Bloccato il rinnovo del contratto per gli operatori della Sanità privata: Confindustria dice no all’accordo.
Il rinnovo del contratto per gli operatori della sanità privata non s’ha da fare: dopo 14 anni in cui le retribuzioni sono state bloccate, infatti, non è ancora arrivata la firma sull’accordo nonostante l’impegno del Ministero della Salute, di concerto con le Regioni, di farsi carico per il 50% dell’aspetto economico del rinnovo.
E pensare che lo scorso 10 giugno è stata firmata la pre-intesa che faceva pensare che l’accordo per il rinnovo del contratto sarebbe arrivato in tempi brevi. Ma non è andata così, a svantaggio di tutti quegli operatori della sanità privata che da anni attendono un riconoscimento economico per il lavoro svolto.
La firma definitiva sull’accordo non è ancora arrivata e - secondo quanto riportato da Il Fatto Quotidiano - la colpa sarebbe di Confindustria; vediamo per quale motivo.
Rinnovo contratto sanità privata bloccato per colpa di Confindustria?
Affinché possa arrivare la firma sull’accordo per il rinnovo dei contratti della sanità privata è necessario che tutte le parti siano d’accordo. Ebbene, secondo le informazioni riportate in anteprima da Il Fatto Quotidiano, sembra che al momento la concertazione stia attraversando una fase di stallo a causa del rifiuto di Confindustria, attraverso la sua associazione settoriale AIOP, di mettere la firma al rinnovo.
Al momento ballano circa 300 milioni di euro di cui dovrebbero farsi carico le strutture private, visto che l 50% dei costi gravano sul Ministero della Salute di concerto con le Regioni. Stiamo parlando di circa 100 mila dipendenti della Sanità privata - esclusi però medici e dirigenti - che chiedono da anni di essere equiparati a coloro che operano nel pubblico.
Anche perché va detto che l’impegno che questi dedicano al loro lavoro non è assolutamente inferiore: stiamo parlando di lavoratori che sono stati sotto pressione durante le fasi peggiori della pandemia. Eroi che tuttavia stentano dall’ottenere ciò che rivendicano da tempo, un contratto che valorizzi il lavoro svolto ogni giorno all’interno delle strutture private.
Una richiesta che sembra legittima, anche perché bisogna considerare che il 94% degli 8 miliardi di euro che ogni anno le strutture private incassano deriva da prestazioni svolte per conto del SSN.
Come sostiene Il Fatto Quotidiano, però, “sono tutti eroi con il portafoglio degli altri”. Nonostante qualche piccolo passo avanti e al preaccordo raggiunto lo scorso giugno, infatti, l’AIOP (Associazione Italiana Ospedalità Privata) si rifiuta di mettere la firma sull’accordo definitivo. Lo stesso vale per l’ARIS, associazione a cui fanno capo le strutture legate alla chiesa.
Una situazione di stallo che ha mandato su tutte le furie i sindacati, secondo i quali il fatto che le trattative per il rinnovo siano bloccate rappresenta un “attacco ai diritti e alla dignità di lavoratrici e lavoratori”.
Il tutto nonostante alcune Regioni, come ad esempio la Lombardia, abbiano già stanziato una parte dei fondi con cui riconoscere gli incrementi salariali. E senza dimenticare che una parte delle risorse previste per riconoscere gli aumenti di stipendio graveranno sui cittadini visto che alla firma dell’accordo dovrebbe esserci un ritocco delle tariffe del privato nonché dei rimborsi spettanti quando si erogano prestazioni per conto del SSN.
Tuttavia, le associazioni interessate non sono ancora convinte in quanto sul contributo di alcune regioni mancano garanzie. Per questo motivo la fumata al momento è ancora nera e probabilmente non ci sarà accordo prima della fine dell’estate.
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