mondo e sono rimasti nell’ombra.

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