Risarcimento per ingiusta detenzione: quando spetta e come si calcola

Isabella Policarpio

31/01/2020

31/01/2020 - 13:47

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Chi subisce una ingiusta detenzione può chiedere il risarcimento danni nei confronti dello Stato. Questo vale per le misure cautelari ingiuste, ad esempio gli arresti domiciliari. Qui termini, condizioni e regole di calcolo del risarcimento per ingiusta detenzione.

Risarcimento per ingiusta detenzione: quando spetta e come si calcola

Il risarcimento per ingiusta detenzione è un indennizzo economico che spetta alla persona che ha subito ingiustamente un periodo di custodia cautelare in carcere o gli arresti domiciliari o è stata vittima di una sentenza di condanna ingiusta.

La legge n. 447/1988 riconosce alla vittima il diritto di chiedere il risarcimento per compensare la limitazione della propria libertà senza un giustificato motivo, infatti la richiesta va presentata al giudice competente dopo l’emissione della sentenza di proscioglimento, che dimostra l’inammissibilità della detenzione subita.

L’ammontare del risarcimento per ingiusta detenzione viene calcolato sia sulla base di un preciso criterio aritmeticosia tenendo conto di altri fattori, come la perdita di occasioni lavorative ed il peggioramento dello stato psicofisico della vittima.L’ingiusta detenzione è un fenomeno da non prendere sotto gamba: basti pensare che dal 1992 al 2018 lo Stato ha dovuto risarcire ben 27.000 innocenti. Vediamo come funziona e come si calcola l’ammontare de risarcimento.

Risarcimento per ingiusta detenzione: a chi spetta

Il risarcimento per ingiusta detenzione spetta alla persona che ha subito ingiustamente un periodo di custodia cautelare (detta anche carcerazione preventiva) o gli arresti domiciliari. Queste misure vengono disposte dal giudice prima della sentenza definitiva, quando sulla persona gravano pesanti indizi di colpevolezza; tuttavia può accadere che, dopo le indagini ed il dibattimento in giudizio, la verità processuale si riveli diversa, così da giustificare l’emissione della sentenza di assoluzione.

A questo punto, la vittima dell’ingiusta detenzione ha il diritto di ottenere un indennizzo da parte dello Stato per risarcire la privazione della libertà provocata dalla detenzione ingiusta.

In particolare, il risarcimento può essere richiesto quando il giudice ha emesso sentenza di proscioglimento:

  • perché il fatto non sussiste;
  • per non aver commesso il fatto;
  • perché il fatto non costituisce reato.

Risarcimento per ingiusta detenzione: come si chiede

Chi ha subito un’ingiusta detenzione (in custodia cautelare o agli arresti domiciliari) è legittimato ad agire in giudizio per chiedere allo Stato il risarcimento del danno. In caso di decesso la legittimazione passa al coniuge, ai discendenti, ai fratelli, agli affini e a coloro che hanno un vincolo di adozione con la vittima dell’ingiusta detenzione.

L’azione per il risarcimento del danno deve essere proposta alla Corte d’Appello nel cui distretto ha sede l’autorità che ha emesso la misura detentiva, entro e non oltre il termine di 2 anni dal giorno in cui la sentenza di proscioglimento è diventata irrevocabile. Invece, per quanto riguarda il provvedimento di archiviazione il termine di 2 anni decorre dal giorno in cui avviene la notifica al soggetto interessato.

Tuttavia, se il provvedimento è stato emesso dalla Corte di Cassazione, la competenza spetta alla Corte d’Appello del distretto dove è stata pronunciata la sentenza che ha dato inizio al ricorso per Cassazione.

Come si calcola l’ammontare del risarcimento

Per calcolare l’ammontare del risarcimento per ingiusta detenzione occorre utilizzare un criterio aritmetico sulla base del tetto massimo risarcibile in caso di illegittima custodia cautelare, ovvero 516.456,90 euro.

Dunque, siccome il termine massimo per la custodia cautelare è 6 anni, per calcolare l’indennizzo il giudice divide l’importo massimo risarcibile per 6 anni (termine espresso in giorni) e poi moltiplica il risultato per il numero dei giorni di ingiusta detenzione subiti.

Tuttavia il criterio aritmetico non è l’unico applicabile; infatti, nel determinare l’ammontare del risarcimento, il giudice deve tener conto anche di altri fattori come ad esempio la perdita del lavoro, il peggioramento delle condizioni psicofisiche, il lucro cessante ed ogni altro parametro rilevante nel caso di specie.

Ingiusta detenzione: i dati

L’ingiusta detenzione è un fenomeno tutt’altro che superato. Basti pensare che dal 1992 al 2018 circa 26.412 persone hanno subito una detenzione senza aver commesso il reato supposto. Il dato riguarda per lo più i casi di custodia cautelare in carcere o gli arresti domiciliari che vengono disposti dal giudice prima dello svolgimento del processo, a seguito del quale chi ha subito tali misure viene dichiarato innocente.

Invece, se consideriamo il numero delle persone che sono state vittime di errori giudiziari in senso tecnico, che vengono quindi condannate con sentenza definitiva e poi assolte in secondo grado di giudizio, il dato sale a 26.550.

Statisticamente, la città con il maggior numero di indennizzi per ingiusta detenzione sono Catanzaro, Roma e Napoli.

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