Il prodigio di San Gennaro spiegato dalla scienza

Giorgia Bonamoneta

19 Settembre 2021 - 21:00

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La scienza è in grado di spiegare il fenomeno della liquefazione del sangue di San Gennaro? Forse sì, ma non vi è possibilità di analizzare il contenuto dell’ampolla. Quali sono le ipotesi?

Il prodigio di San Gennaro spiegato dalla scienza

Senza volersi mettere contro tutta Napoli o la Campania, questo articolo vuole cercare di riassumere tutte le ipotesi dietro al fenomeno della liquefazione del sangue di San Gennaro, avvenuto come da tradizione oggi, 19 settembre.

Quelle qui esposte sono ipotesi, tentativi della scienza di spiegare il fenomeno prodigioso della reliquia. Non un miracolo, la Chiesa non lo chiama in questo modo, ma neanche qualcosa di totalmente falso. Perché? Perché fino a quando non verrà data la possibilità agli studiosi di analizzare il contenuto dell’ampolla, non si potrà avere la certezza né che sia un miracolo né una bugia di fede.

In questo articolo troverete il racconto mitico di chi è San Gennaro, il racconto storico del santo e le varie ipotesi ed esperimento condotti dalla scienza per sfatare il prodigio.

Il fenomeno della liquefazione del sangue di San Gennaro

Il fenomeno della liquefazione del sangue non è unico nel suo genere, in tutta Italia ne esistono diversi altri, alcuni da poco “smascherati”. Oggi, 19 settembre, come ogni anno, nel Duomo di Napoli dove è custodita l’ampolla del sangue di San Gennaro, è avvenuto il prodigio.

Il fenomeno conosciuto come la liquefazione del sangue di San Gennaro si ripete tre volte l’anno, puntuale: nel sabato precedente la prima domenica di maggio, il 19 settembre e il 16 dicembre.

Chi è veramente San Gennaro: mito o realtà?

Perché cercare di capire la differenza tra mito e realtà è importante nella spiegazione del fenomeno? Perché in un caso la figura di San Gennaio sembra non essere mai esistita e quindi quello nell’ampolla sarebbe il sangue di qualcun altro, ma di chi? Andiamo con ordine.

Nella tradizione popolare San Gennaro sarebbe vissuto a cavallo tra il terzo e il quarto secolo dopo Cristo. Il suo ruolo era di vescovo di Benevento in un periodo nel quale la persecuzione verso i cristiani era molto accesa. Stiamo infatti parlando della “grande persecuzione” di Diocleziano.

Il vescovo Gennaro viene arrestato e martirizzato, ma dopo un primo tentativo fallito (delle bestie non lo divorano si pensa perché le avesse benedette) viene decapitato dai soldati romani. In quel momento una donna raccoglie due ampolle del suo sangue.

In realtà San Gennaro sarebbe vissuto in altri secoli, per la precisione due secoli più tardi e viene nominato per la prima volta in una raccolta di storie di martiri. Queste raccolte sono conosciute per essere racconti fantastici, non reali, di martiri, allo scopo di insegnare e mostrare la morale di un martire.

Non una biografia quindi, ma un racconto che mette in dubbio la figura di San Gennaro così come la tradizione popolare la descrive.

La prima liquefazione del sangue di San Gennaro

La reliquia in sé non è stata mai nominata fino al 1389 (ben 1.000 anni dopo la presunta nascita del santo) e se si pensa che l’anno prima era stato redatto un testo con tutti i miracoli di San Gennaro nel quale non si parlava mai dell’ampolla, inizia a suonare un po’ strano.

Comunque quella prima manifestazione del prodigio avviene durante la processione per contrastare una carestia lunga e difficile. Che è poi ancora oggi il senso di questa liquefazione: un buon auspicio.

Il fenomeno delle reliquie

È interessante notare che in questo periodo si stava manifestando un altro fenomeno, molto meno spirituale: la falsificazione delle reliquie. Per scopi economici venivano creare, vendute e acclamate reliquie di ogni tipo.

I pellegrini infatti donavano alle chiese e ai conventi che contenevano le reliquie più importanti della fede cristiana, come pezzi della croce di Gesù, ossa di santi o svariante ampolle. Solo a Napoli, per fare un esempio, esistono ancora oggi 200 ampolle di santi.

La scienza come spiega il fenomeno della liquefazione del sangue?

Ci sono diverse ipotesi che la scienza ha, nel corso del tempo, proposto come possibili soluzioni. Una tra tutte sembra essere quella più convincente, ma mancano le analisi della sostanza all’interno dell’ampolla per averne conferma, analisi purtroppo fortemente osteggiate dalla Chiesa.

Vediamo insieme le ipotesi più gettonate:

  • La sostanza è veramente del sangue. In questo caso però bisognerebbe spiegare come sia possibile che le proteine una volta legate in grumi e questo si sia liquefatto, ritorni nuovamente solido.
  • Sostanza fotosensibile. Si parla di cambio di stato se la sostanza è esposta alla luce, ma non esistono materiali simili conosciuti.
  • Crescita periodica di microorganismi. Ma quali sarebbero? Ma soprattutto la periodicità sarebbe data da qualche condizione di alterazione? L’ampolla però non viene mai aperta.
  • Sostanza igroscopica. Quando un liquido assorbe umidità dall’aria e cambia stato, ma il problema è sempre uno: l’ampolla non viene mai aperta.
  • Ipotesi del “tappo”. Esistono sostanze, come il cioccolato, che una volta sciolte se lasciate ferme formano una crosta in superficie. Problema dell’ipotesi: il cioccolato non era ancora arrivato in Europa all’epoca del primo prodigio.
  • Sostanza che fonde a temperatura ambiente, un ipotesi termica più volte presa in considerazione. Su questa scia è stato scoperto un falso prodigio, quello del sangue di San Lorenzo del 10 agosto. In quel caso la sostanza era grasso animale, ma esistono anche cere e gelatine colorate che hanno la stessa capacità di cambio di stato dovuto al calore.

La teoria più accreditata, ma non provata: sostanza tissotropica

Secondo alcuni esperti del Cicap (organizzazione educativa senza fini di lucro) un’ipotesi concreta potrebbe essere quella della sostanza tissotropica.

I tre hanno pubblicato su Nature (1991) uno studio su un esperimento per identificare una sostanza simile al presunto sangue di San Gennaro. Questa sostanza conterebbe tutti materiali reperibili già all’epoca del primo prodigio: cloruro di sodio (sale), carbonato di calcio (guscio di uovo), cloruro afferito (materiale presente sul Vesuvio) e acqua.

L’esperimento riuscì, ovvero con movimenti, colpi e vibrazioni il liquido solidificato tornò solido e viceversa. Questa “prova” manca di un passaggio: l’analisi della sostanza dentro l’ampolla di San Gennaro.

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