Ricostruzione dopo il terremoto e Renzo Piano: troppo facile chiamarlo ora

Erasmo Venosi

30 Agosto 2016 - 09:25

La scuola antisismica italiana è la migliore al mondo ma un nome come Renzo Piano andava chiamato prima. Puntare su concretezza e competenza.

Ricostruzione dopo il terremoto e Renzo Piano: troppo facile chiamarlo ora

Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi continua nelle sue strategie di marketing con l’enfasi sui grandi nomi, meglio se di eco internazionale. La presunta nomina del notissimo e autorevole Renzo Piano a consulente del Presidente risponde a questa logica.

Il Prof. Piano da notizie di stampa è stato chiamato per discutere su come intervenire nei territori colpiti dal sisma del Centro Italia e successivamente attraverso la redazione di un piano su edifici pubblici, a iniziare da scuole, ospedali e prefetture.

I giapponesi, che rappresentano il Paese che più di tutti ha fatto sperimentazione nell’edilizia antisismica anni fa, chiamarono due italiani per due progetti diversi. Renzo Piano per la redazione di un progetto di un aeroporto da realizzare sull’isola artificiale di Kansai Island nella baia di Osaka e il Prof. Ario Ceccotti. Quest’ultimo è stato ordinario di “Strutture speciali” e di “Tecnica delle Costruzioni” in università italiane e straniere come il Politecnico di Losanna, l’Università della Columbia Britannica e infine autore di oltre 150 pubblicazioni riguardanti le strutture di legno, con particolare riferimento al loro comportamento sismico.

I giapponesi, specialisti in urbanistica antisismica, si rivolsero al Prof. Ceccotti per la progettazione del palazzo di legno di 7 piani alto 24 metri destinato ad ospitare l’Istituto nazionale di ricerca, di scienze terrestri e prevenzione disastri ubicato nella città di Miki.

Il Palazzo progettato dal Ceccotti fu sottoposto alla simulazione del sisma che aveva colpito la città di Kobe (7,2 gradi Richter e picco di accelerazione del terreno pari all’80% di quella di gravità). Per avere un’idea, il picco di accelerazione del sisma del Friuli raggiunse il 35% di quella di gravità.

La struttura progettata dagli italiani si rivelò essere la prima e unica struttura ad aver resistito alla violenta forza d’urto di quel sisma simulato. Uno dei maggiori studiosi al mondo dei terremoti, Yoshimitsu Okada, si complimentò con il prof Ceccotti per aver progettato e realizzato quel palazzo in legno di 7 piani che aveva resistito a un test così distruttivo.

La scuola antisismica italiana è la migliore al mondo e gli italiani sono stati e sono i più autorevoli studiosi della materia, da Mercalli e Marconi nella prima metà del secolo scorso, a Franco Barberi ed Enzo Boschi.

La classe politica ha preso atto della gravità della situazione italiana dal punto di vista sismico nel dicembre di 36 anni fa quando ha chiamato due tecnici autorevolissimi e competenti, il vulcanologo Franco Barberi e il prof. Grandori, docente di ingegneria strutturale al Politecnico di Milano.

Queste sono le figure professionali competenti a gestire e consigliare nel plurisecolare dramma italico che si chiama terremoto, che si ripete mediamente ogni 4/5 anni causando numerose vittime e distruggendo il patrimonio artistico.

Specialisti in calcoli strutturali e sismologi, insomma, necessitiamo di concretezza e competenza e non di nomi altisonanti, autorevoli ma incongrui rispetto alla specifica e complessa trattazione delle costruzioni antisismiche.
Non c’è nulla dei sismi che non si conosca e lo stesso vale per le migliori pratiche costruttive antisismiche.

Ribadiamo che il progetto finalizzato geodinamica del CNR per la difesa dai terremoti è del 1974. Il primo centro studi d’ingegneria antisismica nacque al Politecnico di Milano alla fine degli anni ‘60 per iniziativa del professor Piero Locatelli, docente d’ingegneria strutturale.

L’insensibilità, o meglio l’ignoranza della classe politica, è misurabile con il dato per cui l’unica indagine sismica italiana fu fatta negli anni ‘70 da Enel e unicamente per la costruzione di centrali nucleari.

Il cinismo del politicume e la vittoria dell’affaire sulla vita si tocca con mano quando dall’elenco delle zone sismiche nel 1962 “uscirono” Pesaro e Forlì perché l’inclusione danneggiava il boom edilizio legato al turismo.

Si conosce tutto della dinamica geologica, della pericolosità sismica del territorio italiano, del dato inoppugnabile che gli effetti di un terremoto dipendono dalla resistenza delle costruzioni. Sappiamo che oggi come 2500 anni fa l’origine dei terremoti si trova in una lunghissima spaccatura denominata “Faglia Gloria” che ha inizio nell’Atlantico.

Sappiamo che dopo la morte dei 27 bambini a San Giuliano di Puglia il Parlamento istituì l’Anagrafe della edilizia scolastica che poi in termini di azioni attive non ha prodotto nulla.

Inquietante il silenzio dei vari ministri della Pubblica Istruzione sulle 25 mila scuole a rischio sismico. Anagrafe affogata nell’inerzia omicida di una politica soggiogata e diretta da interessi lobbistici che sequestrano le residue risorse pubbliche di un Paese che ha il terzo più alto debito pubblico e la sesta economia del mondo.

Un Paese che dal 2018 dovrà adempiere gli obblighi del Fiscal Compact e del pareggio strutturale di bilancio. Un Paese in cui le poche risorse disponibili sono catturate negli Allegati Infrastrutture degli ultimi governi dalle cosiddette opere strategiche frutto dell’azione lobbistica di potenti lobby territoriali in sinergia con cementieri, tondinari, raider finanziari e concessionari autostradali che si inventano bretelle autostradali o prolungamenti di autostrada per evitare gare di appalto e conservare la remuneratissima concessione.

L’esempio del prolungamento Nord della autostrada Valdastico per evitare la gara sulla concessione ne è esempio illuminante. È tempo di scegliere tra la vita e il business sporco di sangue che da troppo tempo segna la storia di questo Paese.
Tratteremo in un prossimo articolo del potenziale rischio legato alla rinezione delle acque di strato o della frazione gassosa legate alla estrazione di petrolio dai giacimenti in pozzo geologici profondi.

Quasi 250 anni fa in “Istoria e teoria de’ tremuoti ingenerale” Giovanni Vivenzio scriveva: “Ricordare salva la vita”.

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