Un’altra azienda italiana vicina al fallimento: parliamo di Seat Pagine Gialle. A renderlo noto la società stessa che spiega che la decisione, assunta dal cda, "intende perseguire una strada che garantisca la continuità aziendale, salvaguardando una importante e storica realtà industriale italiana" e nel contempo consenta "di ridurre il livello dell’indebitamento rendendolo sostenibile anche nel medio termine". Tutto questo, spiega la società, "in un contesto profondamente mutato rispetto a quello in cui è maturato il piano industriale posto a fondamento del recente processo di ristrutturazione e vista l’impossibilità per il gruppo Seat di far fronte, nell’arco del 2013, a tutte le scadenze previste dalla attuale struttura dell’indebitamento, con le risorse finanziarie disponibili".
Richiesta di concordato preventivo
Oggi verrà depositata al Tribunale di Milano la richiesta di concordato preventivo e non si procederà, nei giorni a venire, "al pagamento della rata semestrale di interessi dovuta il 31 gennaio 2013 sui prestiti obbligazionari in essere e al pagamento delle rate per interessi sul finanziamento bancario senior", dovute domani. Intanto, il titolo affonda in Borsa con un calo teorico del 40%. Si tratta di una decisione molto grave, sintomo ancora una volta, della nostra debolezza strutturale e la nostra incapacità di stare al passo con i tempi.
La situazione di Seat
Le radici sono da rintracciarsi nella mole di debito messo sulle spalle della società dai fondi che l’acquistarono a leva all’inizio degli anni 2000, rincarando la dose poi con il pagamento di un maxi-dividendo da 3,5 miliardi nel 2006, per il quale Seat si indebitò pesantemente. Quindi, in questo momento, nonostante "un’apprezzabile capacità di generare redditività e cash flow operativi, Seat ha un livello di indebitamento finanziario che non è sostenibile e che rappresenta un ostacolo per interventi volti allo sviluppo industriale".
Nel 2013 la società dovrà rimborsare ai suoi creditori una somma pari a quasi 200 milioni (70 in quota capitale e 130 per interessi), contro una stima di generazione di “cash flow a servizio del debito di circa euro 50 milioni ed una liquidità effettivamente disponibile pari a circa euro 100 milioni”. Seat si trova quindi nuovamente a rischio default.
Il punto debole dell’azienda
Con l’avvento di Internet, che avrebbe potuto rappresentare un’opportunità di grandi profitti per l’azienda, le cose hanno iniziato a vacillare e Seat ha mostrato la sua incapacità a stare al passo con i tempi. La presenza online, venduta alle aziende a carissimo prezzo, non garantiva nessun tipo di visibilità ed il ritorno sugli investimenti era disastroso, in quanto non veniva garantita alcuna attenzione al posizionamento sui motori di ricerca, nessun vantaggio economico per le imprese che investivano e nessuna promozione sui vari social network presenti in rete.
E quindi il risultato è stato che le piccole aziende che investivano, già martoriate dall’attuale crisi, hanno tagliato esattamente gli investimenti senza alcun ritorno, come appunto questo di SEAT, che oggi ha chiesto "l’ammissione alla procedura di concordato preventivo attraverso la presentazione della domanda in bianco".
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Argomenti