L’omicidio di via Poma tenne tutta Italia con il fiato sospeso per quasi due decenni. Nel 2014, con l’assoluzione di Busco, si pensava a una fine senza soluzione. Oggi il caso è stato riaperto.
Il caso di Simonetta Cesaroni, passato alla cronaca come il “caso di via Poma”, è un dei casi irrisolti d’Italia. Forse è il caso irrisolto più seguito d’Italia e questo perché la protagonista era una giovane donna di appena 21 anni morta in circostanze strazianti.
L’omicidio di via Poma è stato una “croce” per molti. Lo stesso poliziotto che ha seguito il caso, Antonio Del Greco, ne ha parlato in questi termini per spiegare la lunga fase di indagine e l’altrettanto lunga fase giudiziaria senza soluzione. Le indagini si sono arenate e non si pensava più a una possibile soluzione. Dopo 32 anni la svolta sembra però essere arrivata.
Un nuovo o vecchio sospettato - non è dato saperlo con sicurezza al momento - è sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti. La famiglia non ha rilasciato dichiarazioni, mentre ha voluto parlare l’avvocato di Raniero Busco, l’ex fidanzato di Cesaroni accusato e poi prosciolto. Secondo Paolo Loria è il momento di trovare un colpevole, trovare giustizia per Simonetta e liberare Raniero di una colpa morale che non ha.
Omicidio di via Poma: chi era Simonetta Cesaroni
Simonetta Cesaroni rimarrà immortalata per sempre nelle foto che la ritraggono al mare, con il tipico look di una giovane degli anni ’90. Chi era davvero non è facile da raccontare. La sua famiglia e le sue amicizie la ricordano come una ragazza responsabile, una “brava ragazza”.
Dettagli che oggi, a 32 anni dalla morte, parrebbero non necessari da ricordare, ma che in realtà sono essenziali per capire l’omicidio. Cosa vuol dire che Simonetta era responsabile? Tale caratteristica del suo carattere la rendeva rintracciabile. I genitori ricevevano sempre una chiamata se faceva ritardo da lavoro e la sera dell’omicidio, dopo appena un’ora di ritardo, la famiglia aveva già capito che qualcosa non andava.
Ancora, l’essere responsabile le faceva seguire le regole dell’ufficio quasi alla lettera, tanto che non avrebbe mai aperto la porta a degli sconosciuti o saltato una telefonata di lavoro. Fatti che quel giorno accaddero.
Omicidio Cesaroni: cosa è successo a via Poma il 7 agosto?
La ricostruzione degli eventi di via Poma sono piuttosto chiari. Il 7 agosto Cesaroni si è recata nell’ufficio dove lavorava per svolgere l’ultimo giorno di lavoro prima delle ferie estive. Alle 16:37 accende il computer del suo ufficio e chiama una collega al telefono. Luigia la richiama alle 17:25 per comunicarle nuovi dati contabili da inserire.
L’arco di tempo successivo è quello dell’omicidio. Alle 18:30 Simonetta avrebbe dovuto chiamare il suo datore di lavoro Salvatore Volponi, ma la chiamata non avvenne. Volpini racconterà di aver pensato si fosse semplicemente dimenticata e non ci diede peso.
Alle 21 la famiglia si allarma. Simonetta era solita rientrare verso le 20/20:30 e così la sorella inizia a percorrere la strada dalla metro verso casa a ritroso per cercarla. Raggiunse Volponi per farsi dare la via dell’ufficio e verso le 23, accompagnata da altre persone, troverà la sorella morta in ufficio, al terzo piano della palazzina B di via Poma numero 2.
La morte di Simonetta Cesaroni: la scena del crimine e i sospettati
La parte più cruenta del racconto è quella relativa alla scena del crimine. Il corpo di Simonetta Cesaroni è stato ritrovato lontano dal suo ufficio, per metà spogliato. Si sospettò un tentativo di violenza sessuale, ma non vennero ritrovati segni a provarlo, se non un morso sul seno.
Cesaroni è stata uccisa con 29 colpi sparsi sul petto, dal seno alle parti intime inferiori. Inoltre le sue scarpe erano disposte ordinatamente da un lato. Antonio Del Greco ipotizza che Simonetta abbia tentato di prendere tempo togliendosi gli indumenti e sistemandoli con ordine.
Per l’omicidio di via Poma vennero presi in considerazione due sospettati principali. Il primo fu il portinaio, che aveva facilmente accesso all’edificio, il secondo fu il fidanzato Busco. Entrambi vennero scagionati per mancanza di prove.
Il caso di via Poma viene riaperto: un nuovo sospettato dopo 32 anni
Le nuove indagini riaccendono la luce sul caso di via Poma. Secondo quanto riportato da Il Foglio, il sospettato nuovamente sotto la lente di ingrandimento sarebbe uno già ascoltato nell’estate del 1990. L’alibi, a distanza di anni, non sembra più valido. Lo ha riferito Antonio Del Greco che, dopo la pubblicazione del libro basato sulle indagini a via Poma, dice di aver ricevuto diverse segnalazioni.
La nuova pista potrebbe essere una svolta, come no e forse per questo la famiglia Cesaroni è chiusa in un silenzio riservato. Proprio come per altri omicidi irrisolti (vedi Marta Russo o Serena Mollicone) da molti anni, le “svolte” vere sono rare e spesso non portano comunque il caso alla conclusione.
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