Perché all’estero le scuole riaprono e in Italia no: i veri motivi

Fiammetta Rubini

17 Aprile 2020 - 11:06

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La Danimarca ha riaperto le scuole dell’infanzia, e anche altri paesi si preparano a riaprire. Perché all’estero i bambini tornano a scuole e in Italia no? Ecco i motivi spiegati.

Perché all’estero le scuole riaprono e in Italia no: i veri motivi

In Italia la discussione sulla riapertura delle scuole si è fatta più accesa dopo che alcuni paesi europei hanno annunciato il ritorno in classe. La Danimarca è la prima nazione UE a riaprire le scuole, per il momento solo asili ed elementari, e altri Stati si apprestano a seguire l’esempio danese. L’Italia non è tra questi.

Germania e Francia riapriranno a inizio maggio (Macron ha fissato la data di ripartenza del paese l’11 maggio), mentre in Norvegia gli asili riaprirono lunedì e alcune scuole primarie tra una settimana. La Svezia, invece, controcorrente rispetto al resto d’Europa, non ha mai chiuso le scuole elementari dallo scoppio della pandemia.

Perché all’estero le scuole riaprono, nonostante i contagi non si siano fermati, e in Italia no? Quale è la differenza tra il nostro paese e il Nord Europa? È solo un problema di ordine sanitario o c’è dell’altro? Proviamo a fare chiarezza.

Perché il Nord Europa riapre le scuole

La decisione di riaprire le scuole in Danimarca è stata presa dal primo ministro Mette Frederiksen dopo un blocco di neanche un mese. Il paese ha riportato (solo) 321 morti e 6.879 casi in tutto e nelle ultime settimane c’è stato un appiattimento della curva dei contagi che ha spinto il governo ad allentare le maglie delle restrizioni.

Le scuole in Danimarca sono state chiuse il 12 marzo, ma i cancelli di istituti superiori e università restano ancora sbarrati.
La riapertura delle scuole per i più piccoli è stata una decisione obbligata da motivi economici e logistici: se il paese riparte, e si riaprono fabbriche e imprese, i genitori a chi lasciano i figli? Facendo un’analisi costi-benefici, lasciare asili e scuole dell’infanzia ancora chiusi non era conviene.

Per un rientro in classe “in sicurezza” le strutture e le lezioni sono state riorganizzate. I bambini sono tenuti a 2 metri di distanza, le classi sono state dimezzate (in ogni stanza ci sono 10 banchi circa), alcune lezioni vengono seguite a turni e bisogna lavarsi le mani molte volte durante il giorno.

Inoltre i bambini vengono fatti stare all’aperto il più possibile, e si evita che i componenti di classi diverse giochino insieme per limitare la diffusione del virus.

Non tutti in Danimarca sono entusiasti di questa riapertura. Moltissimi genitori pensano che vengano usati i più piccoli come cavie poiché soggetti meno a rischio, e nessuno sa con certezza quale sarà l’effetto del rientro in classe così precoce.

La differenza con l’Italia

Veniamo ora all’Italia, dove il dibattito sulla data di riapertura delle scuole è ancora aperto e si attendono delle risposte, specie guardando cosa succede al di là dei confini nazionali.

Hanno ragione i paesi scandinavi a riaprire le scuole dell’infanzia anche se il virus circola ancora? Antonella Viola, professore ordinario di Patologia Generale presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova, in un intervento a Piazza Pulita il 16 aprile ha detto che secondo lei riaprire le scuole è molto rischioso perché i bambini sono difficilmente gestibili ed è inverosimile che rispettino le norme igieniche e il distanziamento sociale richiesti quando sono con i loro compagni. E questo ovviamente rappresenta un rischio poiché portano il virus a casa.

Non si tratta, infatti, solo di proteggere i bambini. Tenere le scuole chiuse mentre i contagi sono ancora alti contribuisce a mantenere un’intera comunità al sicuro. Il problema è che tenere i bimbi a casa diventa una spesa non indifferente per le famiglie ma anche per lo Stato, che deve assicurare il diritto dell’istruzione a distanza ma allo stesso tempo fare in modo che i genitori possano permettersi una baby sitter nel momento in cui dovranno tornare al lavoro.

In un’intervista a Repubblica, il presidente nazionale dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli ha detto che si rientrerà a scuola quando ci sarà sicurezza per tutti. A scuola, luogo di assembramento per eccellenza, non è possibile, dice, assicurare la distanza di sicurezza e il distanziamento. Senza contare, aggiunge, che i nostri studenti non sono abituati a una disciplina ferrea. Riaprire le scuole in primavera avrebbe inoltre dei costi molto alti: in Italia la maggior parte delle strutture non è attrezzata per rimodulare lezioni e garantire le norme anti-contagio. È necessario investire nell’edilizia scolastica, nell’utilizzo della tecnologia a servizio della didattica e nella formazione e aggiornamento dei docenti, che devono acquisire dimestichezza con le piattaforme telematiche. Si necessita quindi di un’importante iniezione di denaro nelle casse della scuola, e c’è chi suggerisce di ricorrere al MES.

Consentire un rientro a scuola in totale sicurezza, in ogni caso, al momento non è uno scenario plausibile in Italia, dicono gli esperti: anche se i numeri dei contagi sono più confortanti non è il momento di abbassare la guardia.

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