Riforma delle pensioni 2015, rimborsi e flessibilità in uscita: il vero problema rimangono le coperture

Simone Casavecchia

01/07/2015

Governo e Parlamento riprendono l’esame della riforma delle pensioni con l’analisi di una serie di proposte sulla flessibilità in uscita, ma il vero nodo dell’intervento rimane quello delle coperture economiche.

Riforma delle pensioni 2015, rimborsi e flessibilità in uscita: il vero problema rimangono le coperture

Mentre il Parlamento si appresta ad approvare in gran fretta il decreto sui rimborsi delle pensioni, riprendono sul fronte governativo le analisi delle ipotesi in campo per la riforma delle pensioni.

Il vero problema dell’intervento rimangono però le coperture economiche, tutte le proposte avanzate dovranno fare i conti con la Legge di Stabilità, nella quale potrebbe essere ragionevolmente inserito lo stesso intervento di riforma delle pensioni e, proprio per questo, dovranno fare i conti con altre problematiche dalle quali il bilancio italiano dipende: dalle risorse necessarie agli stessi rimborsi per le pensioni non rivalutate, alla mancata approvazione, in sede europea, del reverse charge per la grande distribuzione, fino all’incognita sulle risorse che effettivamente arriveranno dalla voluntary disclosure.

Rimborsi Pensioni
La Camera e il Senato si apprestano ad approvare urgentemente il Decreto 65/2015 relativo ai rimborsi sulle pensioni non rivalutate. L’urgenza è dettata dai tempi del provvedimento che, se non sarà convertito in legge, decadrà il prossimo 20 Luglio.
A tal proposito vanno segnalate le modifiche che ha apportato la Commissione Lavoro della Camera per approvare il testo. Mentre vengono sostanzialmente confermate tutte le misure adottate dal Governo per i rimborsi sulle pensioni, dai contribuenti interessati alle soglie degli assegni, come vengono anche confermate, con un leggero aumento, le risorse previste per il rifinanziamento dei principali ammortizzatori sociali, dalla cassa integrazione in deroga ai contratti di solidarietà, sono introdotte alcune novità sempre riguardo ai rimborsi.
Non passa, infatti, la norma che avrebbe impedito la svalutazione del montante contributivo, in seguito all’inflazione. Il coefficiente di rivalutazione, quindi, per il solo 2015, manterrà inalterato il proprio valore (inferiore a 1), dando così luogo a possibili, lievi riduzioni del montante contributivo mentre, per il 2016, sono stati stanziati appositi fondi per evitare che questa eventualità si ripeta.

Riforma delle pensioni e flessibilità in uscita
Per quanto riguarda la riforma del comparto della previdenza è da segnalare un incontro tra il presidente dell’INPS Tito Boeri e i ministri dell’Economia e del Lavoro, Padoan e Poletti, per analizzare le ipotesi tecniche di riforma, discusse anche con il Premier Renzi; ipotesi che verranno formalizzate entro il prossimo 8 luglio.
Come già precedentemente rilevato da Boeri, lo strumento della flessibilità in uscita, in base alla quale sarà possibile anticipare il momento della pensione, a fronte di una riduzione dell’assegno pensionistico, dovrà essere inserito in una riforma complessiva della previdenza, dal momento che il costo, molto alto, della flessibilità in uscita dovrà trovare compensazione all’interno dello stesso sistema previdenziale.
In altri termini: la flessibilità in uscita è la strada scelta per riformare il comparto delle pensioni ma mancano le risorse economiche per finanziarla; i soldi, quindi, vanno trovati all’interno della previdenza stessa ma come? La pensione anticipata potrebbe costare a un pensionato molto più cara di quanto finora annunciato e le penalizzazioni potrebbero essere molto più elevate di quanto finora ipotizzato, dal momento che il costo della riforma delle pensioni non potrà gravare sul bilancio dello Stato.
Proprio per questo l’intervento sulle pensioni non vedrà la luce prima di fine anno, quando sarà approvata la Legge di stabilità. In queste sede i costi della riforma delle pensioni essere armonizzati non solo cin i vincoli di bilancio imposti dall’Unione Europea, ma anche con i costi sostenuti dallo Stato per i rimborsi sulle pensioni (2,2 miliardi di euro), con la mancata approvazione, da parte dell’Unione Europea, del reverse charge sulla grande distribuzione (misura dalla quale ci si aspettava di liberare circa 700 milioni di euro). Altre grandi incognite rimangono quelle degli effetti della volontary disclosure (e delle risorse economiche che si riusciranno a liberare da essa) e dell’esito del referendum greco che potrebbe avere sonore ricadute sull’andamento dello spread: se quest’ultimo dovesse salire, salirebbero con esso gli interessi dei titoli di stato in scadenza e gli effetti sui conti pubblici, e quindi sul deficit, sarebbero diretti.

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