Scuola: 24 mila collaboratori a rischio licenziamento

Alessandro Genovesi

1 Ottobre 2013 - 09:25

Scuola: 24 mila collaboratori a rischio licenziamento

Nonostante la scuola sia iniziata solo da qualche giorno, si riscontrano già i primi problemi del personale. Stiamo parlando di 24.000 lavoratori e lavoratrici ex Lsu (lavoratori socialmente utili) e dipendenti negli appalti di pulizia e servizi ausiliari in 400 scuole in tutta Italia di ogni ordine e grado.

Futuro incerto

Per queste migliaia di lavoratori, dunque, il futuro appare tutto tranne che roseo. Il Miur (Ministero Università e Ricerca) non ha infatti dato ancora “chiarimenti riguardo la gara d’appalto di pulizia nelle scuole, né ha proposto soluzioni per garantire la continuità occupazionale e la tenuta del loro reddito”, precisa Elisa Camellini, segretaria nazionale di Filcams Cigil, sindacato che ha proclamato lo stato di agitazione assieme a Fisascat Cisl e Ulitrasporti Uil.

I rischi per i lavoratori

Il rischio è infatti non tanto che queste persone possano perdere il lavoro (anche se non è escluso) ma soprattutto che visti i minori importi a disposizione per queste gare d’appalto (che vengono fatte ogni 3 anni) si vedano ridurre fortemente lo stipendio che è già al limite della sussistenza.

Per capire la portata delle retribuzioni medie basti pensare che un ex Lsu, che lavora nella zona di Napoli ed è impiegato circa 36 ore, e guadagna fino a un massimo di 800 euro al mese, mentre chi rientra negli appalti storici della pulizia delle scuole per 18-20 ore guadagna tra i 400 e i 500 euro al mese". Cifre molto basse.

La situazione attuale

Al momento, questi 24.000 lavoratori lavorano con una proroga alla vecchia gara d’appalto di un mese (fino al 30 ottobre). In relazione ai lotti, per adesso ne sono stati assegnati 9 su 13 e “mancano i 4 della Campania, Sicilia e Calabria”, precisa la segretaria Filcams. “Questo è probabilmente dovuto al fatto che sono regioni dove ci sono più offerte e ci sono più lavoratori. Ma assegnarne alcuni e non tutti, non ci avvantaggia sia perché rompe l’equilibrio di questi lavoratori che perché non aiuta a pattuire delle condizioni uguali per tutti”.

La situazione è particolarmente delicata, poi, perché rischia di diventare un problema di carattere sociale: protagonisti sono infatti gli ex lavoratori socialmente utili e appalti storici che sono stati stabilizzati dopo anni: “Abbiamo lottato un decennio per dare loro delle certezze e ora che si fa? Li si riporta a essere precari?" si chiede in chiusura la Camellini.

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