Di Stefano SCABBIO, AD Manpower Italia.
Non spetta a me illustrare qui le recenti misure sull’occupazione, soprattutto giovanile, recentemente approvate dal Consiglio dei Ministri, di cui già i giornali hanno dato ampiamente conto.
Mi sembra invece il caso di coglierne le direttrici di marcia e lo spirito riformatore. Si tratta indubbiamente, per quanto concerne il testo nel suo complesso, di un passo avanti complessivamente positivo, ma vale la pena valutarne i singoli aspetti più significativi.
Certo, se ci fosse la certezza che gli ottocento milioni circa di euro di decontribuzione potranno garantire 100 mila nuove assunzioni di giovani under 29, si tratterebbe di un risultato non poco significativo. Mi sovviene però un quesito, ispirato più dal realismo proprio di chi pratica ogni giorno nel nostro strano mercato del lavoro, piuttosto che dal gusto di fare l’avvocato del Diavolo.
Siamo sicuri che, dentro una crisi che vede tanti imprenditori con il freno a mano tirato per mancanza di visibilità, un incentivo di 650 euro al massimo moltiplicato per 18 mesi, possa indurre lo stesso imprenditore ad abbassare il freno e a pigiare l’acceleratore per fare quella assunzione a tempo indeterminato che comporta il passaggio nel tunnel della rigidità dello Statuto dei lavoratori?
E’ da chiedersi se non era invece il caso di spalmare i fondi per le incentivazioni fra lavoro a tempo indeterminato e alcune tipologie di lavori flessibili, perlomeno fino a quando non saranno introdotte forme di flessibilità nel tradizionale rapporto di lavoro a tempo indeterminato.
Positiva mi sembra invece la previsione di poter “pescare” nuovi occupati dalle liste dei fruitori dell’Aspi, con un beneficio per l’imprenditore, a fronte di contratti a tempo indeterminato, pari al 50 percento dell’indennità residua che spetterebbe al lavoratore.
Per quanto poi riguarda gli altri aspetti del decreto, le direttici di marcia mi sembrano quelle giuste. E’ infatti più che mai opportuno favorire i tirocini formativi e l’alternanza tra studio e lavoro, così come è giusto concentrare nel Mezzogiorno lo sforzo maggiore per finanziare l’ampio programma di tirocini di questo genere, visto che in quell’area è percentualmente più diffusa la generazione neet, quella dei giovani che non lavorano e non studiano e non partecipano ad alcuna attività di formazione.
Meritoria mi sembra anche l’ulteriore gamma di misure rivolte ai giovani del Mezzogiorno: da quelle per l’autoimpiego e l’autoimprenditorialità a quelle per progetti legati al privato sociale.
La questione dell’autoimprenditorialità merita una particolare sottolineatura, perché, anche se pochi se ne sono accorti, qualcosa sta cambiando nel nostro “pianeta giovani”. Unioncamere ci dice che a fine 2012 si contavano ben 675 mila imprese under 35 (più di una su dieci), con un ritmo di crescita del 10 percento rispetto al 2011, rispetto invece alla moria delle imprese degli over 35. Questo dimostra che vale la pena contare molto di più sull’imprenditoria giovanile.
Va infine evidenziata, sulla base di quanto riferisce il Comunicato del Consiglio dei Ministri una iniziativa molto opportuna assunta dal Ministro del Lavoro Giovannini: l’istituzione presso il Ministero, in vista dell’avvio della “Garanzia giovani” da parte dell’Unione europea, di una apposita struttura di missione, in cui mi sembra il caso di coinvolgere, tra gli altri, le Agenzie per il lavoro, che conoscono meglio di altri soggetti, i territori di confine fra il mondo della scuola e il mondo del lavoro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA