La storia dei disaccordi tra Europa e Regno Unito è ormai nota, tutti conoscono l’orgoglio di quell’isola che non vuol in nessun modo incatenarsi ai suoi vicini. Ma le dinamiche politiche cambiano nel tempo, e presto potrebbe essere l’Eurozona a voler chiedere il divorzio. Il distacco inglese comincia ad essere sottolineato anche dalla parte continentale ed è possibile che prima o poi qualcuno richieda un "Brexit".
Dal Financial Times: Brexit, l’Europa perde la pazienza con Londra
Al vertice di questa settimana, i leader europei avevano cose assai importanti a cui pensare (basti citare: Spagna, Grecia, unione bancaria), questioni che minacciano il futuro dell’Euro. In questo quadro, Cameron ha preferito rimanere in disparte, ma ciò che è stato accordato a Bruxelles potrebbe diventare un’importante spinta verso la separazione del Regno Unito dall’Unione Europea.
Cameron: pro-Europa, ma non troppo
Il primo ministro afferma di appoggiare la maggiore adesione alle politiche dell’Unione Europea, anche se questo dovesse costare delle modifiche ai trattati. Tuttavia, "Mr. Cameron -dice il Financial Times- è prigioniero degli anti-Europeisti del suo partito". E visto che è proprio questo che detiene le redini dell’opinione pubblica, il Premier Cameron teme che il partito Conservatore possa ritrovarsi spaccato.
In generale la politica inglese in questo momento teme di fare scelte impopolari mostrandosi più "aperta" all’Eurozona (e ai suoi molti problemi). Ma ciò che molti investitori e commentatori hanno tardato a comprendere sono state le possibili implicazioni del fenomeno che il Centre for European Reform ha chiamato "Brexit" (calcando l’espressione "Grexit" che ormai si usa per parlare dell’eventuale usicta della Grecia dall’Euro).
Brexit: ciao!
Ciò che sino ad oggi non è stato preso in giusta considerazione è il cambiamento di opinione dall’altra parte, tra "quelli dell’Eurozona". Secondo lo studio Brexit, in Europa, corrono tre idee principali riguardo al Regno Unito:
- che è inattendibile e disfattista;
- distratto nel tentativo di risolvere la crisi finanziaria peggiore che abbia colpito la regione Europea, dopo la Seconda Guerra Mondiale;
- e sembra pronto a prendere la porta per lasciare l’Europa.
Poco dopo la formazione del governo Cameron, nell’estate del 2010, la stampa britannica ha riportato le dichiarazioni di uno dei ministri più euro-scettici della coalizione che sosteneva che non c’era più bisogno per il Regno Unito di lasciare l’Europa, perché stava già accadendo il contrario. Bene, le sue previsioni si sono rivelate più reali di quanto egli immaginasse.
Eccezionalità
L’Europa comincia ad essere stanca delle richieste di eccezioni ed esclusioni dalle leggi dell’Unione. Gli altri leader europei hanno importantissime questioni da risolvere per salvare l’euro (visto che se fallisse, sarebbe una catastrofe finanziaria con pochi precedenti). C’è il piano di dover negoziare alcune concessioni al Regno Unito, in cambio dell’accordo sulle modifiche al Trattato necessarie per proseguire il processo di integrazione cominciato nell’Eurozona, previo giusto referendum popolare nel Regno Unito.
Cose che il Regno Unito non ha considerato:
- Stanno per terminare le cose dalle quali "chiamarsi fuori";
- Il Regno Unito non fa parte dell’Euro e non intende entrarvi;
- Non ha aderito in alcun modo ad accordi fiscali e/o unione bancaria;
- Il Premier Cameron vorrebbe ottenere due livelli di bilancio per distinguere i contributi a Bruxelles, da Londra e le spese, dall’Eurozona.
E non è tutto; un altro problema è la presunzione di inglese voler considerare "l’altra parte" come malleabile. La verità è che il potere del veto ormai è svanito. Quando il Regno Unito l’ha usato lo scorso dicembre, i leader dell’Eurozona hanno creato una struttura parallela per la cooperazione fiscale.
Alleati del Regno Unito: dove?
Anche la Cancelliera Merkel è stanca di essere accomodante con il Regno Unito, e non è la sola. Cameron ha completamente ignorato il Premier Italiano, Mario Monti, quando ha parlato di "maggiore apertura per la cooperazione delle politiche sul mercato unico". Il Premier Spagnolo Mariano Rajoy guarda a Berlino, e a Londra non ci pensa nemmeno. Il francese François Hollande non ha mai simpatizzato troppo. Il rifiuto di qualsiasi contributo in supporto dei meccanismi messi in atto per arginare la crisi ha allontanato anche la Svezia, un tempo grande alleata.
Insomma, in generale l’Eurozona è stanca di sentirsi dire cosa fare da chi, come il Regno Unito, non fa niente.
Così, mentre il Regno Unito chiede assicurazioni riguardo al fatto che l’unione bancaria possa minare la sua influenza nelle regolazioni del settore finanziario, gli altri si domandano perché sia proprio Londra a dover rimanere il centro finanziario d’Europa, quando non adotta nemmeno la valuta Europea.
Conclusioni
Le crisi tra il Regno Unito e l’Europa sono state molte, ma questa sembra diversa. Il percorso verso la regolamentazione del settore bancario potrebbe effettivamente prevedere uno schema di architetture istituzionali che escluda il Regno Unito dal percorso di decisioni sul mercato unico. La conseguenza sarebbe quella di lasciare in Regno Unito in una posizione poi non molto diversa da quella di Norvegia e Svizzera - soggetti alle regole e ai pagamenti, ma impossibilitati a fare qualsiasi cosa.
Conclude il Financial Times, Cameron ha detto che sta disegnando una mappa per la maggiore integrazione con l’Europa, ma non si è accorto del fatto che a questo punto i suoi vicini sarebbero felici di dirgli "addio".
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