Scadenze fiscali di fine anno: le Pmi tremano. Ammonta infatti a 76 miliardi, secondo i dati della Cgia di Mestre, la cifra che le piccole e medie imprese italiane saranno chiamate a versare, tra novembre e dicembre, agli Enti locali e allo Stato. Ecco di che si tratta.
L’anno volge al termine ma le scadenze fiscali sembrano non finire mai: con tredici scadenze per il mese di novembre, e ben 15 a dicembre, i prossimi due mesi assomiglieranno pericolosamente a una vera e propria via crucis fiscale, durante la quale le piccole e medie imprese italiane, già pericolosamente fiaccate dal perdurare della crisi economica, dovranno versare ben 76 miliardi di euro agli Enti locali e allo Stato. Parliamo infatti di ben 28 scadenze fiscali e contributive che, secondo l’allarme lanciato dalla Cgia di Mestre e dal suo segretario, Giuseppe Bortolussi, costringeranno molti imprenditori ad arrendersi e a portare i libri contabili direttamente in tribunale.
La stangata Iva: 26,5 miliardi di euro. Ma non solo
Particolarmente salato, quest’anno, il capitolo Iva: la Cgia stima infatti che le imprese saranno chiamate a versare all’Erario ben 26,5 miliardi di euro. Un vero salasso, al quale si aggiungono altri balzelli dall’ammontare non meno preoccupante: l’acconto Ires (imposta sul reddito delle società di capitali) costerà infatti 16,9 miliardi di euro, mentre l’acconto Irap (imposta regionale sulle attività produttive) porterà alle casse dello Stato altri 11,6 miliardi di euro. Ma non è finita qui: ci sono anche le ritenute Irpef dei lavoratori dipendenti del settore privato e quelle per i lavoratori autonomi (12 miliardi di euro), gli acconti Irpef (4,8 miliardi), senza dimenticare poi il pagamento della seconda rata dell’Imu (4,4 miliardi).
A rischio le imprese più piccole
Un vero e proprio bombardamento fiscale e contributivo, quindi, che rischia di avere effetti particolarmente nefasti sulle imprese più piccole, che già faticano non poco a rimanere a galla. Sempre secondo dati della Cgia, infatti, l’ammontare complessivo della spesa, per una Srl con 12 addetti, sfonderà il tetto dei 54.500 euro. Ma ancora non basta: in queste proiezioni non si è tenuto conto delle cifre che si dovranno versare per l’ultima rata della Tares e quelle relative ai contributi Inps. E la situazione non sembra destinata a migliorare nel breve periodo se, come è stato reso noto recentemente, con la nuova tassa sui rifiuti, la Tari, sono previsti aumenti per le imprese fino a oltre il 600%.
Il Fmi certifica: le condizioni delle Pmi italiane tra le peggiori in Europa
Che non si tratti di lamentele peregrine, ma di un serio grido d’allarme da parte di un settore sempre più sofferente, lo dichiara ufficialmente il Fondo monetario internazionale nel suo ultimo rapporto del Global financial Stability Report, secondo il quale in Europa peggio delle Pmi italiane stanno solo quelle spagnole e quelle portoghesi. E allora non c’è da stupirsi se le continue rassicurazioni, giunte anche oggi, da parte del ministro dell’Economia Saccomanni sull’approssimarsi della ripresa economica vengano accolte puntualmente con inevitabile scetticismo.
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