Responsabilità medica del chirurgo: di chi è la colpa degli errori in sala operatoria?

Fiammetta Rubini

30 Marzo 2016 - 15:19

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Quali sono le responsabilità del chirurgo in sala operatoria? Esiste il principio del reciproco affidamento, ma quali errori sono ammessi? Ecco cosa dice la legge.

Responsabilità medica del chirurgo: di chi è la colpa degli errori in sala operatoria?

Quello della responsabilità medica in sala operatoria è un argomento molto dibattuto e delicato. Una domanda che ci si pone è se, in caso di sviste o errori che possono compromettere la salute o la vita del paziente, la colpa sia da attribuire al chirurgo, al membro del team che ha commesso lo sbaglio o se le responsabilità dell’equipe sono condivise. Per fare chiarezza vediamo cosa dice la legge.

Ogni membro dell’equipe operatoria e non conta sul “corretto adempimento degli altri soggetti”, che devono rispettare determinate regole di condotta. Il chirurgo si fida dell’anestetista, del ferrista, dell’infermiere e viceversa.

La legge evidenzia che ogni membro dell’equipe medica è responsabile solo del corretto adempimento dei doveri relativi ai compiti che gli sono specificamente affidati, perché solo così ognuno è lasciato libero, nell’interesse del paziente, di adempiere nel modo migliore alle proprie mansioni. Ci sono, però, dei limiti a questo principio: ecco che si chiarisce il ruolo del medico chirurgo e il suo livello di responsabilità nel caso di danni da errore fatti da altri membri del personale sanitario.

Responsabilità medica in sala operatoria

La responsabilità della medicina d’equipe è retta da 3 principi fondamentali. Il primo, che fa da corollario, è il principio di reciproco affidamento: ogni soggetto coinvolto nell’operazione deve potersi concentrare sui compiti affidatigli, confidando nella professionalità degli altri. Se uno di questi sbaglia, della condotta colposa personale non possono rispondere gli altri professionisti che si siano comportati diligentemente.

Poi c’è il principio della divisione degli obblighi e quello dell’autoresponsabilità secondo cui ciascun componente dell’equipe risponde delle proprie inosservanze.

Tuttavia la mera applicazione del principio di affidamento potrebbe far sì che ogni operatore badi solo al suo operato, con conseguenti rischi per il paziente legati a difetti di coordinamento.

Il principio di affidamento non si applica in 2 casi:

1) quando un membro dell’equipe può prevedere ed evitare la pericolosità del comportamento dell’altro operatore e deve quindi adottare ogni misura cautelare per ovviare ai rischi delle scorrettezze di altri;
2) il chirurgo, o il capo equipe, riveste un ruolo gerarchicamente superiore e quindi ha il dovere di evitare o riparare gli errori altrui, o rispondere di essi.

Il chirurgo è responsabile di eventuali errori

Ecco che viene chiarito il ruolo del chirurgo, il quale è chiamato, contemporaneamente, a essere garante per il paziente e a controllare l’operato del personale sanitario e parasanitario, motivo per cui è anche responsabile di un intervento che non va a buon fine e non può giustificare la propria omissione appellandosi al principio dell’affidamento.

Nel caso di esito negativo o infausto dell’intervento, il capo equipe non ne risponde solo se l’errore altrui non poteva essere previsto né era prevedibile poiché estremamente “specialistico”. In tutti gli altri casi il ruolo di garante rende il medico chirurgo responsabile anche per le inosservanze degli altri, prime fra tutte quelle dell’infermiere che è lì per assisterlo.

Per saperne di più sul ruolo di medici e infermieri leggi anche: Medici vs infermieri: è scontro per il ruolo in ambulanza e in ospedale

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