Entro giugno, l’INPS presenterà le proposte per riformare il sistema previdenziale italiano. Quattro i capisaldi: assegni il primo del mese, reddito minimo, flessibilità in uscita ed equità. Ecco la ricetta di Tito Boeri
Tito Boeri ha intenzione di riformare il sistema previdenziale italiano. Dopo il pasticcio compiuto nel 2012 con la legge n.92, meglio nota come legge Fornero, il numero uno dell’INPS non intende mollare, nonostante il MEF, per voce del viceministro Enrico Morando, abbia chiarito che non è previsto alcun tipo di cambiamento al sistema pensionistico all’interno della Legge di stabilità 2016.
Ma il presidente dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale non ci sta e anticipa le proposte contenute nel pacchetto che l’INPS presenterà il prossimo giugno.
Dagli scranni dell’Università di Princeton, dove è stato invitato per tenere una conferenza sul nuovo contratto a tutele crescenti, Tito Boeri anticipa al quotidiano Repubblica i capisaldi contenuti nel documento:
- reddito minimo garantito per gli over 55 in condizioni di povertà,
- maggiore flessibilità in uscita,
- pagamento delle prestazioni il primo del mese,
- armonizzazione delle regole previdenziali
Per dare maggiore equità al sistema infatti, il presidente dell’INPS precisa che l’intenzione è quella di tagliare i privilegi e recuperare le risorse necessarie a sanare il welfare italiano.
Intervistato dal quotidiano Repubblica, Boeri fornisce le linee guida su quello che lui vorrebbe fosse il nuovo welfare state italiano.
Pensioni il primo del mese
Prima di tutto però Boeri dice di voler realizzare "un’operazione socialmente importante": pagare le prestazioni erogate dal suo Istituto ogni primo del mese e non più in date diverse in relazione al tipo di prestazione o al fondo di gestione. Tutte le prestazioni, dalle pensioni alle indennità di accompagnamento, dal prossimo giugno potrebbero essere versate a inizio mese:
Abbiamo chiesto alle banche di condividere la nostra proposta. Le Poste hanno già accettato, entro mercoledì aspettiamo la risposta degli istituti di credito. Deve essere un’operazione a costo zero: lo Stato incasserà meno interessi sui ratei che ora paga il 10 o il 16 del mese, in cambio alle banche, che incasseranno prima, abbiamo chiesto di abbassare i costi dei bonifici".
Il motivo di questa proposta è presto detto:
“con le regole attuali avremmo avuto pensionati poveri, con problemi di liquidità, che avrebbero ricevuto le pensioni dieci giorni più tardi, per effetto di un recente provvedimento normativo. Inoltre, unificando le pensioni si assicura migliore funzionalità del servizio, riduzione dei costi, maggiore trasparenza, liquidità per fronteggiare spese tipicamente concentrate a inizio mese. È il primo passo verso l’unificazione delle pensioni”
Reddito minimo
Lo scopo delle proposte è quello di migliorare "l’asse assistenza - previdenza". Nel dettaglio, per quanto riguarda l’assistenza, la prima proposta è quella di garantire un reddito minimo agli over 55 in condizioni di povertà:
“Un problema sociale molto serio: quello delle persone nella fascia di età 55-65 anni che una volta perso il lavoro si trovano progressivamente in condizioni di povertà. E’ ragionevole pensare di introdurre un reddito minimo garantito”.
Flessibilità ed equità
Riformare il nostro sistema vuol dire anche dare una maggiore flessibilità in uscita dal lavoro. Chiunque voglia lasciare la propria occupazione prima di aver maturato i requisiti necessari per accedere alla pensione di vecchiaia deve poterlo fare. Solo così si potrà attenuare il conflitto generazionale. Ovviamente però ci saranno delle penalizzazioni sull’assegno pensionistico.
Infine, per quanto riguarda la possibilità di ricalcolare le pensioni con il metodo contributivo allo scopo di trovare i fondi necessari per istituire il reddito minimo, Boeri assicura che l’intenzione è quella di: “
evitare il più possibile interventi sulle pensioni in essere. Se dovessero esserci esigenze finanziarie all’interno del sistema previdenziale potremmo anche prenderla in considerazione ma solo per le pensioni alte, molto alte. Non per fare cassa ma per ragioni di equità”.
Infine, il presidente dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, dalle pagine di Repubblica risponde alle accuse ricevute nel corso degli ultimi mesi:
"ho letto e sentito critiche sorprendenti fino all’accusa di violare la regole della democrazia... Penso che l’Inps, per il patrimonio di capitale umano di cui dispone, possa fare sulla sicurezza sociale quello che finora ha fatto la Banca d’Italia sul versante delle politiche economiche: avanzare proposte per risolvere i problemi. Detto ciò le nostre proposte si muoveranno lungo l’asse assistenza-previdenza. E non a caso ho parlato prima di assistenza. È da qui che partiremo".
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